Pentecoste 2000: omelia del giorno (11 giugno 2000)
Basilica di S. Marco, 11 giugno 2000
11-06-2000

Carissimi,

1. la Pentecoste si pone tra le feste più grandi della liturgia; è, in qualche modo, l’inaugurazione della vita della Chiesa.
Certo la Chiesa nasce dal costato squarciato di Cristo. Gesù morendo ci consegna il suo Spirito e dal suo fianco aperto dalla lancia escono sangue e acqua, cioè lo Spirito e l’Eucaristia; ai piedi della croce stanno Maria con Giovanni e alcune donne: il germe della Chiesa.
In quell’evento, drammatico e mirabile, tutto ha inizio.

Dopo la risurrezione, Gesù, ormai glorioso ma con sue piaghe, per quaranta giorni appare ai suoi. Finché Egli sarà elevato in cielo e una nube, simbolo della divina presenza, lo avvolgerà e lo nasconderà. Ma due uomini in candide vesti assicurano gli apostoli che Gesù, che è stato glorificato, non si è allontanato: ritornerà.
Ritornerà nel dono dello Spirito, che è la sua presenza.
Prima di salire al cielo Gesù aveva ordinato agli apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme finché il Padre non avesse mandato colui che aveva promesso, lo Spirito Santo. Gli apostoli obbedirono e rimasero tutti uniti, con Maria, in preghiera. Il cinquantesimo giorno lo Spirito Santo scese su di loro. “Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciavano a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi” (At 2, 1-5).

Gli apostoli uscirono dal cenacolo e si misero a parlare e poi, sempre per la potenza dello Spirito lasceranno Gerusalemme, andranno sulle strade del mondo e tutti i popoli sentiranno, nella loro lingua, le grandi cose da Dio operate per la nostra salvezza.
Così la Chiesa, raccolta nella consacrazione dell’unico Spirito, diventa molteplice nei linguaggi che parla, perché tutti gli uomini, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, possano essere salvati per mezzo della fede nel Signore risorto.
In tal modo l’evento di Babele, principio di disgregazione e di incomunicabilità, viene salvato dal dono dello Spirito che dà vita, scioglie le lingue e unisce tutti i figli di Dio dispersi nell’unico popolo Dio, che è il corpo di Cristo.

2. Noi ci chiediamo: cos’è questo popolo nuovo, suscitato e animato dallo Spirito che rende testimonianza al Risorto? Esso altro non è che il corpo visibile del Risorto, animato dal suo stesso Spirito; nutrendosi dell’Eucaristia e della Parola, esso viene abilitato a compiere le opere di Gesù, facendo le stesse cose che faceva lui.
La Chiesa che nasce dalla Pentecoste altro non è che “il sacramento”, cioè il segno sensibile e reale del Signore Gesù; il suo corpo, col quale egli oggi agisce; però col nostro volto.

3. Comprendiamo allora le parole dell’apostolo Paolo nella seconda lettura: “Camminate secondo lo Spirito’ lasciatevi guidare dallo Spirito'” Lungo quali strade? Lo Spirito ci conduce lungo le strade d’una sempre più interiore comprensione delle parole e dei gesti di Gesù e d’una capacità crescente di incarnarle nei nostri comportamenti di vita: perché Cristo non sia ieri, ma, mediante noi, sia oggi e sempre.

4. E’ proprio quanto dice Gesù nel brano evangelico che abbiamo ascoltato: “Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera’ e mi renderà testimonianza”. Rendere testimonianza significa attestare al mondo che Gesù è risorto ed è vivo e opera oggi mediante il suo corpo, che siamo noi, animati dallo stesso Spirito del Risorto.

5. Il mistero di oggi, oltre infonderci grande fiducia, ci dà la grazia della fortezza per rendere testimonianza al risorto anche nelle fatiche di questo nostro momento, facendoci soprattutto capaci di gridare con la vita che Dio esiste ed è il Padre che ci salva e che, nella croce di Gesù, noi possiamo amarci: aiutarci gli uni gli altri, condividere, non rifiutarci perché di religione, razza e cultura diverse.

Grazie allo Spirito, possiamo essere uomini e donne di pace, in un mondo diviso da tante violenze. Lo Spirito, effuso sui credenti, dà inizio a una comunità nuova, di qualità divina, la cui vita è la comunione, che ha come legge l’amarsi gli uni gli altri come Gesù ci ha amato.
Tale comunità è “nel mondo” come l’anima è nel corpo: è un fermento che lievita la massa della storia, facendo da essa emergere tutto il buono che Dio Creatore vi ha infuso: la fraternità universale, la condivisione dei beni (originariamente destinati a tutti), la non esclusione del diverso perché figlio dello stesso Padre’

Lo Spirito Santo che anima tale comunità diventa anche forza per tradurre tutto questo in impegno operativo, pastorale, ecclesiale e sociale: perché anche la storia di oggi, mediante l’amore infuso dallo Spirito, diventi sempre più immagine e inizio del regno che il Padre ha preparato per tutti i suoi figli.