Saluto del Patriarca all'incontro con una delegazione di partecipanti alla Conferenza sull’Innovazione / 7° edizione del Forum italo-tedesco organizzato da ITKAM – Camera di Commercio Italiana per la Germania (Venezia / Palazzo Patriarcale, 12 novembre 2019)
12-11-2019

Incontro con una delegazione di partecipanti alla Conferenza sull’Innovazione / 7° edizione

del Forum italo-tedesco organizzato da ITKAM – Camera di Commercio Italiana per la Germania

 (Venezia / Palazzo Patriarcale, 12 novembre 2019)

 Saluto del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Gentili Signore e Signori,

il nostro incontro avviene proprio nei giorni in cui si fa memoria del trentesimo anniversario della caduta – pacifica – del muro di Berlino. E il ricordo di questa data riporta alla luce quanto Europa e Germania hanno vissuto in termini di conquiste di civiltà, di pace e di unione – e non più separazione o conflitto – tra popoli e stati ma anche in termini di eventi drammatici che hanno, purtroppo, contraddistinto il secolo trascorso e quello appena iniziato. Oggi abbiamo tutti dinanzi la sfida della immigrazione.

In Italia e Germania – come nell’intera Europa – viviamo, indubbiamente, un tempo caratterizzato non solo dagli effetti di una crisi da cui si stenta ad uscire ma anche dall’enorme e perdurante sfida della globalizzazione i cui effetti, forse, non sono ancora percepiti e pienamente conosciuti nella loro totalità. L’immigrazione è anche figlia (non solo) della globalizzazione.

Anche l’Italia e la Germania hanno, quindi, dovuto affrontarla e se, da un lato, l’Italia oggettivamente ne ha sofferto e ne soffre da tempo, ora, anche la Germania – come indicano gli ultimi dati economici – è chiamata a confrontarsi con essa. Tutto questo ci porta a comprendere come oggi non si possa più vivere e ragionare da soli, sia in campo politico, economico, finanziario e commerciale. La guerra dei dazi preoccupa non poco.

Tutto è interconnesso e la crisi di un Paese ha correlazioni con altri. Basti ricordare, ad esempio, che la Germania assorbe quasi il 13% dell’export italiano con punte del 20% ed oltre, nel settore delle materie prime per l’industria automobilistica. Abbiamo così l’idea di cosa comporta, per le aziende italiane, il rallentamento dell’economia tedesca.

Per affrontare le non facili “circostanze” economiche e sociali che, periodicamente, discendono dalla globalizzazione, ogni Paese deve essere consapevole dei propri punti di forza e delle proprie debolezze facendo tesoro delle esperienze altrui.

Così la Germania è in grado di fornire idee e soluzioni all’avanguardia per l’inserimento dei giovani nel nuovo mondo del lavoro (con scenari ancora inesplorati) mentre l’Italia può dire la sua, come pochi, nell’ambito della creatività – penso al made in Italy -; la Germania può indicare soluzioni di efficiente amministrazione delle realtà locali mentre l’Italia può dare un contributo significativo allo sviluppo di un tessuto economico che rivaluti il ruolo delle piccole imprese.

Globalizzare, dunque, non può significare uniformare e rendere tutto omogeneo ed appiattito su modelli comuni. Significa, piuttosto, proficua collaborazione e sinergia, contatto e scambio di esperienze e idee da cui ogni realtà può trovare e trarre sempre il meglio.

Credo che questa – sostenuta da un’indispensabile fiducia nel futuro e anche da uno spirito di reale apertura ed autentica accoglienza – sia la strada opportuna per rendere il domani non un grigio appiattimento ma un fiorire di novità e di esperienze, verso una società più giusta ed economicamente solida.

Qui si gioca il futuro di una Europa efficiente ma solidale, che abbia a cuore i diritti intangibili della persona umana considerata sia nelle sue fragilità sia nelle sue risorse.