Ordinazione episcopale del Vescovo eletto di Chioggia mons. Giampaolo Dianin
(Padova, 16 gennaio 2022)
Saluto del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia
Caro Vescovo Giampaolo,
è con grande gioia che noi Vescovi del Triveneto e della Metropolia di Venezia viviamo questo momento che segna in modo indelebile la tua vita e anche quella delle nostre Chiese. Sei qui oggi con la tua storia, quella della tua famiglia e delle comunità a cui hai dato molto e dalle quali molto hai certamente ricevuto.
Un pensiero grato va al Vescovo Claudio e alla Chiesa che è in Padova, la Chiesa del tuo battesimo e del tuo sacerdozio; desidero anche menzionare la Chiesa che è in Chioggia e il Vescovo Adriano a cui, fra pochi giorni, subentrerai come nuovo pastore, ossia come un fratello tra fratelli, chiamato ad essere padre e compagno di strada che si lascia guidare dalla Sapienza del Vangelo a partire dalle concrete e quotidiane fragilità degli uomini.
Come Vescovo sarai chiamato a promuovere la comunione, non a partire da te stesso e dai tuoi gusti personali, ma da Lui, il Signore Gesù, che è la via perché è la verità e, quindi, Colui che dona la vita (cfr. Gv 14,6).
Caro Vescovo Giampaolo – come abbiamo ascoltato nel Vangelo – l’indicazione data da Maria, a Cana di Galilea, a chi serviva al banchetto nuziale, ti guidi e sia la tua bussola: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Sì, fedeltà alla Parola di Gesù e alla Sua persona sono le risorse e le garanzie del Vescovo e della sua Chiesa; risorse e garanzie che pagano sempre, te ne accorgerai presto.
L’inizio del tuo episcopato cade in un tempo difficile. La pandemia perdura e non chiede “permessi” di sorta a nessuno. Contagia i corpi, affatica gli spiriti, logora le volontà, mette alla prova persone e comunità e, soprattutto, i più deboli: bambini, giovani, anziani, famiglie. Molti, in questi mesi, si sono interrogati come mai prima.
Vivere questo tempo come “opportunità” e “grazia” non è uno slogan ma il cammino sapienziale delle nostre Chiese chiamate a vivere in spirito sinodale una speranza affidabile che deve caratterizzare ogni giorno.
Papa Francesco sottolinea che solo lo Spirito Santo garantisce l’autentico percorso sinodale, differenziando la Chiesa dalle altre assemblee umane – partiti politici, manifestazioni sociali -. È vero: solo dove è lo Spirito, lì è la Chiesa.
Olivier Clément – teologo ortodosso – a proposito della Chiesa dice: “Corpo di Uno della Santa Trinità… è in seno all’umanità l’elargizione dell’amore trinitario… Unità assoluta che coincide con la diversità assoluta” (Oliver Clément, La Chiesa ortodossa, Queriniana Brescia 1989, pag. 56 e ss.).
L’invito è, quindi, a vivere l’unità nella differenza, la diversità nella comunione. Pluriformità, allora, è il termine più opportuno che tiene insieme le diverse esigenze della fede, della spiritualità, delle scelte pastorali.
Ancora Papa Francesco dice: “…siamo chiamati: all’unità, alla comunione, alla fraternità che nasce dal sentirci abbracciati dall’unico amore di Dio. Tutti, senza distinzioni, e noi Pastori in particolare, come scriveva San Cipriano: «Dobbiamo mantenere e rivendicare con fermezza quest’unità, soprattutto noi Vescovi che presiediamo nella Chiesa, per dar prova che anche lo stesso episcopato è uno solo e indiviso» (De Ecclesiae Catholicae Unitate, 5). Nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito” (Papa Francesco, Discorso nel momento di riflessione all’inizio del cammino sinodale, 9 ottobre 2021).
L’impegno, nel cammino sinodale, è perseguire l’unità nel Signore Gesù, “Uno della Santissima Trinità”, in cui ciascuno partecipa l’unità nella differenza.
Caro Vescovo Giampaolo, il nostro augurio – come Vescovi del Triveneto – è che tu possa avvertire l’affetto della tua Chiesa e di chi, con te, condivide la grazia e la responsabilità dell’episcopato.
La Beata Maria Vergine della Navicella vegli su di te e sulla Chiesa di Dio che è in Chioggia. Affidarsi a Lei è la risposta al disegno salvifico di Cristo e l’impegno ad approfondire i contenuti della consacrazione battesimale che ci costituisce popolo di Dio.
Chi ci aiuterà a trasformare la vita in un dono, in un continuo “sì” alla volontà del Signore, ad aprire il cuore a Cristo, a lasciare penetrare il mistero della Redenzione nella nostra vita e in quella della nostra gente? Maria, la prima discepola, Madre della Chiesa, ossia di tutti: pastori e fedeli.
Caro Vescovo Giampaolo, Dio ti benedica!