Saluto del Patriarca durante la Veglia di preghiera per l’inaugurazione della Chiesa Cattedrale del Patriarcato Copto Ortodosso a Venezia alla presenza di Sua Santità Papa Tawadros II (Campalto, 14 ottobre 2023)
14-10-2023

Veglia di preghiera per l’inaugurazione della Chiesa Cattedrale del Patriarcato Copto Ortodosso a Venezia

alla presenza di Sua Santità Papa Tawadros II (Campalto, 14 ottobre 2023)

Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Santità,

è per me motivo di gioia vivere con Lei e con la Chiesa Copto Ortodossa il gesto così antico, solenne e santo della consacrazione della nuova Chiesa Cattedrale.

Quanto si celebra, infatti, non è un rito significativo solo per la comunità copta che vive in questo territorio o per tutta la Chiesa copta. È molto di più: è un atto significativo per l’intera Chiesa e la città di Venezia chiamata, oggi più che mai, a riscoprire l’origine della propria storia che, insieme alla Chiesa di Alessandria, condivide le medesime radici che ci riconducono al santo evangelista martire Marco.

Viviamo tempi agitati da conflitti sanguinosi e da tragedie che riguardano singole persone, intere comunità e popoli; tragedie troppo spesso dimenticate. Sono ancora nei nostri occhi le immagini terribili delle violenze perpetrate in questi giorni in Medio Oriente, in Europa, in Asia, in Africa. Quante poi sono le guerre nel mondo sconosciute del tutto o quasi!

Sono nei nostri cuori anche le sofferenze del popolo armeno e di tanti cristiani nel mondo che, nel silenzio assordante e inescusabile dei media, subiscono persecuzioni e vessazioni d’ogni genere testimoniando soprattutto a noi cristiani d’Occidente tutta la potenza di una fede limpida e vera.

Non possiamo altresì dimenticare il dolore di tanti uomini e donne costretti ad abbandonare le proprie case e i propri affetti per sfuggire alla morsa della fame, della guerra e dei cambiamenti climatici.

Dobbiamo interrogarci, infine, seriamente sulla piega che il nostro Occidente, apparentemente in pace, sta assumendo con processi di secolarizzazione che – animati da un relativismo e da un individualismo sempre più marcati, in nome di una falsa idea di libertà – giungono a consegnare l’uomo a forme inedite di schiavitù spirituali ed esistenziali, erodendo dalle fondamenta il mistero della persona e della sua dignità nonché gettando nella società i semi di una insanabile discordia. E pensiamo anche alla violenza del pensiero unico dominante o del linguaggio politicamente corretto che dice o non dice a seconda dell’uditorio che si ha dinanzi.

Davanti alle grandi sfide che ci attendono, dunque, avvertiamo il bisogno di uno slancio più deciso verso il Dio trascendente, attraverso la fede che ci riconduce al Dio unico, creatore e salvatore del mondo: Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio, Signore del tempo e della storia. In Lui noi riconosciamo la sorgente della nostra speranza e siamo coscienti che, unicamente attraverso la testimonianza comune di una reciproca carità, per noi cristiani sarà possibile far risuonare la lieta notizia del Vangelo che ogni uomo attende e che le nostre Chiese, per prime, hanno ricevuto da san Marco.

Nell’unità dei cristiani si cela allora il seme della riconciliazione che riguarda un mondo ferito dalle divisioni ed è proprio a tale unità che, prima di ogni altra cosa, siamo chiamati a guardare e costruire giorno per giorno. Come è bello vedere oggi riuniti i rappresentanti delle tradizioni cristiane presenti a Venezia! Com’è bello, tutti insieme, poter ringraziare il Signore per questa nuova Chiesa Cattedrale e per averci donato nell’Evangelista Marco un padre comune nella fede.

Come sant’Aniano, suo primo discepolo e di cui oggi sono lieto di donare – a nome della Chiesa che è in Venezia – la venerabile reliquia, ci vogliamo porre tutti e di nuovo alla sua sequela per mostrare al mondo -diviso dalla discordia – l’unità dell’amore che solo Dio sa donare.

Guardiamo al futuro con la speranza della fede e il desiderio di crescere ancora in questa reciproca amicizia che non nasce dagli uomini ma da Dio, nella certezza che, in essa e per essa, il Signore manifesterà a tutti noi la sua grazia.