Ricordo di mons. Mario Senigaglia (Venezia, 13 agosto 2008)
18-08-2008

In ricordo di mons. Mario Senigaglia

 

(Card. Marco Cè, Patriarca emerito di Venezia)

Di don Mario voglio conservare nel cuore il volto sereno del 24 febbraio di quest’anno, quando, con don Antonio Moro, a nome del presbiterio diocesano, presentò mons. Beniamino Pizziol al Patriarca per l’Ordinazione episcopale.

Era il volto dell’amico che godeva, con la sua Chiesa, per l’evento straordinario che stava per compiersi. Altre volte poi m’è accaduto di incontrarlo, oramai però segnato dal male che lo aveva aggredito.

Egli ne conosceva la gravità. Con sofferenza l’ha accettato dalle mani del Signore, mai rinunciando a lottare e a sperare, fino alla fine.

Amava la vita e aveva ancora dei progetti da realizzare. Quando i suoi compagni di classe, con gesto di esemplare vera amicizia, delicatamente gli proposero di ricevere l’Unzione degli Infermi, l’accolse senza esitazione, da uomo di fede qual era.

Certo, noi non ci aspettavamo di perdere così presto don Mario, un sacerdote ancora efficientissimo e ricco di sogni e ci domandiamo che cosa ci stia chiedendo il Signore, cosa voglia dalla nostra Chiesa, dove ci stia conducendo.

Venne ordinato sacerdote 46 anni fa, nel 1962 e iniziò il suo ministero come cappellano a Campalto. Nel luglio del 1964, due anni dopo l’ordinazione, venne chiamato nella segreteria del Patriarca Urbani; compito che continuò col Patriarca Luciani fino al 1976, quando venne nominato parroco di S. Stefano (un anno prima aveva assunto la direzione del settimanale diocesano ‘Gente Veneta’). Successivamente fu per 12 anni responsabile della Caritas diocesana e dal febbraio 1981 presidente dell’Opera Santa Maria della Carità: un compito impegnativo che lo vide protagonista attivo e creativo, capace di cogliere i segni dei tempi e di rinnovare i servizi dell’Opera realizzando uno straordinario ventaglio di attenzioni della nostra Chiesa alle situazioni di sofferenza e di disagio: dai minori in difficoltà, alla disabilità fisica e mentale, ai servizi per anziani e ai malati terminali’. Un’attività intensissima, sorretta da una tenace volontà di servizio e di una singolare capacità di tessere relazioni a tutti i livelli.

Con tutto questo va affermato con forza che don Mario è stato prima di tutto un ‘sacerdote’: un pastore di anime innamorato della sua parrocchia – conosceva i suoi parrocchiani uno a uno e intrecciava rapporti con tutti – orgoglioso della sua bellissima chiesa, che curava come una sposa.

Don Mario, un vero pastore dal cuore aperto: Dio solo sa quante persone ha aiutato, quante situazioni di disagio ha sciolto. Un uomo di carità, intelligente e attivo, molto amato e stimato. Un servitore della Casa del Padre. Mentre lo affidiamo al Signore, lo pensiamo intercessore per la sua comunità e per la nostra Chiesa: ci ottenga dal Cielo un cuore buono come il suo e, insieme, la benedizione delle vocazioni sacerdotali, perché il Vangelo possa essere annunziato a tutti, ai ragazzi e ai giovani in particolare.

Alla sorella Luisa che gli fu sempre accanto nel suo cammino di pastore, ai fratelli e ai nipoti le nostre più sentite condoglianze.