Nuovi parroci in diocesi – Mons. Pizziol spiega a Gente Veneta criteri e modalità dei cambi di parroci

Nuove guide pastorali per alcune parrocchie della diocesi di Venezia in base alle designazioni operate nei giorni scorsi dal Patriarca di Venezia card. Angelo Scola. Nuovo parroco di Cortellazzo (Jesolo) sarà don Roberto Mariuzzo (v. foto), nato 51 anni fa ad Eraclea, prete diocesano dal 1979 e da dodici anni parroco a Marano Veneziano. Nella parrocchia di Cortellazzo, don Roberto succede così a don Lionello Dal Molin (v. foto) – anch’egli originario di Eraclea, 56 anni e prete diocesano dal 1947 – che l’aveva retta per ben quattordici anni e che è stato appena designato parroco a Tessera nella terraferma veneziana. Nel centro storico di Venezia i nuovi parroci provengono, invece, dalle fila di alcuni ordini religiosi: nuovo parroco dei Frari sarà fra Domenico Carminati dei Frati Minori Conventuali che arriva da Padova (dove, ad oggi, è Rettore della Basilica del Santo) e succede a fra Leopoldo Fior il quale ha guidato la parrocchia dal 1994 sino ad ora; a Castello, infine, il salesiano don Gianantonio Trenti diventerà parroco delle due comunità di S. Giuseppe e di S. Francesco di Paola prendendo così il posto di don Giovanni Piovesan che le guidava dal 1996. Si segnala, inoltre, che in un’ampia intervista pubblicata sull’ultimo numero di Gente Veneta (uscita in edicola sabato 30 luglio) il vicario generale della diocesi di Venezia mons. Beniamino Pizziol illustra nel dettaglio i criteri generali e le modalità seguite dal Patriarca e dal Consiglio Episcopale nell’operare i cambi di parroco, le designazioni e gli spostamenti d’incarico dei sacerdoti all’interno della diocesi e nelle varie comunità parrocchiali. “Per un prete – spiega tra l’altro mons. Pizziol – l’obbedienza a Cristo si concretizza attraverso la risposta al vescovo, successore degli apostoli, ed è quindi un’obbedienza posta a servizio della Chiesa diocesana e non primariamente ad una singola parrocchia. Si tratta di un’obbedienza ragionata e dialogica, non cieca… Nessun parroco è mai stato trasferito senza la sua libera adesione. Il vescovo è un pastore che cerca di curare il bene della diocesi e di ogni singolo sacerdote”. E poi il cambiamento di parroco, argomenta ancora mons. Pizziol, può diventare per la comunità “un’occasione di rinnovamento e di rigenerazione che favorisce la comunione tra i fedeli di una parrocchia e li corresponsabilizza”.

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