Omelia del Patriarca nella S. Messa “dell’arrivederci” durante il pellegrinaggio diocesano a Lourdes (Lourdes / Chiesa S. Bernadette, - 4 maggio 2017)
04-05-2017

S. Messa “dell’arrivederci” durante il pellegrinaggio diocesano a Lourdes

(Lourdes / Chiesa S. Bernadette, 4 maggio 2017)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia [1]

 

 

Carissimi pellegrini,

la Messa dell’arrivederci è un separarci per un po’, ma rimanendo uniti nell’esperienza che abbiamo fatto, promettendoci di ritornare.

Abbiamo ascoltato come l’Immacolata irrompe nella vita di Bernadette e in pochi mesi cambia la vita di questa ragazzina, di questa adolescente. Quello che il Signore non ha ancora fatto nella nostra vita non è perché non vi sia riuscito, ma perché Egli sa attendere e – in momenti che sono diversi dai nostri – quello che non ha fatto finora, anche se siamo avanti negli anni, lo potrà fare in un altro momento.

Lui irrompe e, molte volte, si serve della mediazione, dell’intercessione di Maria che è mediatrice universale di tutte le grazie. D’altra parte non c’è logica teologica e di fede più stringente di questa: se Gesù – che è Grazia delle grazie – è arrivato a noi attraverso il grembo verginale dell’Immacolata, è logico – secondo la logica di Dio e della storia della salvezza – che tutte le grazie Gesù le voglia far passare attraverso Maria.

Prendiamo, ad esempio, il capitolo secondo del Vangelo di Giovanni: “Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»” (Gv 2, 3-5).

Dal febbraio al luglio del 1858 cambia dunque la vita di questa ragazzina e cambia la vita della Chiesa. Lourdes, d’altra parte, attesta un fatto di fede. Quattro anni prima era stato emanato il dogma dell’Immacolata e la Vergine Santissima viene ad affermare questa verità, questa dottrina di fede, perché la dottrina illumina, la dottrina è il pensiero di Dio ed è luce alla nostra pastorale.

Vorrei, in questa Messa dell’arrivederci, richiamare e lasciare alcuni punti perché possiate continuare un cammino spirituale personalmente, comunitariamente. Ringrazio, intanto, i nostri cari sacerdoti, la presenza dei nostri sacerdoti, quanto è importante e significativa! Dite voi ai vostri sacerdoti l’importanza della loro presenza nella comunità e l’insostituibilità del sacerdote!. Abbiamo tanto bisogno di sacerdoti santi e dobbiamo anche tenerci cari i sacerdoti che abbiamo; dobbiamo pregare per loro e dobbiamo incoraggiarli perché anche il prete ha bisogno di essere incoraggiato.

Nelle apparizioni – dopo che Maria si era presentata in silenzio nella vita di Bernadette – c’è, come un secondo momento, una seconda tappa della vita spirituale: Maria parla e domanda qualcosa. Domanda un coinvolgimento di Bernadette e lo fa in patois, in dialetto. Le dice: “avrete voi la cortesia di venire qui per quindici volte…”.

C’è quindi il momento del silenzio e il momento della preghiera per far discernimento, chiarezza, contemplazione. E poi c’è il momento della parola personale. La Vergine si rivela: “Io sono l’Immacolata Concezione, dì ai sacerdoti che devono costruire qui una cappella e devono venire in processione” (anzi per quello che era il linguaggio dell’epoca, sarebbe meglio dire: “che vengano in pellegrinaggio”). La Madonna, poi, dice a Bernadette: “Scava una fonte, bevi, lavati e per tre volte fa risuonare in modo solenne: penitenza, penitenza, penitenza e preghiera”.

Dio, allora, si rivela, e la Vergine santissima è testimone di questo metodo di Dio: si presenta, bussa alla nostra vita e poi Dio rimane in silenzio, attende. È il momento della preghiera, della pazienza, della fede; poi parla, richiede coinvolgimento e le risposte da Dio, di quanto chiediamo a Dio, noi le abbiamo e le avremo nel momento in cui facciamo un passo. Allora arriva la risposta, anche parziale. Un altro passo ed ecco una risposta più chiara: è la via della fede.

La Chiesa conosce, come sapete, due tipi di rivelazione. C’è la rivelazione “pubblica”, a cui bisogna credere perché se non si crede si manca contro la fede e si pecca contro la fede. E poi ci sono le rivelazioni “private”, come Lourdes e Fatima.

