Saluto del Gran Cancelliere e Patriarca di Venezia al Dies academicus 2022/23 della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X (Venezia, 26 ottobre 2022)
26-10-2022

Dies academicus 2022/23 della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X

(Venezia, 26 ottobre 2022)

Saluto del Gran Cancelliere e Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Rivolgo un saluto, innanzitutto, a S. E. il Card. Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che ha accolto l’invito a tenere la prolusione in questo Dies che inaugura ufficialmente l’anno accademico 2022/23 della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X.

Saluto i Confratelli Vescovi oggi qui presenti, il Preside don Benedict, i suoi collaboratori, i docenti, gli studenti e il personale amministrativo della Facoltà. A tutti va l’augurio di un anno proficuo e di crescita, sia a livello personale sia per tutta la comunità formativa.

Un pensiero riconoscente va al Santo Padre Francesco il quale, nell’avviare il Cammino sinodale attualmente in corso, ha esortato l’intero Popolo di Dio a rendersi protagonista di questo movimento nel quale, attraverso l’ascolto e l’obbedienza allo Spirito Santo, la Chiesa è chiamata a rinnovarsi, a rendersi cioè sempre più conforme al volto di chi ama gli uomini, desidera il loro bene e per questo annuncia loro con forza Gesù Cristo.

Tale pensiero è stato efficacemente espresso da Madeleine Delbrêl: «Troppo poco gli uomini capiscono che “la Chiesa li ama” – anche la Chiesa considerata nei suoi aspetti istituzionali e gerarchici – e troppo poco questa Chiesa si preoccupa di far capire il suo amore per gli uomini».

In tal senso la sinodalità appartiene alla dinamica della riforma della Chiesa che mira ad una fedeltà più grande al Vangelo; a partire da tale logica si dà la riforma dal “basso” verso l’“alto”, dalla “periferia” al “centro” e poi ancora dall’ “alto” al “basso”, con un discernimento ecclesiale che è garanzia di una riforma autentica.

Nella sinodalità, colta secondo tale prospettiva, si colloca l’andare verso il centro e il cuore della Chiesa al quale corrisponde pure il movimento che dal centro si diffonde nella periferia. Tale idea fu già espressa da Paolo VI nel motu proprio Sollecitudo omnium Ecclesiarum sul servizio dei Legati del Romano Pontefice del 24 giugno 1969.

Paolo VI, nel presentare la figura e il servizio dei Legati pontifici alla luce dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, colloca l’ufficio del Rappresentante pontificio in questa duplice dinamica. Tra la sollecitudine per tutte le Chiese – propria dell’ufficio primaziale del Romano Pontefice, successore dell’Apostolo Pietro – e le Chiese particolari – nelle quali vive e opera il mistero della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica – si situano così i Legati del Romano Pontefice.

Il servizio del Rappresentante pontificio scaturisce dall’ufficio primaziale del Vescovo di Roma. Egli rappresenta la Sede Apostolica promuovendo, nell’ambito in cui è inviato, il necessario rendersi presente in tutte le regioni della terra del Successore di Pietro, che è perpetuo e visibile principio e fondamento di unità.

In tal modo la presenza del Legato pontificio presso le Chiese particolari si comprende adeguatamente nella prospettiva ecclesiologica in cui la Chiesa, nei suoi aspetti teologici e sociali, non si identifica con la Chiesa locale ma piuttosto, poiché nella Chiesa particolare si esprime – senza esaurirlo – il mistero della Chiesa universale, presso di esse devono potersi rendere sempre più stretti ed efficaci quei vincoli di unità tra la Sede Apostolica e le Chiese particolari.

Questo avviene perché la Chiesa è una communio che riguarda la vita divina, la fede, i sacramenti e la disciplina ecclesiale. E, affinché questa comunione si instauri, si conservi e cresca, occorrono degli elementi unici e unificanti.

Se molti sono gli strumenti atti ad esprimere tale unità (si pensi ad esempio alle visite ad limina e al Sinodo dei Vescovi), è evidente che la ragion d’essere propria dell’ufficio dei Legati pontifici sta, appunto, nel rendere sempre più stretti ed efficaci i legami tra la Sede Apostolica e le Chiese particolari.

Tale ufficio, allora, pur non essendo costituzionalmente appartenente alla struttura gerarchica della comunione ecclesiale, risulta indispensabile nel custodire e coltivare la comunione nella Chiesa in modo che il dinamismo delle Chiese particolari sia a servizio dell’unità e, viceversa, in queste ultime si renda presente il servizio che il Papa – in quanto successore di Pietro – deve rendere a tutta la Chiesa.

La connotazione teologico-pastorale del Rappresentante pontificio ne illumina l’altro aspetto, più propriamente diplomatico, di questo ufficio, ossia la rappresentanza del Romano Pontefice presso la suprema autorità delle comunità civili.

L’incontro sul piano diplomatico tra la Chiesa e lo Stato viene giustificato dal già citato motu proprio e dall’essere la Chiesa e lo Stato a beneficio di un soggetto comune: l’uomo. Il dialogo tra comunità ecclesiale e civile – implicato in tale rapporto – oltre che a favorire e tutelare la vita della Chiesa in quel dato luogo, è esso stesso espressione della universale sollecitudine della Sede apostolica per la soluzione dei problemi che riguardano la pace, la giustizia e lo sviluppo dei popoli, oggi drammaticamente attuali.

Così quella missione di unità universale – che i Legati del Romano Pontefice sono chiamati a servire – dalla dimensione specificamente ecclesiale si dilata alla dimensione propriamente umana, a tutela e promozione della dignità dell’uomo.