Saluto del Patriarca all'incontro con il Card. Peter Turkson sull’enciclica “Laudato si’” (Duomo S. Lorenzo - Mestre, 21 settembre 2015)
21-09-2015
Incontro con il Card. Peter Turkson sull’enciclica “Laudato si’”
Saluto del Patriarca mons. Francesco Moraglia
(Duomo S. Lorenzo – Mestre, 21 settembre 2015)

Saluto tutti e, in particolare, il card. Peter Turkson che, oltre a essere presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, ha collaborato nella stesura dell’enciclica Laudato sì. Stasera il Cardinale ci aiuterà a comprendere meglio alcuni temi e sollecitazioni che il Santo Padre  offre in questo importante testo.
“La sfida urgente” nella cura della “nostra casa comune” – avverte  il Santo Padre fin dall’inizio – consiste nell’ “unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare” (n.13). L’enciclica è un appello accorato “a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti – continua il Papa –, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti” (n. 14).
L’enciclica – che costituisce un importante capitolo della dottrina sociale della Chiesa – è da approfondire, con attenzione, sia a livello personale sia comunitario nelle nascenti collaborazioni pastorali che si pongono come il futuro della nostra Chiesa particolare.
Le linee pastorali dell’anno intendono essere, attraverso i cenacoli e le collaborazioni parrocchiali, un cordiale invito alla conversione pastorale a cui Papa Francesco fa riferimento nel primo capitolo dell’Evangelii gaudium: “La trasformazione missionaria della Chiesa” (cfr. nn. 20-49) e, a cinquant’anni dalla conclusione del concilio Vaticano II, alla ecclesiologia di comunione (vescovo, presbiteri, diaconi, consacrati e laici); a tutte le parrocchie si chiede di entrare con fiducia nella logica della condivisione delle comuni fragilità e delle comuni risorse.
Come ho già avuto modo di dire nella mia intervista a Gente Veneta di fine giugno 2015, mi ha colpito il fatto che non si tratta di un’enciclica scontata e neppure di uno scritto  “solo” ambientale o ecologico in senso stretto.
Nella “Laudato si’”, infatti, il Papa indica e chiama per nome i dissesti ecologici e ambientali che sono sotto gli occhi di tutti ma anche, e soprattutto, ricerca con coraggio e franchezza evangelica la radice profonda dei problemi e dei mali che li hanno generati e li alimentano. E non disgiunge mai la questione ambientale dall’ecologia umana, secondo una visione ed un pensiero integrale dell’uomo e del creato, sempre in rapporto con il Dio Creatore e Redentore. Il tutto, poi, è costantemente accompagnato da una viva e coinvolgente concretezza che sollecita ciascuno di noi, nessuno escluso, all’auspicata “conversione ambientale”.
Con questo metodo e con questi contenuti non scontati, Papa Francesco ci ha voluto dire come assumere “tutta” la realtà – senza parzialità o, peggio, derive ideologiche – e sempre con la volontà d’andar oltre una generica e scontata denuncia, impegnandosi in una fondazione del discorso a livello antropologico ed etico, attingendo ai grandi temi della dottrina sociale cristiana tra cui il bene comune, la destinazione universale dei beni, i principi di solidarietà e sussidiarietà non solo tra i componenti della nostra generazione ma tra le generazioni: genitori, figli, nipoti. La sfida non è solo sincronica, ossia non riguarda solo il nostro tempo, ma diacronica, ovvero riguarda la nostra generazione e quelle future.
Rispondendo a una domanda del settimanale diocesano Gente Veneta avevo già osservato che alcuni passaggi dell’enciclica sembrano appositamente scritti per la città di Venezia, dalle zone d’acqua (di laguna e di mare) a quelle più interessate da una profonda bonifica e riconversione post-industriale o agricola.
Mi auguro che, già a partire da questa sera, nei vari ambiti di impegno, lavoro o servizio, possiamo farci ancor più carico della nostra città e del nostro territorio secondo lo spirito dell’enciclica.
Anche di fronte alle delicatissime sfide che l’epoca presente pone alla nostra comunità locale, nazionale e internazionale – in termini di accoglienza, integrazione e comune convivenza – risaltano  le parole del Papa nella prima parte dell’enciclica “Laudato si’” e che, in conclusone, propongo alla vostra attenzione: “Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vescovi del Sudafrica, «i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio». Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità” (n. 14).