Omelia del Patriarca nella S. Messa domenicale durante il pellegrinaggio diocesano dei ragazzi ad Assisi (22 aprile 2018)
22-04-2018

S. Messa durante il pellegrinaggio diocesano dei ragazzi ad Assisi

(22 aprile 2018)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Cari amici, cari ragazzi e care ragazze,

una parola, all’inizio, precede tutte le altre: vi vogliamo bene!

Questo non è semplicemente il pellegrinaggio dei cresimandi o dei cresimati; è il pellegrinaggio della nostra Chiesa di Venezia che partecipa a questo vostro momento. E che cosa possiamo dire al termine di queste tre giornate? Siete in grado di rispondere, un po’ di più, un po’ meglio, alla domanda: chi è Francesco?

Abbiamo “abitato”, non solo visitato, i luoghi di Francesco – San Damiano, Rivotorto, la Porziuncola, l’Eremo delle carceri ecc. – e vi hanno detto chi è Francesco: è un giovane che umanamente aveva tutto, a cui non mancava niente, ma in un determinato momento in lui si è manifestata una sorpresa di Dio, poiché Dio lo ha visitato, e ad un certo momento Francesco si è messo in ascolto ed ha iniziato un cammino,

Al termine di questo pellegrinaggio, io voglio dire a ciascuno – insieme ai miei confratelli sacerdoti che vedo qui e ringrazio per la presenza e per quanto fanno per voi – : buon viaggio! Sì, perché anche voi dovete iniziare un cammino.

Nella vita di tutti, cari ragazzi e ragazze, esiste la sorpresa di Dio. Anche nella vostra vita, non solo in quella di Francesco, come nella vita di tutti.

Ma come è iniziato l’ascolto di Francesco? Noi viviamo in un mondo molto rumoroso, dove chi grida ha ragione, dove chi è prepotente la spunta, dove chi non dice la verità riesce ad ottenere quello che voleva ottenere… Quanto sono importanti invece l’ascolto, il silenzio, lo scoprire se stessi!

L’adolescenza – mi ricordo bene quello che avete detto nella scenetta fatta all’inizio di questi tre giorni di cammino – non è l’età in cui tutto è facile e tutto è bello; è un’età complicata, complessa, bella ma anche faticosa, è l’età in cui scoprite voi stessi.

E ai sacerdoti dico che i nostri ragazzi hanno bisogno di testimoni della preghiera, di maestri della preghiera, che possono essere tali solo se sono testimoni della preghiera.

L’adolescenza – ritorno su questo punto perché ci riguarda e vi riguarda – è un tempo di grazia, un tempo bello, gioioso, faticoso; è bello perché dà gioia, è bello perché è faticoso e perché le cose belle le dobbiamo costruire.

“La pietra scartata dai costruttori è diventata la pietra d’angolo”, abbiamo sentito sia nel salmo responsoriale che nella prima lettura. Siate convinti che, in un cammino con Gesù, non esistono pietre “scartate”; esistono prove, esistono momenti difficili ma troverete sempre Gesù al vostro fianco e vi sorprenderà sempre. Anzi, sarà l’unico che non mancherà mai all’appuntamento che gli avete dato.

Francesco ha scoperto che la storia con Gesù – e io vi auguro di scoprire questo – è una storia reale, vera; non è una fantasia. Ed è una storia a due, una storia che avviene nella vita di ogni giorno. Il diciottenne Francesco era il re delle feste, era un rampollo “appetito” dalle ragazze di Assisi; era un giovane ricco, emergeva tra i suoi amici, aspirava a diventare cavaliere e voleva qualcosa di grande.

Il grande incontro di Francesco con Dio lo porta capire che solo Gesù Crocifisso – il lebbroso è quest’immagine – poteva dargli veramente quello a cui lui anelava. La sorpresa di Dio – e io vi auguro di fare questa scoperta – è capire che Gesù è la bellezza e la gioia della nostra vita.

Francesco capisce che solo Gesù può rendere bella e gioiosa la sua vita e così Francesco diventa per Assisi, per i suoi conoscenti, per gli amici come un matto, nel migliore dei casi, o comunque una persona incomprensibile. E, per la sua famiglia, diventa un problema.

Francesco ci dice che il mondo va amato sempre, ma che non bisogna pensare secondo il mondo. Siate liberi, pensate con la vostra testa; se tutti fanno qualcosa, o non fanno qualcosa, non è un motivo sufficiente per mettersi dietro a loro.

