Evoluzione socio-economica del Nordest al centro del seminario residenziale dei vescovi del Triveneto

Conferenza Episcopale Triveneta Ufficio stampa

Mestre, 11 gennaio 2006

L’evoluzione socio-economica del Nordest al centro del seminario residenziale dei vescovi del Triveneto Le preoccupazioni, gli impegni e il ruolo della Chiesa – e soprattutto delle parrocchie e delle associazioni laicali – in un’area scossa da profondi cambiamenti

Per due giorni interi i vescovi del Triveneto, sollecitati dagli interventi di alcuni qualificati relatori, hanno scandagliato ed approfondito gli straordinari e continui mutamenti in atto nel Nordest. Era, infatti, “L’evoluzione economico-occupazionale del Nordest, le sue conseguenze sociali e gli interrogativi che pone alla pastorale delle diocesi”, il tema di fondo del seminario residenziale che ha riunito dall’8 al 10 gennaio, a Cavallino e presso la Casa diocesana di spiritualità del Patriarcato di Venezia, i vescovi delle quindici diocesi del Nordest.
“Il Nordest non è più la locomotiva di un tempo – ha affermato Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa e della Fondazione Cini di Venezia – e i suoi punti di successo d’un tempo sono divenuti ora una debolezza. E’ necessario aumentare la ricerca, sostenere l’innovazione e favorire un’ottima rete di istruzione e formazione. Solo così il Triveneto e l’Italia saranno al passo con i mutamenti economici in atto in tutto il mondo’.
Di un grande stravolgimento in corso nella realtà nordestina ha parlato soprattutto il politologo Ilvo Diamanti che ha messo in evidenza il grande ruolo che può continuare ad avere oggi la Chiesa: “Mentre registriamo una caduta della fiducia nei confronti delle associazioni di carattere economico – ha osservato – c’è una straordinaria attenzione verso la Chiesa e la parrocchia (con i servizi che offre) rimane al centro della vita relazionale. Qui c’è sfiducia crescente nei confronti dell’economia e del privato ma c’è soprattutto un bisogno forte di senso e una Chiesa presente in modo diffuso sul territorio che può contribuire moltissimo a ridare fiducia nel rapporto tra persone e istituzioni e a ricostruire un tessuto civile fatto di valori comuni. La Chiesa deve elaborare questo vuoto che ha intorno”.
Luigi Rossi Luciani, esponente di spicco degli industriali veneti, ha fatto un quadro della situazione economico-produttivo (anche con le sue implicanze internazionali) rilevando tra l’altro il persistere di rendite di posizione che influenzano i mercati: “Siamo un paese corporativo e individualista in cui pochi sono abituati a vedere e risolvere i problemi in modo complessivo e, di solito, ci si impegna di più a difendere le proprie posizioni che a crearne di nuove. Se all’estero si vive in un sistema di concorrenza che favorisce la crescita, qui da noi ci si difende a suon di regole, che rallentano la ricerca del bene comune”.
Il segretario della Cisl del Veneto Franco Sech ha parlato infine di “sensazione diffusa di precarietà” e della “percezione di uno spiazzamento e di una metamorfosi che rende turbolento il Nordest e il mercato del lavoro” concludendo che “dovrebbe essere interesse di tutti coniugare flessibilità e stabilità del mercato del lavoro, costo del lavoro e qualità, senza dimenticare poi la coesione sociale come bene essenziale per lo sviluppo di queste regione”.
I temi sollevati dagli ospiti nella prima giornata sono stati poi ripresi ed analizzati dai vescovi e dai responsabili degli uffici per la pastorale sociale e del lavoro e da collaboratori laici che, accanto alla soddisfazione per lo straordinario livello di crescita raggiunto a Nordest, hanno espresso anche viva preoccupazione:  per le sacche di povertà che in esso si riscontrano;  per le famiglie che, a causa della delocalizzazione di alcune produzioni, vengono a trovarsi senza reddito o che, per la precarietà del lavoro, sono costretti a ridurre il numero dei figli desiderati;  per i giovani che spesso non sono ascoltati profondamente e quindi non sono accompagnati nel modo più equilibrato a collocarsi nel mondo del lavoro e nelle relazioni sociali, in un tessuto così radicalmente e rapidamente mutato;  per gli immigrati che arrivano sempre più numerosi e rischiano di essere considerati forza lavoro prima che persone.
Da questa analisi è emerso un appello alla pastorale ordinaria – che non può disinteressarsi di queste emergenze o limitarsi a delegarle ai sacerdoti o uffici competenti – e alle comunità cristiane perché diventino sempre più i luoghi di un’educazione continua all’etica del lavoro, alla corresponsabilità sociale, alla condivisione del valore del lavoro come ciò che, con il sacrificio che è insito in esso, permette di mantenere la propria famiglia, ma è anche l’offerta quotidiana di sé a Dio.
Dato che l’avere non coincide con il ‘benessere’ e – si è constatato anche a Nordest – la ricchezza raggiunta nel giro di pochi anni non porta alla realizzazione della persona, le parrocchie e le associazioni laicali devono essere, secondo i vescovi, sempre più incarnate in questa realtà quali luoghi di testimonianza concreta della vita buona, di apertura al mondo, di attenzione ai più poveri ed emarginati, con stili di vita rispettosi delle persone e dell’ambiente e in appoggio a quanti sono nel mondo del lavoro.
Sono questi i temi sui quali, nella ricca tradizione del movimento sociale cattolico, si dovranno ‘giocare’ i cristiani del Nordest e che dovranno essere approfonditi nel cammino verso il prossimo convegno della Chiesa italiana a Verona.

Info 041/959999

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