Convegno sulla liturgia delle Chiese del Triveneto – fase diocesana – “Ritrovare forza dall’Eucaristia”
(Zelarino / Centro pastorale Card. Urbani, 20 maggio 2023)
Saluto del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia
Eccellenze, cari sacerdoti, diaconi, religiose, religiosi e fedeli laici presenti e collegati dalle varie sedi delle 15 Diocesi del Triveneto, a tutti il saluto e l’augurio di un proficuo lavoro.
Questa giornata riunisce i delegati delle Chiese del Nordest in vista dell’incontro del 30 settembre a Verona per il momento finale del convegno.
Saluto e ringrazio, sin d’ora, suor Elena Massimi che terrà la relazione principale e orienterà i lavori di questa mattina.
“Ritrovare forza dall’Eucaristia” sono le parole che ci guidano nel nostro percorso che si affianca ed anzi che è parte stessa del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia e del Sinodo della Chiesa universale.
Vogliamo ripartire dall’Eucaristia, avendo ben chiaro che essa è fonte e fondamento; giunge, infatti, dalle parole e dai gesti che Gesù stesso ha compiuto e “trasmesso” ai suoi discepoli, ossia alla sua Chiesa.
L’Eucaristia viene da Gesù e ci è affidata perché è, ogni volta, un rinnovato incontro con Lui. È “rinnovato” nel senso che l’unico evento pasquale si attualizza qui e ora; si tratta, infatti, dell’atto che contiene sacramentalmente, nei segni del pane e del vino, l’evento salvifico.
“Nell’Eucaristia e in tutti i sacramenti – ricorda Papa Francesco nella lettera Desiderio desideravi – ci viene garantita la possibilità di incontrare il Signore Gesù e di essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti” (Papa Francesco, Lettera apostolica Desiderio desideravi, n. 11). Dal gesto di Gesù, dalle sue parole, nasce l’Eucaristia della Chiesa.
Liturgia – (da laós ‘popolo’ e érgon ‘opera’) – è l’azione di Dio “in favore” del popolo e poi azione del popolo che si unisce a quella di Dio.
La Chiesa è innanzitutto “generata” dall’Eucaristia e poi “confeziona” l’Eucaristia. Sul piano del mistero, infatti, è l’Eucaristia a “realizzare”, ossia a rendere presente la Chiesa, mentre sul piano del segno e del ministero è la Chiesa che compie il gesto eucaristico.
“Ritrovare forza dall’Eucaristia” vuol dire accogliere ed esprimere un’esistenza “eucaristica”, capace di rendimento di grazie; il gesto eucaristico abilita la comunità celebrante a vivere quella vita che annuncia la morte del Signore e ne proclama la risurrezione nell’attesa della venuta.
La frase che Romano Guardini pone nella prefazione del suo libro I santi segni assume un valore particolare se riferita all’Eucaristia: «La liturgia è un mondo di vicende misteriose e sante divenute figura sensibile: ha perciò carattere soprannaturale. È dunque necessario, innanzitutto apprendere l’atto di vita con cui il credente intende, riceve, compie i santi “segni visibili della grazia invisibile”. Si tratta di ”educazione liturgica”, non di insegnamento liturgico che naturalmente non è da disgiungersi dalla prima: di un avviamento, o almeno di una sollecitudine a vedere e a compiere, in pienezza di vita, i “santi segni”». (Romano Guardini, I santi segni, Morcelliana Brescia 1960, p.8).
I segni visibili sono sempre il veicolo della realtà: prima di tutto viene la Parola, il segno più umano che esiste, e poi i gesti.
La liturgia – scrive Sacrosanctum Concilium – “è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi… Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza” (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium n. 7).
Tanti, e differenti, sono i segni che caratterizzano la liturgia: c’è il silenzio, il canto, il linguaggio del corpo, i gesti comunitari. La dimensione ultima dell’Eucaristia, nel coinvolgimento antropologico, è la stessa carità di Cristo che si manifesta nel linguaggio della carità espressa dalla lavanda dei piedi.
«“Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione” (Lc 22,15). Le parole di Gesù (…) sono lo spiraglio attraverso il quale ci viene data la sorprendente possibilità di intuire la profondità dell’amore delle Persone della Santissima Trinità verso di noi» (Papa Francesco, Lettera apostolica Desiderio desideravi, n. 2).
La carità di Cristo si traduce in novità di vita, verità di vita, giustizia di vita; per questo l’Eucaristia esonda e la si vive nella città attraverso comunità in grado di rendere visibile e concreta un’esistenza “eucaristica”.
La forza della Chiesa è che l’Eucaristia è sempre ed anche un segno escatologico. E quindi ci aiuta a sperare, ci spinge a tenere fisso lo sguardo sulle realtà ultime, ma camminando nella fede e nella carità che sono generative ed espressive della speranza cristiana. “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”: è il mysterium fidei.
Nascono i problemi quando costringiamo tale grande mistero in interpretazioni psicologiche o politiche che riducono l’Eucaristia alle sole dimensioni umane oppure si cede a quello che è stato definito un “soggettivismo imperante” e che pone al centro se stessi (celebrante o comunità) con le proprie idee e suggestioni. In tutti questi casi si finisce per mettere la liturgia a servizio di realtà e dimensioni che, invece, dovrebbero esse fare riferimento all’Eucaristia.
L’altro rischio – speculare ed opposto – è quello del formalismo, del rito per il rito, della gestualità fine a se stessa: qui non si comprende, invece, che la liturgia è espressiva di una vita di Chiesa che è continuamente rinnovata, sorretta e guidata dallo Spirito Santo.
Nella Desiderio desideravi, non per nulla, Papa Francesco afferma che la liturgia – ben concepita nel suo senso teologico e ben celebrata – è, per la sua stessa natura, “l’antidoto più efficace” contro i “veleni” e le “forme distorte” di cristianesimo (cfr. Papa Francesco, Lettera apostolica Desiderio desideravi, n. 2).
Anche il nostro convenire come Chiese che sono nel Triveneto, per “ritrovare forza dall’Eucaristia” vuole aiutarci a crescere in Cristo, lasciandoci stupire ancora dalla grandezza del dono ricevuto ed affidato, rinnovando l’impegno e la testimonianza per l’annuncio del Vangelo attraverso persone e comunità autenticamente “eucaristiche”.