Francesco ci dice poi che bisogna abbracciare ogni uomo, anche il lebbroso. Cari ragazzi, forse nelle vostre classi c’è qualche compagno (o compagna) in difficoltà, lasciato solo, deriso perché, magari, è grasso, goffo o non si veste come gli altri… Sappiate abbracciarlo! Sia questo un proposito forte che esce da questo pellegrinaggio.

Ma si sa abbracciare ogni uomo – soprattutto chi è in difficoltà, chi non è abbracciato dagli altri e chi è messo da parte dagli altri – solo quando si passa molto tempo con Dio. E Francesco ci dice, soprattutto, che solamente Gesù è la vera fonte della scoperta di se stessi.

Ripeto ancora questo pensiero perché vorrei che vi accompagnasse in questi mesi così importanti della vostra adolescenza: solamente Gesù è il vero modo di scoprire chi io sono, solo nel rapporto, nella relazione con Lui, il cuore arriva a scoprire se stesso. “Maestro dove abiti?”, gli chiedono. E Gesù non risponde ma invita a stare con Lui.

Di conseguenza, voi giovani sentite il bisogno di testimoni autentici, di uomini e donne in grado di esprimere con passione la loro fede, la loro relazione con Gesù, capaci di incoraggiare gli altri a fare altrettanto.

So che alcuni di voi, in questi giorni, hanno incontrato la mamma di Carlo Acutis e so che molti di voi – anche io ho partecipato a questi incontri – a Jesolo, Eraclea e in altre comunità hanno incontrato il padrino di cresima di Carlo Acutis.

Questo ragazzo era legatissimo a Francesco, tanto che volle essere sepolto ad Assisi; è sepolto proprio nel cimitero di questa città. Carlo è stato una sorpresa per tutti i suoi (come una sorpresa fu Francesco) e Carlo (come Francesco), avendo trovato se stesso in Gesù, diventa un “problema”, diventa difficile da capire secondo gli schemi del mondo. Una fede limpida e piena che “scomoda” la fede di noi adulti.

Praticava Internet, lo insegnava agli altri, andava a scuola, aveva amici, suonava il sassofono, era appassionato di film ma era anche alla mensa della Caritas, recitava il rosario, partecipava alla Messa tutti i giorni, e, soprattutto, era convinto di non invecchiare al punto che c’è uno scritto, lo scoprirà sua madre Antonia due mesi dopo la morte, in cui dice: io non vivrò a lungo… Volle essere sepolto nella nuda terra del cimitero della città di Assisi, la città di Francesco.

Chi lo avversava, perché non possiamo pretendere che il mondo ami il Vangelo (avete sentito il Vangelo di oggi?), chi lo avversava finiva per seguirne il fascino. Vi lascio questa sua frase: “Tutti nasciamo come originale, molti purtroppo diventano fotocopie”. Vi auguro di rimanere originali sempre, soprattutto nell’età bella, gioiosa, faticosa ed un po’ complicata dell’adolescenza.

Desidero ora ringraziare della partecipazione il sindaco di Assisi Stefania Proietti che ha così voluto sottolineare questo momento e questa nostra presenza che ha, in qualche modo, dato un messaggio alla città, come anche il Vescovo di Assisi ed altri sacerdoti mi hanno detto in questi giorni.

Ringrazio i sacerdoti che vi hanno accompagnato e chiedo loro di essere testimoni di preghiera, dell’incontro con il Signore e anche Maestro. Ringrazio don Fabio e il suo staff: hanno lavorato anche fino alle due di notte per poter realizzare questo momento… Grazie perché l’avete fatto in modo gratuito. E l’hanno fatto per voi, cari ragazzi, l’hanno fatto con amore.

Grazie a tutti voi. Ho ascoltato una catechesi a San Damiano e, al di là del fatto che il frate parlava bene, sono rimasto soprattutto toccato dal vostro modo di ascoltare. E allora ho pensato questo: dobbiamo avere più fiducia nei nostri giovani, dobbiamo voler loro più bene. E voler bene ad una persona significa prenderla per mano, aiutarla ed imparare cosa vuol dire camminare insieme, anche quando la strada è in salita e… possibilmente cantando sempre il Cantico delle Creature.