Cammino pastorale a.p. 2016-2017

Quattro orizzonti, quattro dimensioni che si richiamano a vicenda, da prendere e vivere insieme. Sono i grandi e comuni punti di riferimento per la vita diocesana nell’anno pastorale 2016/17 per il Patriarcato di Venezia.


1 – L’Anno santo della Misericordia: tanti doni da attingere e non sciupare, fino alla fine.

Il primo elemento è indicato dal calendario: per oltre un paio di mesi, fino a novembre 2016, la Chiesa universale è inseritalogo nell’Anno santo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco. “Il nostro Patriarca – spiega il vicario episcopale per la pastorale don Danilo Barlese – chiede che si viva bene e con attenzione l’ultimo tratto dell’Anno santo della Misericordia, con il massimo rilievo pastorale da attribuire a quest’evento di portata straordinaria e che continua a racchiudere e riservare innumerevoli tesori di grazia”. E accanto alla valorizzazione del sacramento della riconciliazione, a celebrazioni e occasioni di preghiera, si potrebbe dare spazio anche a momenti di riflessione culturale sugli effetti sociali e comunitari della misericordia. Senza dimenticare, come più volte ha ricordato mons. Moraglia in questi mesi, che l’autenticità del vivere l’Anno santo della Misericordia – come singoli e come comunità – sta nell’accogliere e nel far fiorire la grazia e i frutti, concretissimi e reali, della conversione. La solenne chiusura della Porta santa della cattedrale marciana (fissata per il pomeriggio di domenica 13 novembre 2016) sarà un grande momento diocesano di affidamento della Chiesa veneziana, della sua gente e del suo territorio alla Divina Misericordia.

2 – Dare forma e… sostanza alle collaborazioni pastorali e ai relativi cenacoli.

“Le collaborazioni pastorali – continua don Barlese – sono state individuate e indicate a tutti nei mesi scorsi. C’è ora un grande lavoro da compiere nell’avvio e nel consolidamento di queste realtà che si stanno gradualmente, e con modi anche molto differenti tra loro, mettendo in modo e saranno chiamate progressivamente a prendere forma. Soprattutto individuando con precisione quel gruppo di persone – dai presbiteri incaricati ai laici – che si mettono a servizio della collaborazione pastorale e a disposizione del relativo cenacolo o delle necessarie azioni di coordinamento attivate o da attivare tra più cenacoli e collaborazioni presenti nei vicariati e nelle zone”. La situazione nel Patriarcato è, al momento, variegata: si assiste ad un buon assestamento e a un costante procedere nella realtà di Eraclea, come pure vi è un lavoro sempre più specifico ed evidente nelle zone di Caorle (di terra e di mare) nonché in alcune aree del centro storico della città di Venezia. Passi in avanti significativi si registrano poi anche a Quarto d’Altino, Favaro e Mira. “Quello che a volte è richiesto – prosegue il vicario episcopale – è un lavoro a più livelli, di creazione e sostegno di una sensibilità sempre più omogenea; in alcuni casi si tratterà di avviare, articolare o rafforzare un certo lavoro di coordinamento e i primi livelli di collaborazioni intravisti e individuati in un singolo vicariato o in una specifica zona. Si tratta di costruire in base alla realtà esistente, lavorando il più possibile in modo unitario (dalla formazione dei catechisti alla carità, dal Grest alle iniziative culturali ecc.) o facendo anche, in taluni casi, da apripista”. Sempre con gradualità, ci si aspetta quindi che i prossimi mesi facciamo emergere soprattutto quelle figure significative di persone responsabili (con modalità diverse) delle collaborazioni, dal sacerdote che farà da parroco / “moderatore” tra i preti presenti in quella zona al gruppetto di laici che si mette a servizio stabilmente all’interno del cenacolo, già definito dal Patriarca Francesco come “una piccola comunità che vive una reale esperienza di Chiesa, una concreta formazione al discepolato che guarda all’imitazione di Cristo e alla comunità apostolica.. quel soggetto, nello stesso tempo, evangelizzato ed evangelizzatore (per) suscitare e vivere una presenza efficace della comunità cristiana sul territorio” (Francesco Moraglia, Lettera pastorale “Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù”, Marcianum Press 2016, pagg. 31-32).

