Il Patriarca Francesco nella messa per il card. Cè, ad un anno dalla morte: “Profeta in molte questioni pastorali, aveva il senso di Dio”

Il card. Marco Cè “in tutto e sempre aveva il senso di Dio. Egli percepiva in sé l’amore di Dio e lo viveva come il “sì fedele” alla chiamata; da vero innamorato della Parola di Dio il Cardinale, innanzitutto, si nutriva di tale Parola e, poi, come fa il buon padre di famiglia la donava in cibo ai suoi figli. D’altra parte, il primo compito del buon pastore è dare il nutrimento alle pecore che gli sono state affidate, conducendole su buoni pascoli e a fonti cristalline. Voleva far tutti partecipi del grande tesoro ricevuto in dono con la parola di Dio: la sua bella predicazione, i gruppi di ascolto, gli esercizi spirituali a Cavallino”: è uno dei passaggi dell’omelia tenuta dal Patriarca Francesco Moraglia la sera di martedì 12 maggio nella basilica cattedrale di San Marco a Venezia, alla presenza di una decina di Vescovi del Triveneto e insieme a sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici del Patriarcato in occasione del primo anniversario della morte del card. Marco Cè, Patriarca emerito di Venezia, per 23 anni presidente della Conferenza Episcopale Triveneto e per un decennio ininterrotto (negli anni Ottanta) vicepresidente della Cei.
“Il Cardinale – ha proseguito il Patriarca Francesco (testo integrale in calce) – ha voluto mettere sempre il Signore al centro di tutto, farlo crescere sempre; lo considerava come il riferimento ultimo della sua vita e quindi, anche del suo ministero. Sì, perché il nostro modo di esercitare il ministero esprime qual è o quali sono i riferimenti ultimi della nostra vita. E, proprio perché amava la Parola di Dio, il Patriarca Marco temeva di vanificarla con le sue parole umane… In molte questioni pastorali è stato profeta, cogliendo prima di altri tematiche emergenti che oggi si pongono in tutta la loro evidenza; per esempio, quanto egli sottolineò al temine del suo mandato episcopale e che, a distanza di quindici anni, ci incoraggia a non lasciarci intimorire ed anzi ci conforta e sprona ad andare avanti su questa strada, da lui già individuata senza timore e incertezze, anche se con pazienza e muovendoci insieme”.
“Gli ultimi mesi – ha osservato ancora -, soprattutto gli ultimi giorni della sua vita, li ha trascorsi in un letto d’ospedale, ormai tutto “proiettato” in Dio. Più i giorni passavano e la sua esistenza terrena andava spegnendosi e più tutto vedeva e abbracciava nella prospettiva di Gesù crocifisso e risorto. Nel suo progressivo spegnersi, simile a una piccola candela che lentamente si consuma, si vedeva come la fine esprime realmente la storia e la consistenza della persona: sicut vita mors ita! Il Patriarca Marco ha amato fortemente la Chiesa e la Chiesa che è in Venezia, per essa ha gioito e sofferto. Ha accolto ogni cosa con fede e nella prospettiva della divina misericordia e, proprio in tale cammino, ha perseguito il bene di tutti e della Chiesa”.
Per il card. Cè, fedele al suo motto episcopale (vero “programma spirituale”), “Gesù e il suo Vangelo, conosciuti e amati, furono per lui la vera pace; nella sua vita egli sempre si appoggiò al Signore e trovò in Lui la vera pace. Già nell’omelia della sua prima celebrazione qui in San Marco disse che la sua volontà era soltanto annunciare Gesù Cristo sempre, dovunque e in ogni modo. Un uomo semplice, riservato; si considerava espressione di quel mondo contadino da cui proveniva e proprio a queste radici – io aggiungo nobili – legava la sua timidezza innata che mai lo abbandonò del tutto. Il Patriarca Marco non ricercava il plauso, la sua vera speranza era il Cristo, l’Unico in grado di donare la pace del cuore. Sì, per il nostro amato cardinale, Cristo fu veramente la pace: Christus ipse pax!”.
Al termine della celebrazione ha portato il suo ricordo del Patriarca Marco anche il vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol (testo integrale in calce) che ha così iniziato il suo intervento: “Dal giorno del suo ingresso nella diocesi di Venezia (7 gennaio 1979) fino a pochi giorni dalla sua morte (un anno fa), il Signore mi ha donato la grazia di essere sostenuto e accompagnato dalla paternità spirituale del Patriarca Marco (per ben 35 anni). Desidero offrire a tutti voi una testimonianza personale di quanto questo ‘discepolo innamorato di Cristo’ ha lasciato inciso nella mia vita e nel mio ministero. Tre caratteristiche peculiari sono rimaste impresse nel mio cuore: un uomo dalla cordiale umanità, un vescovo appassionato della comunione, un credente dalla fede autentica”.

file attached Intervento Pizziol x ricordo card Cè.pdf
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