Intervento alla presentazione del libro “White Marble and the Black Death. Il marmo bianco e la peste nera” (Venezia / Seminario Patriarcale – 19 novembre 2019)
19-11-2019

Presentazione del libro “White Marble and the Black Death. Il marmo bianco e la peste nera”

(Venezia / Seminario Patriarcale – 19 novembre 2019)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Nel salutare i presenti, desidero esprimere gratitudine alla Fondazione Venetian Heritage che, con la pubblicazione di questo volume, conferma la passione per la nostra città e l’amore per le nostre chiese. Da tempo ne conosciamo l’impegno volto a ridare vigore e splendore ad alcuni fra i moltissimi tesori che Venezia custodisce.

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare l’opera; in particolare, all’editrice Marsilio per l’elegante e pregevole libro che ci viene consegnato e che ora presentiamo. Le più vive felicitazioni al giovane e valente autore Maichol Clemente (giovane ma grande appassionato della scultura veneta soprattutto del Sei e Settecento) e ai fotografi Marco Furio Magliani e Mauro Magliani per le immagini scattate.

Nessuno poteva immaginare che la presentazione di “White Marble and the Black Death. Il marmo bianco e la peste nera” avvenisse in un momento così difficile per la città di Venezia, da giorni provata e – direi –quasi sotto assedio.

Venezia deve essere amata, non solo per le sue bellezze naturali, artistiche e culturali ma, anche, per la sua fragilità. Ciò vuol dire difenderla e tutelarla dalle inadempienze degli uomini e da quanti la vorrebbero “confezionare” ogni giorno come un prodotto da vendere.

Dopo questi giorni di sofferenza Venezia vuole ripartire e non lasciarsi vincere dalle difficoltà.

Ritengo, quindi, che tale presentazione non sia soltanto un momento prezioso – poiché si celebra una delle massime espressioni del barocco veneziano, le opere dell’altare maggiore della basilica del Longhena e il grande artista Giusto Le Court che le realizzò – ma perché si vuole dare un segno di quanto di buono si può fare insieme, con il contributo di tante persone intelligenti e di buona volontà, per il bene e il futuro di questa città.

Questo è un esempio significativo di come sia possibile coniugare bellezza, arte, cultura e dimensione “umana” del vivere, ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare e – si spera – risolvere le grandi questioni che affliggono questa città, unica e originalissima, che è Venezia e che merita di essere riconosciuta – proprio per la sua unicità – anche a livello istituzionale con uno statuto specifico che gliene renda ragione.

Dopo le recenti drammatiche giornate di inusitata acqua alta, guardando le opere e soprattutto l’allegoria fortissima che dall’altare maggiore ci viene consegnata, non senza emozione, possiamo contemplare e riconoscere come attualissima quella giovane donna riccamente adornata – che, in modo eloquente, richiama la città di Venezia di ieri e… di oggi – posta in ginocchio, supplicante, ai piedi della Madonna e poi l’angelo, posto nell’altro lato, che scaccia e allontana la terribile raffigurazione della peste e sembra voler mandar via anche le tante sofferenze e i malanni che hanno afflitto e che ancora oggi affliggono la nostra gente.

Come ho scritto nella pagina che mi è stata richiesta per accompagnare il volume, «vi è qui riassunto tutto l’intenso e costante legame di questa città con la Madonna, che i Veneziani da quasi quattro secoli continuano ad invocare ed onorare come “salvatrice” della città».

Non ritengo una pura casualità che tutto questo sia successo nell’imminente coincidenza della festa popolarissima della Madonna della Salute – di cui pochi minuti fa abbiamo inaugurato il ponte votivo – e quindi dei momenti in cui migliaia e migliaia di veneziani (e non solo) rinnoveranno il voto di quasi quattro secoli fa, con affetto e fiducia, nei confronti di Colei che riconoscono davvero come la loro Madre.

Sono, quindi, riconoscente a tutti coloro che hanno voluto e permesso la realizzazione di questo libro perché ci consente di tornare ad ammirare, con più consapevolezza, opere pregevoli che hanno il merito di offrirci il senso culturale e artistico di ciò che stiamo facendo in questi giorni di festa religiosa e di pellegrinaggio alla Madonna della Salute.

Torniamo, allora, con fiducia e gioia davanti all’altar maggiore della nostra splendida basilica, davanti a questa Donna che Gesù ha voluto, per sé e per ciascuno di noi, quale «Madre attenta e premurosa verso i suoi figli dei quali, per Lei, nulla e niente è irrilevante. Lo ricordino sempre – ho scritto all’inizio del libro – coloro che si accostano e sostano davanti a quest’altare maggiore: per Maria nulla che ci riguarda è irrilevante o di poca importanza!».

Grazie ancora a tutti Voi e lasciatemi rivolgere un ultimo pensiero alla carissima Madonna della Salute – nostra Capitana da Mar e a cui ho di nuovo affidato, in questi giorni, la città di Venezia – perché continui a vegliare incessantemente su tutti noi e a mostrarsi nuovamente a noi come “Madre di speranza” che sollecita, benedice e sostiene tutti i nostri atti di buona volontà e tutte le nostre attività ed imprese a favore del bene, del bello e del vero che ritroviamo in ogni angolo della nostra amata Venezia e della splendida basilica della Salute a cominciare, proprio, dal suo altar maggiore.