Pentecoste 2000: omelia alla Vigilia (10 giugno 2000)
Basilica di S. Marco, 10 giugno
10-06-2000

1. Ci siamo raccolti nell’attesa orante dello Spirito Santo, sull’esempio di Maria e degli Apostoli. Ma perché lo attendiamo? Lo attendiamo perché lo Spirito di Gesù, che è già in noi per la grazia del Battesimo e opera già in noi, si effonda in pienezza su di noi, come ha fatto con gli apostoli, ci trasformi ad immagine di Cristo e ci mandi.

2. Mi pare importante sottolineare un fatto. Non si può comprendere la Pentecoste se non in relazione alla Crocifissione, alla Risurrezione e all’Ascensione di Gesù. Lo Spirito Santo è il “dono” per eccellenza del Crocifisso glorificato; è la ragione dell’Incarnazione; è l’obiettivo dell’eterno consiglio del Padre che ci ha scelti e chiamati in Cristo: infatti è proprio grazie al dono dello Spirito che noi siamo santi, figli di Dio, capaci di intenderne la parola, di chiamarlo “Padre” e di compierne la volontà.
Noi siamo “di” Gesù e “in” Gesù ed egli è nostro; noi possiamo ascoltarlo e seguirlo; noi saremo partecipi della sua eterna eredità nei cieli, perché siamo penetrati e guidati dal suo Spirito. Dice l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani: “Quelli che sono condotti dallo Spirito, costoro sono figli di Dio”.

3. Nei Vangeli c’è un legame intimo fra Gesù e lo Spirito. “Lo Spirito Santo scenderà su di te” dice l’angelo a Maria nell’annunciazione. E il Credo recita che Gesù fu concepito “per opera dello Spirito Santo”.
Lo Spirito discese su Gesù nel giorno del suo Battesimo, come per una consacrazione messianica. Fu ancora lo Spirito a condurre Gesù nel deserto per esservi tentato, preannunziando così la sua passione, e Gesù stesso, nella sinagoga di Nazaret, all’inizio del suo ministero, proclama come compiuta in sé la profezia di Isaia: “Lo Spirito Santo è su di me’ mi ha consacrato e mi ha mandato ad annunziare la bella notizia ai poveri”.
Sulla croce Gesù, morendo, effuse il suo Spirito sul primo nucleo di Chiesa che era ai piedi della croce, e, quando il soldato con una spada gli trafisse il costato, uscì sangue ed acqua, l’acqua viva dello Spirito di cui ha parlato il Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Infine la sera del giorno della Risurrezione, apparendo ai suoi, Gesù disse: “Ricevete lo Spirito Santo”. Lo Spirito è il primo dono del Risorto ai credenti.

Nelle seguenti apparizioni, Gesù raccomandò agli apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre, cioè l’effusione dello Spirito, che scenderà su di loro e li farà suoi testimoni.
In una parola: Gesù morto, risorto e glorificato dal Padre, compie la sua opera mandando su di noi il suo Spirito, che ci fa suo corpo, nel quale lui stesso agisce, per portare a compimento la sua opera, mediante noi.

4. Due sono gli eventi salvifici che ci aiutano a comprendere la Pentecoste.
Da una parte il Crocifisso dal cui fianco squarciato escono sangue e acqua, cioè lo Spirito Santo e i Sacramenti, la stessa Chiesa come creatura generata dalla Pasqua.
Nella luce di questo mistero – il Crocifisso che dà la vita, – vanno lette tutte le letture dell’Antica Alleanza. La torre di Babele rinvia alla grazia della Pentecoste, che sola ricompone l’unità dei dispersi; è lo Spirito che, bruciando il peccato e santificando, infonde la vita nelle ossa aride, cioè nei figli di Dio morti a causa del peccato; e infine è lo Spirito che effonde su tutti i figli di Dio, giovani e anziani, quei doni che fanno viva e missionaria la Chiesa. Il risorto, sotto le spoglie dello sconosciuto, insegnò ai due discepoli di Emmaus che la chiave interpretativa di tutte le Scritture era appunto la sua morte e risurrezione.

L’altro evento salvifico da tener presente per capire la Pentecoste è l’Ascensione. Gesù risorto si sottrae agli occhi dei discepoli e gli angeli dicono loro che egli ritornerà.
Come ritornerà?
Ritornerà effondendo il suo Spirito sui credenti in lui e agendo per mezzo loro.
E’ lo Spirito di Gesù che fa la Chiesa: noi, animati e condotti dallo Spirito, formiamo la Chiesa.

5. Da qui viene il senso della missione. Gesù dice: “Riceverete lo Spirito Santo e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra e del tempo”.
Testimone è colui in cui Gesù vive e opera e fa le stesse cose che lui faceva in terra. Nei testimoni Gesù diventa “oggi”.

6. Poveri come gli apostoli, prendiamo coscienza della grazia grande che il Signore ci fa nella Pentecoste:
– egli ci santifica, della santità stessa di Gesù;
– e ci manda agli uomini, dove noi viviamo, con la stessa sua grazia e missione.

Dalla piccolezza di Maria e degli Apostoli, sotto la potenza dello Spirito, è nata una storia nuova. Nascerà anche da noi se ci sottometteremo allo Spirito con l’apertura ci cuore e la docilità di Maria e degli Apostoli.

Viviamo allora l’evento della Pentecoste che il Signore questa sera ci dona:

– innanzitutto come una grazia di comunione con la nostra Chiesa. A Pentecoste nasce la Chiesa: lo Spirito Santo è come l’anima che unisce le diverse membra e ne fa un corpo solo.
Ringraziamo il Signore per il dono dell’unità, chiediamo un forte impegno per costruirla fra noi ogni giorno (nelle famiglie, nelle parrocchie, nella nostra Chiesa particolare e nella stessa società civile). E preghiamo perché il Signore doni la grazia dell’unità a tutti i credenti in Cristo.

– Viviamo l’evento di Pentecoste anche come chiamata alla santità, rivolta a tutti, senza distinzione, sull’unico fondamento della nostra filiazione divina. Una santità che consiste prima di tutto nel vivere con Spirito evangelico la nostra storia personale (familiare, professionale, civile’) e poi nel vivere dentro la storia del nostro tempo e della nostra città terrena “con amore”: come Gesù guariva le infermità che incontrava intorno a sé, così noi dobbiamo “guarire” le malattie, le storture, le ingiustizie della storia in cui viviamo col nostro impegno culturale, civile e politico. Questa è la santità a cui siamo chiamati e abilitati dal dono dello Spirito.

– Infine viviamo l’evento della Pentecoste come una missione ad essere testimoni del Risorto. La santità personale, l’impegno a vivere “nella storia con amore” sono la prima testimonianza; ma c’è anche un’apertura del cuore ai grandi problemi del mondo: della vita, della pace, della giustizia, della sconfitta delle povertà e delle esclusioni’, e, soprattutto, c’è la passione di donare la fede come il dono più grande da condividere.

Che lo Spirito Santo riempia veramente i nostri cuori e ci renda Chiesa viva sulle strade degli uomini.

A gloria di Dio Padre.