Saluto del Patriarca alla solenne concelebrazione eucaristica per l’ingresso in Diocesi del nuovo Vescovo di Chioggia Mons. Giampaolo Dianin (Chioggia, 30 gennaio 2022)
30-01-2022

Solenne concelebrazione eucaristica per l’ingresso in Diocesi del nuovo Vescovo di Chioggia mons. Giampaolo Dianin

(Chioggia, 30 gennaio 2022)

Saluto del Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia

 

 

Carissimi,

in questa giornata così importante per la Chiesa che è in Chioggia, sono con voi in quanto Metropolita della Provincia Ecclesiastica Veneta.

Un cordiale saluto al Vostro nuovo pastore, il Vescovo Giampaolo, che viene a Voi – come ha detto il giorno dell’ordinazione episcopale – con il suo sorriso e i suoi sogni.

Con gratitudine mi rivolgo al Vostro antico pastore, il Vescovo Adriano, che in questi anni ho imparato ad apprezzare e stimare come uomo libero, sempre desideroso del bene di quanti, di volta in volta, sono stati affidati alle sue cure pastorali.

Al popolo di Dio che è in Chioggia, ai ministri ordinati, alle persone consacrate e ai fedeli laici dico che essere popolo di Dio significa non solo essere “di” Cristo ma, qualcosa di più, ossia essere “in” Cristo, vale a dire essere il suo stesso corpo.

Il capitolo 15 del vangelo di Giovanni ci aiuta a comprendere: Gesù è la vite, noi i tralci; Lui è il corpo “totale”, noi le Sue membra. Tutti, come Sue membra vive, tutti insieme siamo in cammino verso il Regno.

Fedeli e pastori, Chiesa e Vescovo, sono quindi chiamati a guardare all’unico Pastore, a Gesù, il Signore; è Lui che ci chiede di vivere la comunione in una carità che sa dire la verità e in una verità che genera amore.

La Chiesa, popolo di Dio, non è costituita dalla somma dei singoli individui, tanti giustapposti fra loro; essa, piuttosto, è un organismo vivente e plasmato dallo Spirito Santo. La Chiesa è evento e realtà che precede i singoli discepoli resi tali grazie ad essa che, a sua volta, è frutto dello Spirito Santo, ossia il dono pasquale di Cristo risorto.

È bello ribadire tale realtà e bellezza della Chiesa proprio mentre viviamo la prima tappa del cammino sinodale che accomuna le Chiese che sono in Italia.

Ripropongo, a tale proposito, le parole di chi, proprio cento anni or sono – era l’inizio degli anni Venti dello scorso secolo -, ha saputo proporre un pensiero ecclesiologico che riprendeva l’antichissima tradizione della Chiesa.

Si tratta di Romano Guardini, nato a Verona nel 1886, che scriveva: «Esiste la collettività religiosa, ma non come una semplice somma di individui singoli e chiusi in se stessi, bensì come una realtà che trascende i singoli: la Chiesa… L’immagine della Chiesa Corpus Christi Misticum, come si dispiega nelle epistole di san Paolo agli Efesini e ai Colossesi, riacquisti una forza nuova» (Romano Guardini, La realtà della Chiesa, Morcelliana, 1979, pp. 31-32).

Questo è il mio augurio, unito alla preghiera per voi tutti. Tale unità deve essere – per la Chiesa che è in Chioggia – un appartenere sempre più vivo e reale al Signore Gesù riscoprendone la bellezza. Fede, speranza e carità si esprimono in pienezza nella Parola di Dio, nella liturgia, nel dogma.

Si tratta di non essere soltanto una collettività, ma una vera comunità. Non solo movimento religioso, ma Chiesa del Signore Gesù.

Carissimi Vescovi Giampaolo e Adriano, auguro a voi e alla Chiesa che è in Chioggia il dono di una santità umile, coraggiosa e dirompente in queste belle terre che sono poste sotto il presidio della Beata Maria Vergine della Navicella.