Oasis all’Onu: un incontro inconsueto per le Nazioni Unite

Centro Internazionale di Studi e Ricerche Oasis

New York, 17 gennaio 2007

Oasis all’Onu: un incontro inconsueto per le Nazioni Unite

E’ piuttosto inconsueto per la sede dell’Onu di New York che un professore musulmano, un rabbino ebreo e un cardinale della chiesa cattolica si incontrino per parlare di fede e ruolo pubblico delle religioni.

Ma proprio questo è stato il contenuto dell’evento di presentazione della rivista Oasis, svoltosi nel Palazzo di Vetro mercoledì 17 gennaio 2007 alle ore 18 dal titolo ‘Popoli e religioni’, aperto da un intervento di mons. Celestino Migliore, Nunzio della Santa Sede presso l’Onu, cui sono seguiti gli interventi del card. Angelo SCOLA, Patriarca di Venezia, Carl A. ANDERSON, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Seyyed Hossein NASR, professore della George Washington University e Rabbi Israel SINGER, presidente del World Jewish Congress.
La sala – gremita di oltre duecento persone intervenute ad ascoltare, ambasciatori, intellettuali, giornalisti, studiosi e semplici curiosi – si è trovata di fronte a un’inattesa consonanza tra i tre relatori, in particolare su alcune idee: l’importanza di valorizzare le differenze tra religioni come una ricchezza nella libertà e nell’accoglienza del vero volto e identità di ciascuno e la sottolineatura – a partire da diverse prospettive e angolature – del limite di dichiarazioni di principi che restino soltanto astratte, perché non calate in una realtà storica.

‘Possono le esperienze religiose ovviare in qualche modo a questo limite per accrescere la loro capacità di edificazione sociale e, quindi, per diventare protagoniste di una più adeguata promozione dei diritti umani? ‘ si è chiesto il Cardinal Scola -. Ritengo che a questa domanda si possa dare una risposta positiva. Si tratta di pensare i rapporti tra i soggetti storici realmente all’opera nelle nostre società, tra i quali le religioni spiccano per la loro singolare importanza, e i criteri della loro possibile convivenza’.

‘A questo proposito ‘ ha continuato il Patriarca di Venezia – mi sembra di fondamentale importanza riconoscere il dato che l’humanum come tale (dimensione universale) si dà sempre e solo nella concreta vita degli uomini e delle comunità (dimensione particolare). Così ogni comunità di uomini, con le manifestazioni culturali che la caratterizzano, è espressione dell’universale humanum ma lo è nelle forme culturali storicamente determinate che sono sue proprie. Così si danno condizioni antropologicamente strutturali di una cultura, che sono universali, ma che vivono in attuazioni storiche e comunitarie sempre particolari’.

Anche il professor Nasr, che ha voluto cominciare il suo intervento nel nome di Dio pur riconoscendo la stranezza di questo gesto per la sede dell’incontro, ha messo in guardia dal pericolo di fissare un unico modello di sviluppo sulla base del quale valutare ogni espressione umana. Il professore musulmano – che ha citato con ammirazione più volte Dante – interrogato sulla situazione attuale dell’Iran, suo paese d’origine, ha sottolineato quanto intenso e poco conosciuto sia il dibattito intellettuale all’interno dell’Iran e come altrettanto sconosciuti restano episodi e dichiarazioni che esprimono il volto moderato e maggioritario dell’islam.
Proprio uno di questi esempi è stato rilanciato da Rabbi Singer che ha letto una parte della recente dichiarazione del muftì d’Egitto Ali Gom’a, che ha condannato la violenza come inconciliabile con la religione islamica utilizzando espressioni molto dure nei confronti dei terroristi. Per il presidente del Congresso mondiale degli ebrei l’esperienza di Oasis, che segue da tempo, è tanto sorprendente per il cammino di crescita percorso quanto quella del dialogo cristiano ebraico sviluppatosi al di là di ogni aspettativa negli ultimi trent’anni.

La domanda sottesa a tutto la conferenza è stata ripresa dal Patriarca nella conclusione del suo intervento: ‘Come gli uomini delle religioni possono affrontare questo affascinante compito di edificazione sociale nell’accompagnamento critico del processo di meticciato di civiltà e di culture? La strada che ci permettiamo umilmente di indicare è quella che ha visto nascere la rivista Oasis e il Centro che la promuove. Possiamo individuarla nel tema della testimonianza, intendendo questa categoria in tutta la sua forza teoretica e pratica. La testimonianza chiama in causa ogni uomo ed ogni donna, invitandoli ad esporsi, a pagare di persona, a non decidere in anticipo fino a dove si può arrivare nell’incontro e nel dialogo con l’altro. Alla testimonianza nessun uomo può sottrarsi, in forza del rischio implicato dalla libertà che non è mai definibile a priori. L’umana libertà non si può mai ‘dedurre’, ma il suo pieno significato si dà solo nell’atto che la performa’.

‘Oasis – ha chiuso il suo intervento il Patriarca – vuole percorrere le strade accidentate della testimonianza. Esse non sono del tutto identificabili a priori. Per questo Oasis è un cantiere sempre aperto’.

Dopo il lancio di Oasis a Venezia nel 2004, la presentazione all’Unesco a Parigi del 2005, al Cairo del 2006, quella negli Stati Uniti è stata solo la più recente tappa del cammino della rivista e del Centro Internazionale Oasis www.cisro.org che la promuove, innestati nella vita e nel tessuto della Chiesa di Venezia e, anche in forza di questo suo radicamento, aperta al mondo.

ATTENZIONE: per chi lo desidera, sono disponibili alcune foto dell’evento che possono essere richieste allo 041/959999 (ufficiostampa@patriarcato.venezia.it)

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