Madeleine Delbrêl, la ricerca di Cristo

Giunti alla Basilica della Madonna della Salute, meta del Pellegrinaggio diocesano dei giovani di lunedì 20 novembre, il Patriarca Francesco ha proposto come modello la figura di Madeleine Delbrêl (1904-1964) e la sua ricerca appassionata di Cristo.

In allegato potete scaricare la biografia tratta da Antonio Maria Sicari, Il sesto libro dei ritratti di santi, Jaca Book, Milano, 2000, pp. 127-145.

Vi proponiamo qualche tratto della vita di questa donna forte e tenace, dai suoi dubbi al suo “sì” pieno di fede.


Il secolo XX, appena trascorso, si aprì con uno slogan molto triste: «Dio è morto», aveva lasciato detto Nietzsche, credendo di annunciare la nascita di un uomo finalmente «superiore».

Ma, già nei primi vent’anni, due terribili sventure (la prima guerra mondiale che provocò nove milioni di morti e un’epidemia che ne uccise altri ventidue milioni) mostravano che era l’uomo che continuava a morire, e spesso in maniera assurda.

Nel 1921 Madeleine Delbrêl ha diciassette anni, e scrive un tema di un impressionante radicalismo che inizia così: «Dio è morto. Ma, se ciò è vero, bisogna avere la lucidità di non vivere più come se Dio esistesse ancora». La ragazza è spietata: se Dio è morto, allora a dominare è la morte e bisogna prenderne atto coraggiosamente.

Una giovane piena di vita e di amore ma sfiduciata dalla crudeltà e precarietà della vita, dal suo non senso.

«Si può dire a un morente, senza mancare di tatto, “buongiorno” o “buonasera”? Allora gli si dice: “arrivederci” o “addio”, … finché non si sarà imparato a dire: “a non vederci più in alcun luogo…”, “al nulla assoluto”». Che ne sarà di una ragazza così? Madeleine ha una vitalità prorompente e non pensa certo a lasciarsi andare.

La spensieratezza, gli amici, la compagnia, il divertimento diventano la “vocazione”. E Madeleine a un certo punto si innamora follemente di Jean, dotato di una profonda vita spirituale e che la aiuta a crescere. Ma improvvisamente scompare dalla sua vita, entrando nel noviziato dei domenicani, lasciando un vuoto enorme, aggravato da problemi in famiglia…

Il problema della fede si pone come lotta interiore, suscitato da testimoni come Jean e i suoi amici, cristiani che parlavano di Gesù Cristo in ogni discussione, progetto, discorso, come fosse vivo, presente tra loro. Così fondamentale da lasciare tutto per lui, come il suo Jean.

La ragazza diciassettenne che aveva formulato in maniera durissima e consequenziale il suo ateismo è ora una ventenne costretta a compiere un percorso inaspettato. Prima guardava il mondo convinta che tutto dimostrasse la non esistenza di Dio e, se si faceva qualche domanda, essa suonava così: «Come si conferma l’inesistenza di Dio?»; ora la domanda diventa: «Dio potrebbe forse esistere?». Ma capisce di conseguenza che, se cambia la domanda, deve cambiare anche il suo atteggiamento interiore. Ricorda allora che «in occasione di un baccano qualsiasi, era stata ricordata Teresa d’Avila che consigliava di pensare in silenzio a Dio cinque minuti ogni giorno». Ed ecco la conclusione: «Scelsi quel che mi sembrava tradurre meglio il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare!».

E Madeleine non prega solo cinque minuti, ma affonda nella preghiera. E lo fa in ginocchio perché vuole essere sicura di farlo realmente, anche col corpo e non soltanto con le idee. Ecco la sua conversione: si è gettata di colpo nel centro della fede; ha abbracciato impetuosamente Dio e si è lasciata abbracciare, senza nemmeno esser certa che le braccia di Lui, nel buio, fossero protese. Si è gettata e si è trovata immersa nella luce, nel fuoco.

E la preghiera, il rapporto personale con Dio le fanno davvero capire la propria vocazione all’Amore. La sua vita cristiana si riempie di letture, fino a scrivere ella stessa saggi e poesie, e a vivere il servizio nel movimento scout, grazie all’incontro-dono con padre Lorenzo

Ha un solo progetto chiaro: «Essere volontariamente di Dio, quanto una creatura umana può volere appartenere a colui che ama. Essere volontariamente proprietà di Dio, nella stessa maniera totale, esclusiva, definitiva, pubblica con cui lo diviene una religiosa che si consacra a Dio». In altre parole: ciò che di più profondo c’è nel sacramento del matrimonio e ciò che di più totale c’è nella vocazione religiosa, ella vuole viverlo nel mondo.

Sceglie la strada della verginità nel mondo, mostrando che è possibile vivere i consigli evangelici nella vita laica, mantenendosi col lavoro e adoperandosi per i più bisognosi.

Con un gruppo di giovani crea una piccola comunità «casta, povera e obbediente», per aiutare il proletariato sfruttato della periferia parigina, sostenute dal Vangelo in un ambiente marxista e disagiato che cerca riscatto con la lotta. I piccoli gesti, la carità incarnata, l’accoglienza e la dolcezza diventano segno in quella comunità, anche durante la II Guerra Mondiale.

Insomma, a Madeleine Gesù non dice soltanto: «Seguimi!», ma: «Seguimi in strada!», e le chiede di camminare con Lui, a fianco di tutti i poveri della terra, soprattutto di quelli che non sanno più dove portino i sentieri dell’esistenza. Se, dunque, il monastero è per lei semplicemente il mondo – senza distinzione tra spazi sacri e profani -, nemmeno la preghiera deve più distinguersi dall’azione, non perché si dimentichino i tempi dell’orazione, ma perché anche l’azione diventi preghiera.

Madeleine e le sue compagne mostrarono la Chiesa di Cristo nel mondo, in tutte le sue strade e periferie, tra gli uomini e le donne feriti e lontani.

Il 13 ottobre 1964, a Roma – per la prima volta nella storia della Chiesa – un laico prendeva la parola nell’aula conciliare, per parlare a tutti i Vescovi del mondo sul tema dell’Apostolato dei laici… In quello stesso pomeriggio, a Ivry, Madeleine si accasciava sul suo tavolo da lavoro: se ne era andata senza disturbare nessuno…

Nel suo messale, le compagne trovarono alcune parole risalenti a dieci anni prima, e da lei scritte per commemorare il trentesimo anniversario della propria “conversione”.

Per segnare il proprio radicale abbandono a Dio, maturato in quegli anni, aveva scritto: “IO VOGLIO CIO’ CHE TU VUOI/SENZA CHIEDERMI se lo posso/SENZA CHIEDERMI se lo desidero/SENZA CHIEDERMI se lo voglio”.

Il programma che lasciava alle sue figlie e a innumerevoli amici – per giungere a tanta assolutezza – poteva essere espresso con una frase soltanto: “Leggere il vangelo – tenuto dalle mani della Chiesa – come si mangia il pane”.