Il tempio cristiano: oltre l’edificio, una comunità viva (intervento del card. Scola al convegno internazionale su ‘Arte, architettura, liturgia. Esperienze europee a confronto’)

Patriarcato di Venezia

Ufficio stampa

 

Venezia, 7 novembre 2008

 

Il tempio cristiano: oltre l’edificio, una comunità viva

L’intervento del card. Scola al convegno internazionale su ‘Arte, architettura, liturgia. Esperienze europee a confronto’ promosso da Cei, Patriarcato e Museo diocesano di Venezia e che si conclude oggi nella città lagunare

 

Il Patriarca di Venezia card. Angelo Scola è intervenuto questa mattina – con un’intervista videoregistrata – all’ultima giornata del sesto convegno internazionale su ‘Arte, architettura, liturgia. Esperienze europee a confronto’ promosso dalla Cei – con l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici,  l’Ufficio liturgico nazionale e il Servizio nazionale per l’edilizia di culto – assieme al Patriarcato e al Museo diocesano di Venezia (che ospita a S. Apollonia l’iniziativa).

 

‘Il tempio cristiano – ha osservato il Patriarca – non è innanzitutto un edificio ma è l’essere convocati da Gesù stesso in vista di una partecipazione talmente attiva alla sua persona e alla sua vita che culmina nel mangiare il suo Corpo. Questa capacità strutturale dell’azione liturgica di andare oltre l’edificio è legata al fatto che essa è determinata da un’appartenenza alla persona di Cristo che genera una nuova appartenenza tra i cristiani. Sono cioè la nuova famiglia, i familiari di Cristo. Nella storia della chiesa, l’edificio di culto, il tempio nel senso materiale, è sempre subordinato e relativo a questa ecclesìa e da questo punto di vista il tempio cristiano è qualitativamente diverso rispetto al tempio di ogni altra liturgia. Se c’è un incoraggiamento da rivolgere agli architetti è che non si può progettare una chiesa senza immergersi nella vita della comunità che questa chiesa ‘agisce’ in maniera attiva tutte le domeniche e quotidianamente attraverso l’Eucarestia, attraverso la liturgia delle Ore, attraverso la presenza del santissimo Sacramento, attraverso l’adorazione’.

 

Rispondendo poi ad una specifica domanda sulle ‘celebrazioni occasionali’ determinate da grandi incontri, ad esempio quelli con il Papa, oppure da liturgie per circostanze particolari, come quelle in luoghi di vacanza o gli esperimenti di celebrazioni in contesti ‘impropri’ (v. i centri commerciali), il card. Scola ha affermato: ‘Questi casi eccezionali mostrano la vera natura del tempio di mattoni: essere il luogo in cui si ospita la presenza ineffabile del mistero del Dio fatto uomo, che tutte le volte per misericordia e per amore afferra la mia libertà e mi parla, e mi rigenera, mi riedifica. Questo lo vedo, ad esempio, quando celebro l’Eucaristia nelle visite pastorali: si vede la gioia della gente quando lascia la chiesa e si vede la cura, per esempio, che moltissime persone mettono per collocare i fiori in un certo modo, perché tutti i simboli utilizzati dalla liturgia siano consonanti, perché i canti siano appropriati… La questione, invece, dei centri commerciali deve essere posta con molta delicatezza. Non mi sento di escludere a priori la bontà di questi tentativi ma bisogna soprattutto vedere come l’autocoscienza personale e comunitaria del soggetto che vive quel gesto si manifesta effettivamente in quei luoghi. La liturgia non è un fai da te, non è un correre dietro alle situazioni e alle persone, perché come si suol dire “prendano la Messa” dovunque e comunque’ Si tratta di interrogarsi soprattutto su come è possibile educare le persone a vivere questo gesto tenendo conto delle sue implicazioni perché la liturgia ha delle implicazioni antropologiche, sociali e cosmologiche. Antropologiche, perché cambia la mia persona, converte il mio modo di vivere gli affetti, di vivere il lavoro, di vivere il riposo; sociali, che aprono tutto il discorso del consumismo e della sobrietà; cosmologiche, perché apre a relazione con il creato per cui bisognerebbe mettersi al lavoro, studiare e articolare spazi di celebrazione liturgica in cui il soggetto può prendere coscienza anche del distacco necessario, per esempio, rispetto ad una certa oscenità consumistica’. 

 

Info 041/959999

 

 

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