Pietro, Giovanni, Paolo, i Vangeli, le Lettere, gli Atti degli Apostoli, l’Apocalisse ecc.: questa è la rivelazione pubblica per tutta la Chiesa. E poi ci sono le rivelazioni private, che sono delle “cortesie”, delle grazie che Dio fa all’umanità per richiamare alcuni punti della rivelazione pubblica che sono disattesi  da un’umanità che cerca se stessa. Se voi vedete, i messaggi della Madonna sono sempre penitenza, conversione, ritorno a Dio, amore reciproco.

Ci sono, però, anche delle altre rivelazioni – delle quali noi preti parliamo poco . e sono le rivelazioni “personali”. Dio ci ha in mente personalmente, come se fossimo l’unica cosa, l’unico soggetto che ha di fronte anche se ci sono miliardi e miliardi di uomini. Dio, come Dio, riesce ad avere presenti me, voi, ciascuno di noi, come se fosse l’unica realtà dell’universo; questo è il nostro rapporto con Dio che ci ama come se fossimo l’unica realtà dell’universo.

Le rivelazioni personali le potete trovare, ad esempio, alla fine del capitolo primo del Vangelo di Giovanni: “Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 0Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!»” (Gv 1, 43-50). Natanaele si sente così capito e riesce a vincere forse quella sua timidezza che chissà quanti problemi gli aveva creato in casa, in famiglia, con gli amici, nella sinagoga…

Sant’Agostino ha ragionato molto su questo. Si chiedeva: chissà cosa avrà pensato quella volta in cui Gesù di Nazareth passava lungo la sua strada e lui si era nascosto (come Zaccheo che si nascondeva per vedere Gesù senza essere visto). Anche Natanaele, probabilmente, si nascondeva e guardava Gesù di lontano e, magari, dentro di sé gli diceva: se fossi il figlio di Dio mi rivolgeresti la parola, ti accorgeresti di me…

Ecco, ci sono queste rivelazioni che sono per noi, per ciascuno di noi; sono quelle che chiamiamo rivelazioni personali perché – lo voglio sottolineare con forza – Dio vuole fare una storia, un’alleanza, con ciascuno di noi.

Noi preti, forse, parliamo un pochino troppo poco del Battesimo e dei doni dello Spirito Santo che sono quei doni che fanno chiarezza dentro di noi.

Io vi parlo di un dono solo, mi piacerebbe parlarvi di tutti ma vi parlo in particolare del dono della sapienza. Sapienza vuol dire due cose: “conoscere” e “gustare”. Il dono della sapienza mi fa conoscere e gustare Dio, mi mette in contatto e in comunione con Dio che è verità ed amore.

Ecco qui il Battesimo, i doni dello Spirito Santo, il sapere che noi siamo di fronte a Dio come tutto l’universo. E allora cominciamo a dedicare più tempo al Signore nel silenzio e nella preghiera!

Questo è il punto: non ci può essere una giornata senza uno spazio di preghiera. E la preghiera è veramente tale quando noi sentiamo il bisogno di aumentare il tempo della preghiera. Allora incontriamo Dio e capiamo che Dio, non a parole, ci sta accompagnando, ci sta dando le risposte, ci sta indicando la strada, ci dà una tranquillità, ci fa amare quello che siamo, anche se siamo avanti negli anni, anche se la salute non è più quella di prima… E così non abbiamo nostalgia del tempo in cui eravamo più giovani, più pimpanti e più forti ma, magari, ci mancava quel rapporto con Dio che adesso abbiamo.

Dobbiamo portare in noi lo spirito di Lourdes, questa presenza di Dio attraverso Maria nella storia di questa fanciulla.

Ancora un’ultima cosa. Ricordate: “…non ti prometto di essere felice in questo mondo ma nel prossimo, nell’altro”. Ogni tanto ricordiamoci – sia quando siamo felici, le cose vanno bene e siamo soddisfatti, sia quando ci pare di avere tutto, sia quando le cose dovessero invece andarci male.. – che la scena di questo mondo passa presto e che questo mondo è importantissimo perché l’eternità sarà esattamente la “fotocopia” ultima – escatologica – della nostra vita.

[1] Il testo qui riportato, non rivisto dall’autore, mantiene il tono informale dell’omelia.