Orientamenti per la Musica e il Canto nella Celebrazione del Matrimonio

Nell’intento di promuovere uno stile liturgico, che rispetti e valorizzi il ruolo del canto e della musica nelle celebrazioni del Matrimonio, l’Ufficio Liturgico – Sezione Musica e Canto, in collaborazione con l’Ufficio per la pastorale degli sposi e della famiglia, suggerisce alle Chiese del Patriarcato, in particolare ai parroci, ai responsabili del canto e agli sposi, le seguenti indicazioni:
1. Il canto e la musica sono elementi rituali, che fanno un tutt’uno con la celebrazione liturgica, la servono e la integrano. Essi costituiscono un modo singolare ed efficace di esprimere il Mistero che si celebra e hanno lo scopo di manifestare “l’aspetto ecclesiale della celebrazione stessa” (Musicam sacram, 42). Limitarsi a farne solo un ornamento o una specie di colonna sonora significa tradire un’esigenza liturgica fondamentale.
2. Anche la celebrazione del Matrimonio è una celebrazione “ecclesiale”, nel senso che manifesta la Chiesa radunata e la fa diventare sempre più sacramento del Cristo risorto, un segno di speranza per l’umanità. Non è un’azione privata degli sposi, né si fa soltanto per gli sposi. Gli sposi vi entrano come ministri di quella parte che nella celebrazione ha lo scopo di rivelare il rapporto sponsale tra Cristo e la Chiesa attraverso la loro reciproca donazione e alleanza, affinchè nel loro gesto tutti i presenti lo possano riconoscere e per esso diano lode al Signore.
3. Gli sposi, perciò, siano adeguatamente preparati alla celebrazione liturgica del Sacramento, affinché possano sapere ciò che spetta ad essi e ciò che spetta a tutti i partecipanti e possano fare la loro parte con fede e spirito di servizio. Collaboreranno poi gioiosamente e coscientemente affinché con la loro presenza, i loro gesti e le loro parole si manifesti il “mistero grande”(Ef. 5, 32), che si compie in essi e per mezzo di essi nell’assemblea convocata. Non si dimentichino che è l’immagine di Cristo e della Chiesa intimamente uniti che deve trasparire dalla celebrazione del loro Matrimonio. Pertanto sceglieranno quei segni rituali che effettivamente possano favorire la creazione e la percezione di tale immagine, in modo che essa diventi per tutti motivo di lode e di benedizione a Dio e nello stesso tempo anche motivo di festa.
4. Grande importanza assume a questo riguardo la scelta dei canti e della musica. I canti e la musica devono servire a dare una immagine festosa al raduno, ma soprattutto a favorire l’intima unione tra tutti i partecipanti. Perciò nella scelta siano riconosciuti e valorizzati per questa loro importante e necessaria funzione ministeriale (Sacrosanctum Concilium, 112). Non servano solo ad abbellire la celebrazione, ma servano soprattutto a creare e ad esprimere quanto più comunione possibile tra i presenti. A questo scopo sarà opportuno tener conto del contesto generale e del momento particolare in cui vengono collocati, facendo molta attenzione al testo, alla forma musicale, a chi li deve eseguire o ascoltare, al gesto rituale che accompagnano o che interpretano.
5. Pertanto si raccomanda sia agli sposi, sia ai musicisti di dare la priorità assoluta al canto dell’assemblea che sarà presente. Pur tenendo conto della sua atipica composizione, spesso problematica dal punto di vista della “partecipazione attiva, cosciente e responsabile” alle liturgie cristiane, si faccia in modo di garantire almeno i canti rituali essenziali, cioè il ritornello del salmo responsoriale (o anche tutto il salmo, da non sostituire in ogni caso con una canzone popolare che non rispetti il senso e l’atteggiamento interiore che il salmo esprime), l’Alleluia al Vangelo, il Santo e le successive acclamazioni (Mistero della fede, l’Amen della dossologìa) e infine il canto allo spezzare il pane (Agnello di Dio o un’acclamazione equivalente, da non sostituire, però, con un canto sulla pace, che non è previsto dal rituale e rischia di far passare in secondo piano il gesto importante dello spezzare il pane). Qualora si decidesse di cantare anche il Padre nostro, si abbia cura di scegliere una melodia che rispetti l’integrità e la santità di questa preghiera. Non è lecito sostituirla con delle parafrasi o dei rifacimenti arbitrari, spesso anche di pessimo gusto letterario, come quella che viene usata sulle note della famosa canzone Sound of silence di P. Simon. Per gli altri momenti o riti in cui è previsto il canto, ossia inizio, inno di lode, presentazione dei doni, comunione, nulla vieta che a cantare sia solo un piccolo coro o una schola cantorum. In questo caso, però, si provveda che l’assemblea vi possa in qualche modo partecipare, almeno seguendo il testo.
6. Per questi momenti, in particolare, si abbia cura di scegliere dei canti con chiaro contenuto teologico e adatti al momento rituale specifico. Si evitino, invece, rigorosamente quei canti che appartengono al repertorio canzonettistico dei festivals, dei films, dei concerti pop o della musica lirica e che non sono in alcun modo legati all’azione liturgica che si sta compiendo.
