Ad Amman un nuovo passo per la rete internazionale di Oasis. Chiusa la due giorni del Comitato scientifico internazionale (Amman, 23 e 24 giugno) su ‘Il caso serio della libertà religiosa’

 

Centro Internazionale Studi e ricerche Oasis

www.oasiscenter.eu

 

Amman, 24 giugno 2008

 

 

Ad Amman un nuovo passo per la rete internazionale di Oasis

Chiusa la due giorni di lavoro del Comitato scientifico internazionale, tenutosi lunedì 23 e martedì 24 giugno in Giordania, dedicata al tema ‘Il caso serio della libertà religiosa’

 

 

Allargare la rete di rapporti che costituisce l’identità vera del Centro internazionale Oasis, continuare ad approfondire il lavoro di reciproca conoscenza tra le comunità cristiane dell’Occidente e dei paesi a maggioranza musulmana fino a raggiungere sempre nuovi interlocutori dell’islam di popolo: sono queste le conclusioni operative emerse dall’ultima giornata di lavori del comitato di Oasis riunitosi ad Amman lunedì 23 e martedì 24 giugno sul tema ‘Il caso serio della libertà religiosa. La libertà di conversione’.

 

Impegni  che Oasis porterà avanti attraverso i suoi strumenti, usciti rilanciati dal comitato:

         la rivista cartacea, semestrale, in quattro edizioni bilingui;

         la newsletter mensile gratuita, in tre diverse lingue italiano, inglese, francese;

         il sito internet;

         la collana di libri e i progetti di ricerca;

         gli eventi.

 

La giornata di martedì ha trovato uno dei suoi momenti più significativi nell’incontro con Hasan Abû Ni’mah, direttore del Royal Institute for Inter-faith Studies, che prima ha presentato la sua riflessione sul tema ‘Il ruolo del dialogo a sostegno della vita comune e dei valori condivisi – prospettive e fondamenti’ e poi ha risposto alle domande dei presenti. In particolare nel suo intervento è emersa la riflessione che in un tempo come quello attuale, in particolare per la regione araba, ‘gli appelli al dialogo – per aver successo o per poter quanto meno seminare buoni semi che inizino opportunamente a dar corpo alle idee – devono necessariamente armarsi di tutto punto per fronteggiare la mentalità della guerra, del fondamentalismo e del non rispetto dell’uomo. Ciò non sarà possibile se non sapremo come relazionarci con la mentalità dello scontro e come sostenere al contrario una mentalità di dialogo e comprensione reciproca e di vita comune tra tutti gli uomini, nella differenza delle loro religioni’.

 

‘Molto è stato detto nei decenni passati – ha rilevato Hasan Abû Ni’mah – sul dialogo interreligioso e interculturale e tra i popoli, sul rispetto dell’altro e la capacità di accoglierlo, su come entrare in rapporto con la sua tradizione e il suo pensiero, e quale mentalità si richieda per questo. Ma d’altro canto, miliardi di dollari sono stati spesi nel mondo per attivare strumenti di guerra, morte, violenza e terrorismo’.

 

‘Se la tecnologia e Internet ‘ ha continuato il direttore – hanno reso facile per l’individuo parlare con altre persone con cui non si sarebbe mai sognato di parlare senza questi nuovi strumenti, è diventato più necessario pensare alla qualità del rapporto che attraverso di essi si istituisce’. Tra gli elementi che secondo Hasan Abû Ni’mah hanno una relazione sostanziale e decisiva nel rendere efficace il dialogo c’è la religione che costituisce uno snodo fondamentale e necessario per promuovere tali sforzi in quanto secondo lui ‘la religione, qualsiasi religione, nella sua sostanza è un istituto (manzûma) fondamentale e un punto di riferimento per la morale, i valori e i principi di comportamento e di vita. Essa incita al bene dell’uomo e dell’umanità su questa terra’.

 

Il suo intervento ha sollecitato una serie di domande da parte di rappresentanti di Oasis sulla questione dei matrimoni misti, sul tema della discriminazione dei cristiani in certi paesi Medio Oriente, sul dialogo interreligioso e le diverse strade per attuarlo. Ne è nato un confronto franco che ha fatto emergere sia le difficoltà oggettive che le possibili vie d’incontro tra cristiani e musulmani.

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