Dibattito e reazioni al discorso del card. Scola al Redentore su anima e scienze

Patriarcato di Venezia Ufficio stampa Venezia, 16 luglio 2007 Dibattito e reazioni al discorso del card. Scola su anima e scienze Il tema lanciato ieri dal Patriarca di Venezia in occasione della festa del Redentore ha suscitato le vivaci reazioni di filosofi e scienziati intervenuti al filodiretto odierno di GVradio e del circuito nazionale In Blu. Tra questi si segnalano: Severino, Botturi, Israel, Chincarini e Strumia ‘Il Redentore, l’«Amore che dà la vita». Infrangere il tabù dell’anima per giovarci delle scienze’: è questo il tema lanciato ieri dal card. Scola nel suo discorso in occasione della Festa del Redentore, rinnovando così una tradizione consolidata: ogni estate, in occasione della popolare ricorrenza religiosa e civile, il Patriarca di Venezia rivolge alla città e non solo un discorso che, innestato nel cuore della festa, si apre a osservare la realtà nella sua ricchezza e complessità e si sofferma a riflettere e ad avviare un nuovo dibattito su alcune questioni brucianti per gli uomini e le donne del nostro tempo. Negli anni questo appuntamento ha tracciato quasi un percorso che ha portato ad approfondire il tema del meticciato di civiltà, a seguire la nuova laicità, la questione dell’educazione e della scuola nel nostro Paese, fino ad approdare quest’anno al tema del rapporto tra l’anima e le scienze (il testo completo dell’intervento è reperibile sul sito del Patriarcato www.venezia.chiesacattolica.it) . In particolare il Patriarca ha messo in evidenza come la visione tecnica, che domina le società democratiche occidentali, pretenda di dire l’ultima parola sulle origini e le ragioni della vita. In realtà, invece, se gli uomini davvero vogliono giovarsi delle scienze e permettere loro di raggiungere il pieno profitto, sono chiamati a ‘infrangere il tabù dell’anima’. L’intervento del Patriarca al Redentore è stato ripreso e approfondito questa mattina nel corso di un dibattito radiofonico trasmesso in diretta da GVradio e dalle emittenti del circuito nazionale In Blu (il filodiretto è riportato nel sito www.gvonline.it). Sono intervenuti i filosofi Emanuele Severino e Francesco Botturi, l’astronomo Guido Chincarini, il matematico Giorgio Israel e il fisico Alberto Strumia. Ecco i principali passaggi emersi dai loro interventi: Emanuele Severino, filosofo La filosofia ha sempre mostrato che la ragione ha una larghezza essenzialmente maggiore del sapere scientifico e qui la Chiesa fa bene a rivendicare qualcosa che solo l’ingenuità di alcuni scienziati nega’ Sono pienamente d’accordo nel rivendicare che la ragione è anche filosofica. I problemi emergono poi sui contenuti, è lì che vengono fuori le difficoltà’ Fino a Galileo e oltre, la scienza ha pensato di essere un sapere incontrovertibile, manifestazione della verità, e la tecnica diventava applicazione della verità. Poi è venuta fuori quella ragione distruttiva del nostro tempo, che non è scientismo o relativismo, e che ha mostrato l’impossibilità di un Dio eterno e immutabile. E allora, se prima la scienza concepiva se stessa come sapere incontrovertibile, una volta che, insieme al Dio immutabile, muore anche la verità, allora la scienza viene ad identificarsi con la tecnica e si differenzia non per la sua maggiore verità ma per la sua maggiore capacità di trasformare il mondo. Francesco Botturi, filosofo Il cardinale si occupa di queste cose perché queste cose si occupano di lui. Non credo che il card. Scola sia andato a cercare le neuroscienze per occuparsi di questioni brillanti intellettualmente, ma perché le neuroscienze – in modo non popolare ma sostanziale, come tendenza della cultura e della riorganizzazione culturale che è in atto – si stanno occupando sempre più dell’uomo come tale e della sua identità. Come pastore si rende conto che le categorie usate normalmente oggi nella fede cristiana sono o emarginate o sostituite. E quindi bisogna far fronte alla