Il decreto “Cura Italia” e gli enti ecclesiastici

Le progressive restrizioni hanno prodotto la progressiva interruzione di molte attività svolte anche dagli enti ecclesiastici come, per esempio, le parrocchie.

Il Governo è poi intervenuto, con il Decreto “Cura Italia”, per garantire una integrazione salariale praticamente a ogni lavoratore subordinato.

L’art. 22 del Decreto citato, consente l’accesso alla Cassa Integrazione in deroga anche “ ai datori di lavoro del settore privato, ivi inclusi quelli […] del Terzo settore, compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti per i quali non trovano applicazione le tutele previste in materia di sospensione o riduzione di orario“.

Gli enti ecclesiastici  che a causa dell’emergenza sanitaria causata dal coronavirus hanno sospeso in tutto o in parte l’attività lavorativa dei propri dipendenti possono richiedere il trattamento di cassa integrazione salariale in deroga; esso è riconosciuto a decorrere dal 23 febbraio 2020 ed estendibile al massimo per nove settimane. Per i datori di lavoro con più di 5 dipendenti è necessario l’accordo sindacale.

Possono aderire a questa misura agevolata anche gli enti ecclesiastici (diocesi, parrocchie, istituti religiosi…) sia per i dipendenti addetti alla loro attività “istituzionale” (sacrestani, segreterie…) sia per quelli addetti alle attività commerciali se sono escluse dal Fondo di Solidarietà o dalla Cassa Integrazione Ordinaria.

Per la predisposizione delle domande è necessario rivolgersi al proprio commercialista o consulente del lavoro.