3 – L’intreccio tra fede e vita, dai più giovani agli adulti: vocazioni, cultura e famiglia.

Le attenzioni pastorali e i criteri di fondo che devono guidare la vita, le azioni, gli impegni e… le preoccupazioni di una comunità cristiana sono stati ribaditi da mons. Moraglia nella lettera pastorale appena citata (pagg. 22-23): la trasmissione e la testimonianza della fede alle nuove generazioni, la pastorale familiare (con particolare riguardo alle giovani famiglie) e lo sguardo della Chiesa sulla nostra società (formazione dei cristiani adulti). Non sono e non possono essere attenzioni “separate” o non collegate tra loro, perché riguardano la vita quotidiana e i nodi fondamentali dell’esistenza di ogni persona e famiglia. Chiamano in causa la dimensione vocazionale della vita, specialmente in giovani e giovanissimi, per i quali ogni attività pastorale va rivolta a suscitare quella risposta del cuore che porta ad imboccare la strada “fatta” per ciascuno, il rilevante aspetto di formazione e catechesi per coltivare una fede concreta, forte – scriveva ancora il Patriarca – di uno “sguardo di ragione e soprattutto di misericordia sulle realtà penultime per una vita evangelicamente buona”, l’educazione all’amore e all’affettività (con percorsi adatti ad ogni età), la volontà di rendere la pastorale familiare e il rispetto della vita – in tutti i suoi momenti – istanze abituali di pastorale ordinaria.

4 – E il tutto sempre nella “sinodalità”, nel camminare assieme.

“Tutto questo – afferma ancora don Danilo – coinvolge tutti: preti, diaconi, religiosi, religiose, laici, parrocchie, associazioni, movimenti, ogni singola espressione ecclesiale. E sia a livello di formazione che di azione, intesa – come ricorda sempre Papa Francesco – in chiave di missionarietà, di Chiesa in uscita. Tutto questo non lo si può fare ognuno per conto suo, ma solamente insieme e secondo un’autentica ecclesiologia di comunione”. Ecco perché c’è, allora, il bisogno e la necessità di uno stile e un contenuto sinodale da assumere e portare avanti in ogni campo, con conseguenze decisive specialmente nell’orizzonte avviato delle collaborazioni pastorali.


Scuola di teologia, evangelizzazione “di strada” e Visita pastorale: occasioni e vie preziose.

Logo Scuola diocesana teologiaAnche in questo nuovo anno pastorale – e a partire sempre dall’ascolto della Parola di Dio – i testi fondamentali del Concilio Vaticano II, l’esortazione “Evangelii gaudium” e gli ultimi documenti del Papa, insieme alla lettera pastorale del Patriarca Moraglia “Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù”, potranno costituire fonti importanti a cui attingere e ritornare sovente per comprendere ed approfondire meglio ciò che è richiesto oggi ad ognuno e all’intera comunità ecclesiale. Vi sono poi – accanto agli appuntamenti ordinari che si succederanno nello scorrere delle settimane e dei mesi, a cura dei vari Uffici pastorali e delle realtà parrocchiali o associative – alcune “occasioni” preziosissime e speciali che sono indicate e poste lungo il prossimo cammino: la nuova proposta formativa della “Scuola diocesana di teologia San Marco Evangelista” , le diverse e creative forme d’iniziativa genericamente note come “evangelizzazione di strada” e la prossima (prima) Visita pastorale del Patriarca Francesco alla Diocesi di Venezia che prenderà il via nell’autunno 2017 ma che sarà annunciata e preparata già dall’inizio del nuovo anno.

(testo tratto da un articolo di Alessandro Polet)