7. Qualora in questi momenti la musica fosse limitata al suono dell’organo, si abbia cura di affidare l’incarico all’organista della Comunità, oppure, se questi fosse assente e impossibilitato, a organisti abilitati dall’Ufficio Liturgico Diocesano – Sezione Musica e Canto o che comunque abbiano un’adeguata formazione liturgica, spirituale e professionale, e siano capaci di interpretare non solo dei brani musicali, ma anche il momento e il mistero che si celebra. A tutti comunque si raccomanda di partecipare alla celebrazione con fede e professionalità, entrando in essa come dei celebranti e scegliendo dei brani, che si integrino con lo spirito e i significati della liturgia cristiana del Matrimonio. Scelgano pure ciò che è bello e piace, purchè sia adatto a esprimere e a far percepire prima di tutto la presenza e l’azione di Dio, che si sta celebrando, e nello stesso tempo riesca a mettere l’assemblea nella condizione di una vera partecipazione interiore.
8. Per tale motivo sono inadatte e non più proponibili le tradizionali marce nuziali, consunte dall’uso cinematografico e pubblicitario, che spesso accompagnano l’ingresso degli sposi. Sono espressioni o segnali che, posti all’inizio, sviano dal giusto motivo della convocazione e del raduno, che in ogni caso è la celebrazione del Dio che salva. Piuttosto di aprire lo spirito dei presenti a riconoscere e ad accogliere il mistero e la novità di Dio che si rivela e si dona attraverso gli sposi, rischiano di chiuderlo o di orientarlo altrove. E’ importante, invece, che anche le prime note musicali, specialmente in assenza di un canto processionale d’inizio o di un canto corale, aiutino gli invitati a mettersi alla presenza di Dio e a prepararsi alla lode e alla benedizione. Si sostituiscano pertanto queste marce con qualche bella improvvisazione, se si è capaci, oppure con altri brani del repertorio organistico, più adatti a creare un clima di autentica e originale festa cristiana, nella quale gli sposi stessi, ma anche i più distratti e i meno motivati dei presenti sono invitati a entrare, partecipando con tutta la propria umanità e la propria fede.
Per lo stesso motivo sono da evitare durante la presentazione dei doni o durante la comunione brani operistici, colonne sonore di film, arie o lieds, come la cosiddetta “Ave Maria” di Schübert e di Gounod o il “Largo” di Haendel, nati come canti solistici in particolari contesti culturali, con intenti diversi da quelli necessari per vivere questi due momenti liturgici. Di questi canti, semmai, si può permettere l’esecuzione al di fuori della celebrazione, magari per accompagnare gli sposi nel loro omaggio alla Madre di Dio, oppure durante l’eventuale momento fotografico, oppure all’uscita. E’ necessario, infatti, prestare attenzione non solo al piacere musicale di un brano, ma anche al suo contenuto e al ruolo specifico che deve svolgere nella liturgia. Pertanto, si suonino solo brani che accompagnino e rispettino il senso dell’azione rituale che si svolge, in modo da formare un tutt’uno con essa e la musica non appaia come un corpo estraneo o un motivetto che copre il tempo dell’attesa o l’imbarazzo del silenzio. Si evitino soprattutto motivi di canzoni prive di senso religioso o comunque destinate ad altri ambienti e ad altri contesti. Il repertorio organistico offre molteplici proposte. Bisogna, però, riscoprirle, studiarle ed eseguirle con sapienza musicale e liturgica, affinchè attraverso di esse si possa percepire che l’organista sta esprimendo veramente la propria fede, la propria lode o la propria invocazione, e intende aiutare i presenti a fare altrettanto, favorendo in questo modo l’unanimità della partecipazione.
Si ricorda, inoltre, che durante la Preghiera Eucaristica di norma non si suona, per non coprire la voce del presidente, ma soprattutto per rispettare e far percepire il carattere comunitario di questa azione, che pur essendo compiuta materialmente e prevalentemente dal solo presidente, in realtà richiede il massimo di partecipazione da parte dei presenti, espressa con la proclamazione del Mistero della fede e con l’Amen della dossologìa finale.
9. Un’ultima raccomandazione. In linea con la semplicità e la sobrietà che devono caratterizzare le celebrazioni cristiane e a vantaggio della loro verità e coerenza, si scelgano anche per il canto e la musica forme espressive adeguate, che rispecchiano la realtà dell’assemblea e non le proprie possibilità economiche. La celebrazione del matrimonio non è luogo nè di esibizione, nè di concerto. Tantomeno deve apparire come una fonte di guadagno per chi fa musica o canta per mestiere. Sarebbe in contraddizione con la gratuità di Dio che si sta celebrando. Chi vi partecipa deve farlo prima di tutto per fede. Starà, semmai, alla discrezione e alla sensibilità degli sposi ringraziare con qualche segno di riconoscenza quanti hanno offerto tempo e abilità professionale per la riuscita della celebrazione.
(Conforme alle norme dell’Ordo celebrandi Matrimonium (1969/1990) e agli orientamenti del Direttorio di Pastorale Familiare della C.E.I.(1993).
Il Vicedirettore dell’Ufficio Liturgico Il Direttore dell’Ufficio per la pastorale Responsabile della Sezione Musica e Canto degli sposi e della famiglia D. Franco Gomiero Mons. Silvio Zardon Venezia, 8 maggio 2001