Mestre e Venezia: mense per i poveri in vacanza, ma i pasti no. Ecco come ci si organizza

Anche le mense vanno in vacanza. E i poveri in città bussano alla porta altrove. Basta seguire il profumo di buono che dai camini di via Querini e via Cappuccina serpeggia in via Santa Maria dei Battuti, fino alla margherina via Mameli.

Sono le abitudini solidali che, nel cuore dell’estate, cambiano itinerario. Le fatiche invernali della mensa dei cappuccini e di Ca’ Letizia cedono il passo all’instancabile mensa-dormitorio Papa Francesco a Marghera e alla Casa dell’ospitalità, che sta già scaldando i fornelli.

Se durante l’anno la colazione e la cena dei bisognosi abitavano via Querini e il pranzo la vicina via Cappuccina, ora il pranzo, gestito dal Comune con il contributo della Caritas diocesana, si trasferisce alla Casa dell’ospitalità di via Santa Maria dei Battuti, mentre la cena prosegue per tutto l’anno, agosto compreso, alla mensa Papa Francesco di Marghera.

Solo che qui, rispetto a tutti gli altri mesi, in questo agosto verranno ospitati molti degli avventori abituali di Ca’ Letizia, sfondando, dai 40 pasti, il tetto degli oltre 60. Senza dimenticare che alla Papa Francesco, in caso di malattia o presenza di minori con attestazione preventiva del servizio sociale, le cene sono anche da asporto. Per presentarsi a tavola, dalle 17 alle 18, è necessario un tesserino di riconoscimento, che viene rilasciato dal centro d’ascolto di Marghera, da rinnovare ogni 30 giorni.

Tutti i giorni tranne la domenica, quando a sostituire il pasto ci pensa un cestino d’alimenti. «Ci sarà un incremento di presenze di sicuro, questo agosto, ma non di tutti quelli che vanno a Ca’ Letizia durante l’anno. Prevediamo una ventina di pasti in più» dice il responsabile del servizio Francesco Vendramin, che di bisognosi in cerca di cene calde ne ha visti crescere già, in questo suo primo anno di gestione: «Con il correre dei mesi abbiamo avuto punte abbondanti sopra i 50 pasti al giorno, ma non so dire se sia un problema di aumento delle famiglie povere o di distribuzione dei bisognosi che cambia durante l’anno». Bisognosi che si dividono a metà tra italiani e stranieri, ma non altrettanto tra uomini e donne: più del novanta per cento di chi chiede un piatto alla mensa Papa Francesco è uomo, con un’età media che non supera i 40 anni. Quel pasto arriva direttamente dalla mensa diocesana di Zelarino. A Marghera si serve e, se necessario, si scalda. Un’esperienza nuova, quella di Vendramin, segnata dalla «perdita di speranza diffusa che ho visto negli occhi di queste persone. E in effetti il rientro nel mondo del lavoro per gli over 45 è quasi impossibile, soprattutto perché il più delle volte sono privi di specializzazioni. Ma riprendere in mano una vita è ciò su cui lavoriamo con loro».

Volontarie della San Vincenzo mestrina servono la cena a Ca’ Letizia

A dare aiuto in questo c’è anche la Casa dell’ospitalità, che questo agosto precede la San Francesco con il pranzo, dal 30 luglio al 9 settembre, dalle 11.30 alle 12.30. Una gestione atipica, fornita da alcuni senza fissa dimora ospitati nella struttura. Ma anche cuochi, aiuto cuochi e camerieri, addetti alla sicurezza e alle pulizie. E che farà fronte proprio alle chiusure delle mense sociali della città in agosto. Sono previsti dai 100 ai 120 commensali al giorno, cibati dagli alimenti della Caritas veneziana.

Il 9 settembre la staffetta del pranzo passa di nuovo ai padri cappuccini, tutti i giorni dalle 11 alle 11.30, non stop, domeniche incluse. 100 posti a sedere che si liberano a ruota grazie al servizio di self service, in grado di sfamare più di 120 persone a pranzo (ma anche di più, fino a tre anni fa, quando di bisognosi affamati se ne presentavano in maggior quantità). Qui il servizio è libero, nessun documento è chiesto all’ingresso, passa tutto sotto la buona fede del bisognoso e l’occhio allenato dei francescani minori. È così dal 1945: pane, minestra e buon cuore. «Non chiediamo niente, secondo il nostro stile francescano – dice fra Paolo, a capo del servizio mensa -, chi se ne approfitta se ne va da solo, perché si rende conto dopo due o tre volte che non è una struttura adatta a sé. E un po’ l’occhio, poi, ce lo siamo fatto anche noi. Quindi capita che con cortesia facciamo capire che non è il luogo giusto». Anche qui la maggioranza è uomo, sui 50 anni circa. I cuochi si alternano da tre a uno a seconda dei giorni. E accendono i fornelli già dalle otto del mattino. 75 i volontari laici che li aiutano. Una squadra eroica anche nel sedare le tensioni, frequenti quando i disagiati che abusano di alcol non riescono a trattenersi: «Purtroppo gli interventi delle forze dell’ordine si fanno sentire solo quando ci sono risse già in corso. Allora abbiamo imparato, per quanto possibile, a cavarcela da soli».

Scene alle quali anche Ca’ Letizia ha fatto l’abitudine. È il risvolto della medaglia di chi si mette a servizio dei più deboli, che alcune volte sono persi e disperati, tanto da diventare ingestibili con l’aiuto dell’alcol. Per fortuna che da un mese, qui, si respira pace e tranquillità con il ritorno del presidio serale dei vigili (mancava da molti mesi). Sarà così fino al 5 agosto. Poi la pausa della mensa fino al 27. Durante la quale non mancherà la distribuzione dei cestini di alimenti sostitutivi. Durante l’anno a Ca’ Letizia si fa anche colazione, dalle 7.45 alle 8.45. E poi si cena dalle 18.30 in poi. Con servizio docce la mattina del lunedì e distribuzione vestiario il pomeriggio del venerdì. Il presidente della San Vincenzo Mestrina, a capo del servizio mensa Ca’ Letizia, in cinque anni, qui, ha visto i cambiamenti più significativi: in gran parte donne (soprattutto badanti) alla ricerca di un pasto caldo prima, in maggioranza uomini ora (il 70% del totale); una volta più stranieri, adesso raggiunti dagli italiani. In una fascia d’età tra 20 e 50 anni. Qui trovano 100 colazioni, 140 cene al dì e più di 200 volontari pronti a servirli. Per la cena viene rilasciata una tessera (con durata temporanea), previo colloquio di conoscenza.

Alla mensa Miani parrocchiale di Altobello, invece, occorre prenotarsi la sera prima per il pranzo del giorno dopo: i posti sono pochi e la richiesta è tanta, tra le 40 e le 45 disponibilità. Qui niente documenti richiesti, solo buona fede. Poco prima delle 11 si aprono le porte. Anche con questa si riparte a settembre.

Articolo di G. B. su genteveneta.it

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