Patriarcato di Venezia
Ufficio stampa
Venezia, 10 ottobre 2015
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Venezia, 10 ottobre 2015
Sfratto di Malamocco: alcune note per capire bene la vicenda
In riferimento allo sfratto per finita locazione da un’abitazione di proprietà della parrocchia di Malamocco, vicenda ripresa e commentata in queste ore su media locali e social network, si intende precisare e riepilogare quanto segue.
- Sin dal mese di dicembre 2013 la parrocchia di S. Maria Assunta, proprietaria del fabbricato locato alla sig.ra Antonia Passamai, ha più volte cercato di risolvere amichevolmente la questione del contratto di locazione ormai prossimo alla scadenza.
- Tale contratto prevedeva un canone di locazione di euro 41,07 mensili per un immobile di 155 mq inserito nel borgo storico di Malamocco. L’importo annuo incassato dalla parrocchia (circa 500 euro) non consentiva nemmeno di coprire quanto dovuto annualmente per tasse ed imposte (circa 1500 euro).
- Più volte è stato richiesto il certificato Isee per stabilire le reali condizioni economiche dell’affittuaria, senza mai però ricevere riscontri o documenti tali da giustificare o motivare un reale disagio economico.
- In questi anni il fabbricato è inoltre divenuto non più abitabile, secondo le attuali normative, e non era quindi possibile rinnovare il contratto non disponendo più delle necessarie certificazioni d’idoneità. Nel corso del 2014 è stato, perciò, attivato lo sfratto per finita locazione.
- In questi giorni (8 ottobre 2015), come altra dimostrazione di sensibilità, alla presenza dell’Ufficiale giudiziario e anche di rappresentanti del Comune di Venezia e della locale Municipalità, la parrocchia di S. Maria Assunta ha acconsentito ad un’ulteriore proroga di 40 giorni. In questo periodo la sig.ra Passamai – non avendo diritto ad accedere ad alloggi “pubblici”, a causa della pensione più alta rispetto ai limiti fissati per legge – dovrà attivarsi a reperire nel “mercato libero” un appartamento; i rappresentanti del Comune di Venezia e della Municipalità si sono impegnati nell’agevolare tale ricerca.
- La parrocchia di Malamocco, nella sua costante azione di solidarietà, ha provveduto sinora a fronteggiare una situazione del genere con le risorse a disposizione e provenienti dalle offerte dei fedeli per le persone più bisognose. Ma oggi la condizione economica della parrocchia non lo consente più. Vista l’esiguità dei canoni di affitto riscossi, in media posizionati a meno della metà dei valori di mercato, è stato anche necessario accendere due mutui ventennali – di euro 370.000 in totale – allo scopo di far fronte a spese straordinarie e ristrutturare i fabbricati di proprietà e concessi in locazione.
- La buona gestione del patrimonio e delle risorse della parrocchia passa attraverso criteri di equità, giustizia, verità e carità in modo che ogni azione solidale vada incontro a chi è attualmente bisognoso e necessita davvero di un aiuto. A tal fine, è indispensabile ed eticamente corretto far sì che i canoni di locazione tengano conto e corrispondano all’autentica capacità reddituale di una persona o famiglia. In caso contrario non si realizza né un’opera di carità né tantomeno di giustizia ed anzi si priva la parrocchia, come di fatto è avvenuto per lungo tempo, di risorse che potrebbero essere meglio indirizzate verso chi è in reale e più stringente stato di bisogno.
Nel segnalare che i passaggi qui evidenziati ed operati dalla parrocchia sono stati svolti d’intesa con la Curia Patriarcale di Venezia, riguardo all’utilizzo futuro del fabbricato (una volta restituito) la parrocchia di Malamocco rileva che allo stato attuale non è possibile farne nulla poiché la casa non è abitabile, né per l’attuale locataria né per altri. Non appena si potranno reperire le risorse ed affrontare le spese straordinarie necessarie, si valuterà e deciderà in merito.
Come già affermato, l’ipotesi circolata di ospitare una famiglia di profughi non è perciò ad oggi percorribile ma rappresenta solo un’eventualità futura, come possibile e buon esempio di accoglienza fraterna e solidale nei confronti di chi è veramente bisognoso.
Come già affermato, l’ipotesi circolata di ospitare una famiglia di profughi non è perciò ad oggi percorribile ma rappresenta solo un’eventualità futura, come possibile e buon esempio di accoglienza fraterna e solidale nei confronti di chi è veramente bisognoso.
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