Patriarca Scola in Kosovo: incontro con Presidente Rugova e numerose realtà locali

Patriarcato di Venezia Ufficio stampa
Pristina, 17 gennaio 2006

Patriarca Scola in Kosovo: incontro con Presidente Rugova e numerose realtà locali ‘Non è pensabile l’Europa – afferma il card. Scola – senza la convivenza pacifica di tutti i popoli e le etnie che la compongono, maggioranze e minoranze insieme. L’elemento di dolore della storia recente del Kosovo, espressione del travaglio di tutto il mondo, troverà la sua strada di pace nel risveglio di un’Europa unita e forte nei suoi profondi ideali e valori radicati nel cristianesimo’

Il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, ha concluso stamane la sua visita in Kosovo, dove è atterrato sabato 14 gennaio scorso. Il Patriarca era stato invitato già anni fa, dal vescovo del Kosovo, mons. Mark Sopi, in nome di una stretta amicizia e scambio tra Chiese locali, che ha portato grazie al lavoro delle Caritas del Nordest e di Venezia, alla realizzazione di varie opere e strutture di supporto alla popolazione kosovara, in particolare nella città di Pec Peja (www.caritasveneziana.it).
Il viaggio in Kosovo ha trovato la sua collocazione in questo mese di gennaio, proprio nell’ambito della Visita pastorale in atto nella diocesi di Venezia, un evento che comprende tra le sue prime finalità l’educazione all’apertura a tutte le dimensioni del mondo e alla missionarietà.
Purtroppo la morte improvvisa di mons. Sopi ha reso impossibile l’incontro, atteso da tempo, tra i due prelati ed il cardinale Scola è arrivato proprio nel giorno dei suoi funerali per l’ultimo saluto al vescovo ricordato da tutti – autorità civili e religiose – come una grande personalità che ha testimoniato fino all’ultimo la sua passione per la Chiesa e per la sua terra.
Nelle sue giornate in quest’area dei Balcani il card. Scola – accompagnato da mons. Dino Pistolato, direttore della Caritas di Venezia, e dal vicario generale della diocesi del Kosovo don Lush Gjergji – ha visitato il centro giovanile cattolico di Pec Peje, le comunità delle suore di San Vincenzo e delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, il centro don Bosco dei Salesiani, il Patriarcato ortodosso di Pec Peja e il monastero ortodosso di Decani.
Il Patriarca di Venezia ha potuto, inoltre, incontrare le principali istituzioni del Kosovo, il Presidente del Parlamento Acc. Nexhat Daci, il Primo Ministro Bajram Kosumi, il vice amministratore dell’Unmik (il protettorato dell’Onu) Lawrence Rossin, il generale Giuseppe Valotto, attualmente a capo della Kfor, il sindaco e gli assessori della municipalità di Peja e un gruppo di kosovari serbi sfollati Montenegro, che desiderano rientrare in Kosovo. Infine ha conosciuto il nuovo amministratore apostolico della diocesi Zef Gashi, che guiderà la diocesi fino alla nomina del nuovo vescovo.
Incontro particolarmente cordiale e insperato è stato quello con il presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova che ha ricevuto il card. Scola nella sua residenza.
Il card. Scola ha espresso la stima profonda che da sempre nutre per il presidente, per il suo grande impegno per il Kosovo, imperniato sui valori della non violenza e della pace, e per la sua grande attenzione e supporto alla missione della Chiesa cattolica, della quale il più recente segno è la concessione di un terreno a Pristina per la costruzione della cattedrale cattolica. Il Patriarca di Venezia ha, inoltre, espresso l’auspicio che il prossimo incontro al tavolo della trattative di Vienna possa portare finalmente all’individuazione di una soluzione che sia rispettosa di tutte le parti coinvolte, perché il Kosovo e tutta l’area dei Balcani sono decisivi per il futuro di tutta l’Europa, in quanto costituiscono un ponte fondamentale tra le culture e le civiltà dell’Est e dell’Ovest .
Il Patriarca Scola ha, infine, rilevato che una delle grandi ricchezze del Kosovo è data dalla media di età eccezionalmente bassa dei suoi abitanti. Alla luce dell’incontro presso il centro cattolico giovanile di Pec Peja (costruito grazie alla Caritas di Venezia e aperto a giovani di ogni etnia e religione) con rappresentanti di giovani cattolici e musulmani del Kosovo, il cardinale ha auspicato che gli scambi tra i giovani dei Paesi occidentali e dei Paesi slavi, anche con l’aiuto dei progetti ad hoc della comunità europea e dei singoli stati, possano avere un significativo incremento. Sarebbe uno dei modi con cui aiutare sia la gioventù kosovara a radicarsi nel proprio Paese evitando un’emigrazione eccessiva, sia quella occidentale, confusa, a risvegliarsi e ritrovarsi.
Rugova da parte sua ha spiegato al card. Scola che il Kosovo non può tornare indietro, non si può pensare oggi, dopo le recenti pagine di storia, che questa regione torni sotto il governo serbo, e che questo dovrà essere l’anno decisivo per l’indipendenza del Kosovo, che avrà la possibilità di crescere solo nell’ambito di un’Europa più coraggiosa. La storia del Paese insegna, secondo Rugova, che non si possono opprimere i desideri dei popoli, che vanno ascoltati e rispettati, altrimenti è il disastro.
Le autorità civili e militari della regione hanno presentato al Patriarca un quadro della regione, secondo il quale il 2006 porterà al Kosovo infine il riconoscimento dell’indipendenza, probabilmente in un primo tempo supportata ancora dall’Onu, ma che sarà necessaria un’integrazione sempre più effettiva in Europa perché si trovino le strade per lo sviluppo economico, a partire dalle sue risorse quali i minerali, l’elettricità e l’agricoltura, e l’investimento di risorse nell’educazione e formazione dei giovani.
L’incontro finale con alcuni serbi kosovari che vivono dal ’99 da sfollati nei centri collettivi in Montenegro, ha offerto al card. Scola la prova concreta che qui un futuro di pace è possibile. I serbi infatti hanno espresso il loro desiderio di tornare alle loro case, rispettando il nuovo statuto anche indipendente del Kosovo, e il sindaco di Peje a nome di tutta la comunità locale, ha espresso la sua massima disponibilità alla loro accoglienza e reintegrazione.
Il Patriarca Scola ha osservato che non è pensabile, in un tempo di grandi trasformazioni e mescolamenti, l’Europa senza la convivenza pacifica di tutti i popoli e le etnie che la compongono, maggioranze e minoranze insieme. L’elemento di dolore della storia recente del Kosovo, in un certo modo espressione del travaglio di tutto il mondo, troverà la sua strada di pace nel risveglio di un’Europa unita e forte, non solo a livello economico e finanziario, ma nei suoi profondi ideali e valori radicati nel cristianesimo.

Info 041/959999

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