Il Patriarca alla Salute: “La santità non è riservata agli adulti. Bisogna scommettere di più sui giovani e investire sul loro futuro”. TESTO INTEGRALE DELL’OMELIA

Si è voluto soffermare sulla santità dei giovani e dei bambini e sulle responsabilità educative nei loro confronti, anche in vista del prossimo Sinodo dedicato a loro, il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia nell’omelia proposta durante la messa solenne celebrata la mattina di martedì 21 novembre in occasione della festa veneziana della Madonna della Salute.

E’ importante riflettere – ha detto il Patriarca nell’omelia pronunciata all’interno della basilica della Salute che ha raccolto i sacerdoti, le autorità civili e militari e i fedeli presenti – “su come incontrare i nostri giovani, come farli sentire soggetti attivi e responsabili, come aiutarli ad entrare nella vita e nel mondo del lavoro, senza estenuanti anticamere, a fare in modo che possano manifestare le loro angosce ed esprimere un amore accogliente verso il dono della vita – concepimento, nascita, fragilità, spegnimento -; ancora dobbiamo chiederci come testimoniare loro il rispetto per il creato e, soprattutto, il senso e l’amore di Dio e dei fratelli. Ed è proprio l’amore verso Dio e i fratelli che ci dice come guardare alla nostra società impegnandoci a riconoscere i diritti delle persone. Tali diritti – prima di situarsi a livello politico – costituiscono una proposta culturale. Il Vangelo è una grande luce che va oltre le emotività e illumina la realtà. Siamo chiamati a rispettare tutti gli uomini e, insieme, ad esprimere i valori della cultura e della storia di cui siamo portatori e che ci hanno plasmato rendendoci comunità vive, intraprendenti, cordiali. Il Vangelo – in quella una sana laicità che fa parte del pensiero sociale della Chiesa – plasma la cultura di un popolo perché sempre si compiano scelte a favore dell’uomo”.

La festa odierna apre al fatto “che Dio chiami a sé i giovani e, addirittura, i bambini. La nostra società si presenta, invece, come pensata e progettata dagli adulti e per gli adulti; una società che non solo non incoraggia i giovani ma, talvolta, li penalizza in modo inaccettabile. Sì, la nostra società posticipa e ritarda tutto… non solo la data della pensione. Come insegna Papa Francesco – e come il V Convegno della Chiesa Italiana (Firenze 2015) ha ripetuto – dobbiamo esser in grado di “uscire”, “annunciare”, “abitare”, “educare” e “trasfigurare” anche il mondo dei giovani. Ma cosa vuol dire in concreto? Innanzitutto che bisogna scommettere di più su di loro, investire sul loro futuro che, poi, è il nostro. Ci vuole più coraggio, più libertà interiore, più distacco da se stessi, più sensibilità verso il bene comune al di là della propria persona. Guardare, in tal modo, al prossimo Sinodo significa – per la comunità cristiana – credere innanzitutto nei giovani, nella loro capacità di “aprirsi” e “donarsi” a Dio e al prossimo, aiutarli (ecco il discernimento) a far sì che Dio entri nella loro vita; vuol dire aiutarli a crescere nella certezza che il Vangelo vissuto non mortifica ma conduce a pienezza l’umano. Oggi, più che mai, bisogna parlare sia all’intelligenza sia al cuore dei giovani, chiamandoli in causa e facendo leva sulla loro generosità e capacità di donarsi spezzando ogni tipo d’individualismo. L’odierna festa liturgica ci aiuta perché Maria, ancora bambina, si offre totalmente a Dio. La nostra cultura, invece, preferisce altri criteri educativi e sembra non conoscere l’avverbio “sempre”; opta per scelte non definitive e ciò contrasta con la logica della stessa vita che è unica e irreversibile! Maria, ancora bambina, si dona totalmente al Signore; Ella comprende quanto Dio è importante nella sua vita e allora si dona a Lui, si pone al Suo servizio, si apre totalmente alla Sua Parola”.

Mons. Moraglia ha quindi ricordato i tanti esempi di santità “giovane” e “bambina”, dai pastorelli di Fatima ad Antonietta Meo, da Maria Goretti a Carlo Acutis a cui ha dedicato una parte della sua riflessione (v. testo integrale in calce). Ed ha infine così concluso: “La grazia e la santità non sono riservate agli adulti. Dio agisce liberamente, interpellando chi vuole e come vuole. Noi uomini, invece, pretendiamo di dettare a Dio i modi e i tempi dell’agire secondo la logica del “politicamente corretto”, ma ciò che è “corretto” agli occhi degli uomini non lo è agli occhi di Dio. I discepoli non devono ragionare secondo il “buon senso” umano, ma secondo la “verità” di Dio. La Madonna della Salute preghi per la nostra amata Chiesa, per la città di Venezia, per coloro che la governano e per tutti gli uomini che Dio sempre ama”.