Saluto al Convegno della Fondazione Studium Generale Marcianum “L’innovazione e i suoi portatori: lo svantaggio occupazionale di giovani e donne” (Venezia, 6 novembre 2014)
06-11-2014
Convegno della Fondazione Studium Generale Marcianum
“L’innovazione e i suoi portatori: lo svantaggio occupazionale di giovani e donne” (Venezia, 6 novembre 2014)
 
Saluto del Gran Cancelliere
Francesco Moraglia, patriarca di Venezia
Gentili Signore e Signori,
porgo innanzitutto il mio cordiale benvenuto; saluto, in particolare, gli autorevoli relatori e li ringrazio per aver accolto l’invito.
Il convegno – L’innovazione e i suoi portatori; lo svantaggio occupazionale di giovani e donne – rappresenta  il compimento di alcune iniziative che, sullo stesso tema, il Marcianum ha organizzato quest’anno in territorio veneto. E per il futuro – con l’aiuto del nuovo Comitato Scientifico – ne intende proporre altre, sempre legate al tema dell’innovazione.
Il Corriere della Sera di domenica 2 novembre in una corrispondenza di Massimo Gaggi, da New York, riportava, a due giorni dal voto di medio termine, il messaggio che il presidente Obama mandava, con chiari fini elettorali – del tutto disattesi- all’elettorato femminile: “Se le donne hanno successo nel mondo del lavoro e vengono retribuite in modo equo è tutta la società americana ad avvantaggiarsene”. Seguivano, poi, i dati sulla differente retribuzione uomini/donne: in Usa è attorno al 23% nei paesi Ue (la media) al 16,4%, in Italia al 6,7%.
Ieri, mercoledì 5 novembre, la notizia d’apertura nella prima pagina di tutti quotidiani  recitava: Fabiola Gianotti è la prima donna a guidare il Cern nei 60 anni di storia del laboratorio europeo. Anche questo è un chiaro segnale.
Sono conferme dell’attualità e concretezza del tema del nostro convegno per il quale si auspica una riflessione insieme puntuale e d’ampio respiro, capace di porre al centro la persona e il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà come sta a cuore al pensiero sociale della Chiesa a cui il Marcianum si ispira.
Guardando in particolare al territorio della nostra Regione (ma non solo) e nel tentativo di interpretare alcune concrete esigenze del momento storico che attraversiamo, il Marcianum – come già detto – si concentra sul tema dell’innovazione sociale e lo pone al centro delle sue attività.
I profondi cambiamenti generati dal passaggio dall’economia industriale alla cosiddetta “economia della conoscenza” e la crisi economica nella quale il nostro Paese e la nostra Regione si dibattono, ormai da anni, rendono ineludibile, in ordine al bene comune, il tema dell’innovazione.
Chi non è capace di innovare rischia d’essere tagliato fuori. Ma lo stesso paradigma dell’innovazione ha bisogno oggi d’essere, a sua volta e in qualche modo, rinnovato. Non possiamo più limitarci a considerare l’innovazione nella sua pur importante dimensione tecnologica o organizzativa. Dobbiamo guardare oltre, dobbiamo guardare alla sua più generale dimensione culturale e sociale.
La crisi, d’altra parte, e nonostante i vari annunci, perdura.  Repubblica di venerdì 31 ottobre, commentando l’indagine Ipsos-Acri – presentata, come ogni anno, alla vigilia della Giornata mondiale del risparmio -, sottolineava che le percentuali positive dei dati di questo sondaggio sono più frutto di un adattamento ad uno stile di vita “regredito” rispetto al passato, piuttosto che a un rinato ottimismo.
Più soddisfatti dei propri redditi – così si legge nell’articolo di Rosaria Amato – ma solo perché hanno imparato ad accontentarsi di poco e a stringere la cinghia, fortemente delusi dall’euro ma europeisti perché prevale la sfiducia verso le istituzioni nazionali, più ottimisti ma solo perché si sono rassegnati: gli italiani ormai considerano la crisi economica come una situazione quasi stabile, si aspettano di venirne fuori almeno fra cinque anni ”.
Certo un sondaggio non va sovrastimato ma, se corretto, indica una tendenza o, almeno, il modo in cui la realtà viene percepita dal campione preso in esame.  
L’attuale  crisi economico-finanziaria ogni giorno di più mostra come dietro ad essa ve ne sia un’altra più grave: una crisi culturale e antropologica, sulla quale la Chiesa, non da oggi,  richiama l’attenzione.
Ciò significa che non ne usciremo se cultura, politica, istituzioni, associazioni, imprese – ciascuna per la sua parte – non sapranno produrre uno sforzo comune, in vista di nuove forme di collaborazione al servizio del bene delle singole persone e delle comunità; ognuno è chiamato a dare il suo specifico contributo.
L’esacerbarsi delle disuguaglianze e dei fenomeni di impoverimento diffuso e il rischio di scollamento sociale che questo potrebbe comportare, ci dicono che dobbiamo mettere, di nuovo, al centro dello sviluppo la persona, la responsabilità, il merito, il bene comune e – perché no? – la carità/solidarietà (andare oltre il puro rigore).
Inoltre, non ignorare le fragilità può essere una svolta innovativa per il nostro tempo. Così come si legge nella Caritas in veritate, la crisi potrebbe diventare “occasione di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente” (Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 21).
In questa stessa chiave, forte del suo radicamento nel pensiero sociale cattolico vitale in Veneto dalla fine dell’800 – mi limito qui al nome di Giuseppe Toniolo -, la Fondazione Generale Marcianum propone di mettere in rete studiosi e ricercatori, professionisti e manager per aiutare amministratori, imprenditori, lavoratori e la nostra gente a comprendere  in profondità il senso delle grandi sfide che abbiamo dinanzi e l’importanza di affrontarle a partire dalle differenti competenze, con spirito aperto e socialmente solidale.
L’impegno è che il Marcianum possa diventare, sul nostro territorio e non solo, luogo di riflessione per quell’innovazione sociale della quale abbiamo bisogno.
Grazie per il cortese ascolto e buon lavoro a tutti.