questione. La domanda di fondo è: che valore hanno ancora termini della tradizione cristiana, che sono termini fondamentali, non retorici, come il tema dell’anima, dello spirito, il tema dell’immortalità dell’anima, dell’eternità della persona e della resurrezione della carne? Vorrei ribadire che le tecnoscienze, a livello della struttura neurologica umana, si occupano dell’umano e inevitabilmente delle strutture interne e identificanti l’umano. Inevitabilmente hanno a che fare con la libertà e l’identità umana, aprono spazi inediti all’intervento tecnico sull’uomo, toccano la sua identità e libertà e, ancora più vastamente, sembrano stabilire una svolta epocale del rapporto tra natura e cultura, tra il dato e il costruito. Questo è il punto serio a cui dovremmo abituarci e che il tempo prossimo ci chiama ad affrontare. Guido Chincarini, astronomo e cosmologo Scienza contrapposta all’anima? Non credo che ci debba essere questa dualità. La scienza non può in realtà spiegare la fede né dare spiegazioni razionali delle religioni. Ma vale anche il contrario: la fede e la religione non possono condizionare il procedimento scientifico. Sono due realtà tremendamente necessarie alla vita umana sia all’uomo di fede sia per chi crede in qualcosa ma magari non in tutto quello che dice la chiesa o la religione. Due realtà che devono convivere e interessarsi l’una dell’altra: l’uomo deve continuare a dubitare, a porsi delle domande ma non andare oltre quello che non può spiegare. Alberto Strumia, teologo e fisico-matematico Il problema è quello della connessione tra il grado di vivibilità delle nostre società e i principi filosofici, metafisici, antropologici, teologici e in generale culturali su cui esse si fondano. Il vero problema della invivibilità delle nostre società non si risolve con uno statalismo legalista o in un’ottica di progresso materialista ma solo se si risale dagli effetti alle cause’ E le cause stanno – oltre che nella libertà umana che è evidentemente l’elemento fondamentale – nei nodi teorici che riguardano la ragione umana e la concezione dell’uomo. Le scienze, nelle loro espressioni più genuine e nei grandi geni, si sono accorte che lo schema scientistico e delle scienze formali più rigorose ma anche fisiche è in grado di dimostrare dall’interno la sua incompletezza. E quindi il problema di valori etici che guidino la sostenibilità e la vivibilità di una società non è più un problema estrinseco’ Occorrono fondamenti logici e anche metafisici che emergono come esigenza fondativa delle scienze stesse: è la grande scoperta da portare avanti ed anche una grande provocazione per gli intellettuali, cattolici in primis, ma anche per quei non credenti che usando opportunamente la ragione arrivano a scoprire che si può dimostrare questa incompletezza’ Giorgio Israel, matematico C’è un pericolo mediatico: si fa credere tutti i giorni, su tutti i giornali, di aver scoperto il gene di questo e quello e di aver spiegato tutto, in realtà si è descritto, ma non si è spiegato nulla. Cito Ricouer: quando io dico che quando penso qualcosa accade nel cervello, questo è evidente e chi nega questo direbbe qualcosa di assurdo. Le neuroscienze sono in grado di descrivere con rozzezza e una certa efficacia quello che accade quando penso. Questo è un progresso interessante delle neuroscienze. Ma di qui a dire che quello che accade nel mio cervello sia la causa dei miei pensieri, questo non solo non è stato dimostrato ma è indimostrabile ed è provato dal fatto che non esiste un solo passo avanti in questa direzione e cioè come i processi del cervello sarebbero causa dei pensieri. Non è dimostrabile perché sono due ipotesi differenti: quella dello studio puramente oggettivo e materialistico del pensiero e il problema che essenzialmente è metafisico e religioso dell’anima. Sono disgiunti, sono su due livelli semantici che non possono essere rapportati l’uno all’altro. Info 041/959999

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