Caritas Italiana, fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, ha intensificato il contatto e il coordinamento di tutte le 218 Caritas diocesane in Italia, svolgendo un ruolo di collegamento, informazione, animazione e consulenza. Grazie al suo essere radicata nel territorio e punto di riferimento per i più poveri, ha mantenuto la regia di quella cultura della prossimità e della solidarietà che da sempre promuove.
In questo quadro rientra una prima rilevazione nazionale condotta dal 9 al 24 aprile. L’indagine, attraverso un questionario strutturato destinato ai direttori/responsabili Caritas, ha permesso di esplorare: come cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Centri di ascolto e/o servizi Caritas; come mutano gli interventi e le prassi operative sui territori; quale è l’impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori. I dati del primo monitoraggio si riferiscono a 101 Caritas diocesane, pari al 46% del totale.
Si conferma, come anticipato nei giorni scorsi, il raddoppio delle persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza. Cresce la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro.