Saluto del Patriarca al Convegno internazionale di studi "Riforma del cattolicesimo? Le attività e le scelte di Pio X" (Venezia, Studium Generale Marcianum - 25 ottobre 2013)
25-10-2013
Convegno internazionale di studi
“Riforma del cattolicesimo? Le attività e le scelte di Pio X”
(Venezia, Studium Generale Marcianum – 25 ottobre 2013)
Saluto del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia
Eccellenza reverendissima,
Monsignor rettore,
Chiarissimi docenti
Carissimi studenti,
Gentili signori e signore,
a tutti porgo il benvenuto a nome della Chiesa che è in Venezia; un particolare ringraziamento per la sua presenza all’Arcivescovo Gianfranco Gardin, vescovo di Treviso, diocesi che promuove il Convegno Internazionale di studi: ‘Riforma del cattolicesimo? Le attività e le scelte di Pio X’ e presidente del Comitato Scientifico.
Quando all’inizio del secolo scorso, nel pieno dell’estate del 1903, il veneto Giuseppe Melchiorre Sarto – allora patriarca di Venezia da una decina d’anni – fu eletto nuovo Romano Pontefice, si compiva certamente una di quelle ‘sorprese’ che Dio sa ripetutamente inserire e intrecciare nelle complesse vicende storiche del mondo, della Chiesa e delle persone per rinnovare e purificare con una forza ed una fantasia che, gli uomini, non sarebbero in grado di mettere in campo. Ne saranno poi un’evidente riprova – per fare degli esempi – anche gli esiti degli ultimi conclavi del secolo appena trascorso e che porteranno al soglio di Pietro un altro umile patriarca di Venezia (Albino Luciani) e poi un uomo venuto da ‘un Paese lontano’ o, meglio, dall’Est (Karol Wojtyla). E si potrebbe aggiungere, a buon titolo, pure l’ultimo, recentissimo conclave che ci ha dato Papa Francesco, giunto nientemeno che (sono state le sue parole) dalla ‘fine del mondo’.
Le cronache e la storia ci raccontano che in quel conclave dell’inizio del XX secolo – resosi necessario per la morte di Leone XIII, Papa per oltre 25 anni – erano altri i candidati forti e più accreditati. Eppure le vicende storiche e politiche dell’epoca portarono i cardinali, alla fine, a convergere sulla figura bella e singolare di Giuseppe Sarto, nato a Riese in provincia di Treviso la sua era una famiglia veneta di origini, dim origini modeste ma fiera.
              
L’inattesa ‘sorpresa’ di diventare Papa è riportata espressamente nella sua enciclica programmatica E supremi in cui accenna alle ‘lacrime e calde istanze’ con cui si adoperò in ogni modo per cercare di ‘allontanare questo formidabile peso del Pontificato’. Si aggrappò, allora, letteralmente alle parole e all’atteggiamento di Sant’Anselmo – in analoga occasione – per esprimere il suo stato d’animo e i suoi propositi: “Io, più somigliante pel colore ad un morto che ad un vivente, ero pallido per lo stupore e per l’affanno. E all’elezione di me fatta, o meglio alla fattami violenza, finora, parlando con severità, ho riluttato quanto ho potuto. Ma già, voglia o no, sono costretto di confessare che i giudizi di Dio resistono ogni dì più ai miei sforzi, talché non vedo di poter scampare. Per lo che, vinto dalla violenza non tanto degli uomini, quanto di Dio contro la quale non v’ha accortezza, capisco non rimanermi altro partito, che, dopo aver pregato quanto ho potuto ed essermi adoperato affinché questo calice, ove fosse possibile, passasse da me senza che lo bevessi, posponendo il mio sentimento e la mia volontà, mi rimetta interamente al consiglio ed alla volontà di Dio” (Pio X, Lettera enciclica E supremi). E, di suo, Papa Sarto aggiungeva subito: ‘Pure, poiché al voler divino piacque di sollevar la Nostra bassezza a tanta sublimità di potere, pigliamo coraggio in Colui che Ci conforta; e ponendoCi all’opera, appoggiati nella virtù di Dio, proclamiamo di non avere, nel Supremo Pontificato, altro programma, se non questo appunto di “ristorare ogni cosa in Cristo” cotalché sia “tutto e in tutti Cristo” (Pio X, Lettera enciclica E supremi).
Davvero, nella storia tutto è saldamente nelle mani di Dio, anche se la libertà degli uomini vi svolge certamente un ruolo essenziale; Dio, in ogni caso, interloquisce sempre con l’uomo, ne rispetta la libertà ed anzi l’esalta. Ecco allora che in questa prospettiva va letta senz’altro anche l’elezione al soglio pontificio di un uomo di Chiesa che non proveniva dalla carriera diplomatica né poteva vantare un particolare curriculum studiorum.
Giuseppe Sarto era principalmente ‘pastore d’anime’, nel senso più alto e nobile del termine: aveva esercitato il suo ministero a Tombolo (nel Padovano) e poi a Salzano (in provincia di Venezia), prima di diventare canonico della cattedrale di Treviso e direttore spirituale in Seminario e poi, in seguito, vescovo di Mantova e patriarca di Venezia, città e Chiesa a cui rimase sempre legato in modo originalissimo. Ebbene, forse proprio perché essenzialmente ‘pastore d’anime’ – uomo, cioè, attento e tutto dedito alla vita pastorale, sensibile e lungimirante di fronte alla vita delle persone e del territorio a lui affidati – fu capace di esercitare un’azione riformatrice di ampio raggio e profondamente incisiva nella vita della Chiesa ed ora lo veneriamo come Santo e ci disponiamo a ravvivarne, con gratitudine e riconoscenza, la memoria anche attraverso le iniziative pensate per sottolineare doverosamente l’ormai vicino centenario della morte.
Come è noto, il periodo storico in cui S. Pio X svolse il suo pontificato (1903-1914) fu segnato da profondi conflitti sociali, da rapporti problematici tra la Chiesa ed i governi nazionali e da sfide di natura politica, come il diffondersi del socialismo, ma anche culturali e religiose, come il ‘modernismo’. Ebbene, ‘S. Pio X affrontò queste sfide con decisione e al tempo stesso con grande sensibilità e cura pastorale. Sentì che il suo primo compito era quello di custodire la fede del suo popolo, di rinvigorire l’adesione a Cristo Risorto, di rinnovare la vita della Chiesa per il bene di tutta la società’ (Conferenza Episcopale Triveneto, La prima comunione all’età dell’uso della ragione. Nota dei Vescovi a cento anni dal decreto «Quam Singulari» voluto da S. Pio X (1910) – Zelarino, 1 giugno 2010).
Questo intento era chiarissimo già nel suo motto Instaurare omnia in Cristo (Ef 1,10) e nell’enciclica Il fermo proposito (del 1905), rivolta ai vescovi d’Italia e in cui ribadiva con forza che bisognava dare a Cristo un posto di rilievo nella costruzione della famiglia, della scuola, della società tutta intera: “Restaurare tutto in Cristo è stata sempre la divisa della Chiesa, ed è particolarmente la Nostra nei trepidi momenti che traversiamo. Ristorare ogni cosa, non in qualsivoglia modo, ma in Cristo: “in Lui, tutte le cose che sono in Cielo ed in terra”, soggiunse l’Apostolo: ristorare in Cristo non solo ciò che appartiene propriamente alla divina missione della Chiesa di condurre le anime a Dio, ma anche ciò che (‘) da quella divina missione spontaneamente deriva, la civiltà cristiana nel complesso di tutti e singoli gli elementi che la costituiscono’ (Pio X, Lettera enciclica Il fermo proposito).
L’azione riformatrice di Papa Sarto toccò, in tal modo, tutti gli aspetti della vita ecclesiale – catechistico, liturgico, pastorale, legislativo e disciplinare – e mirò, soprattutto, al rinnovamento spirituale del clero e dei fedeli. Sono certo che anche i lavori di questo convegno di studi aiuteranno a metterne in giusto rilievo la splendida e luminosa figura.