Pellegrinaggio a Roma nell'Anno della Fede / Omelia durante la S. Messa nella basilica di S. Maria Maggiore (7 settembre 2013)
07-09-2013
Pellegrinaggio a Roma nell’Anno della Fede
S. Messa nella basilica di S. Maria Maggiore (7 settembre 2013)
 
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
E’ il momento ‘mariano’ del nostro pellegrinaggio diocesano; è il momento in cui la fede – ai piedi di Maria – diventa più familiare e più intima, perché Maria rimane sempre la Madre. In ogni stagione della vita – in ogni momento della storia – Maria si presenta a noi come ‘mediazione materna’. Ce lo ricorda il Concilio Vaticano II, ce lo ricorda tutta la tradizione della Chiesa, ce lo ricorda in modo particolare questa che è la prima chiesa edificata in Occidente dopo che la comunità dei credenti proclamò la maternità di Maria ad Efeso.
E’ un’ora importante perché è l’ora in cui il vicario di Cristo ci chiama a impetrare il dono della pace là dove gli uomini non ce la fanno, là dove gli uomini hanno tradito, là dove gli uomini continuano a tradire, là dove gli uomini pensano di poter costruire un uomo all’infuori di Dio. E’ il momento in cui noi dobbiamo ritornare ai piedi di Maria perché Maria ci indiche Gesù: il vero, unico, Principe della Pace.
In questa nostra breve catechesi mariana chiediamoci, allora, cosa c’è all’inizio della vita di Maria di Nazareth e qual è il suo segreto. Il Vangelo ci presenta Maria come Colei che è visitata da Dio, come Colei che incontra Dio o, meglio, come Colei che si lascia incontrare da Dio. Dio va, infatti, alla ricerca degli uomini ma, non sempre, noi uomini ci lasciamo trovare da Dio. Maria ha incontrato Dio e la sua vita, d’allora in poi, dipenderà sempre da quell’incontro e dal sì che ne è scaturito.
Siamo tutti chiamati a riflettere su quanto la nostra vita dipenda dai nostri incontri. Ognuno di noi potrebbe dire che un incontro ha cambiato la sua vita o che un incontro non fatto avrebbe potuto cambiarla. Gli incontri – avvenuti o mancati – plasmano la nostra vita, in un senso o nell’altro. Maria è stata plasmata, perfezionata, dall’incontro con l’angelo del Signore e con la sua volontà. Quante chiusure noi opponiamo al disegno di Dio con il nostro comportamento, con la nostra pretesa di essere guide assolute e indiscusse della nostra vita, così da precludere in noi la possibilità di essere quello che Dio ha progettato per noi.
La prima lezione di questo nostro pellegrinaggio è fondamentale e, insieme, semplicissima: non pretendiamo di essere gli arbitri insindacabili della nostra vita, ma abbiamo l’umiltà di lasciarci guidare. Il sì dell’Annunciazione è il sì che dice semplicemente disponibilità, capacità di andare oltre i propri progetti, le proprie abitudini, le proprie spontaneità, i propri gusti’ Maria si limita a dire: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38).
In questo appare la vera povertà, il vero distacco del cuore, la vera libertà di una persona; non siamo ancora poveri quando decidiamo di dare noi quello che vogliamo dare, sia poveri quando ci lasciamo prendere ciò che Dio vuole da noi.
Lasciarsi, dunque, condurre da Dio. Senza l’atteggiamento del lasciarsi condurre da Dio esiste il solo legame a se stessi, al proprio carattere e alle proprie abitudini mentre il cristiano deve scoprire che, oltre la propria identità personale, c’è il progetto di Dio su di lui; la nostra libertà s’incontra con la sua grazia. E non basta saperlo da un punto di vista teologico, bisogna viverlo nella fede.
Abramo è posto dinanzi alla scelta: la sua terra, le sue sicurezze umane e i suoi beni materiali che gli danno appagamento dell’essere oppure il suo sì a Dio, che significa partire lasciando ogni sicurezza umana. Il sì al Signore lo rende il destinatario di quella promessa che lo accompagnerà tutta la vita e la sua fede nella promessa di Dio lo renderà padre di un popolo di salvati. E, soprattutto, lo costituirà padre di tutti coloro che, fidandosi di Dio, si lasceranno condurre da Lui. Maria è il compimento della fede di Abramo.
Abramo crede alla promessa che la vita è più forte della morte e, infatti, Isacco è figlio di un grembo sterile e di un uomo ormai vecchio e segnato dalla morte. Maria si affida e si lascia condurre dal Dio della grazia e ne sperimenta la forza inaudita che dischiude il suo grembo e la rende madre: ‘Nulla è impossibile a Dio’ (Lc 1, 37). Maria ci sia maestra nel nuovo anno pastorale, successivo all’Anno della Fede; Maria ci insegni a fidarci di Dio, il Signore.
Lasciamo che sia Lui a guidarci; è, infatti, lo Spirito Santo a guidare l’apostolato. Veniamo questa mattina dalla basilica di San Paolo. Lo Spirito Santo – raccontano gli Atti degli Apostoli – aveva impedito loro di proclamare la parola in una provincia in Asia ed ecco che ‘durante la notte apparve a Paolo una visione: era un Macedone che lo supplicava: «Vieni in Macedonia e aiutaci!». Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo’ (At 16, 9-10).
Dio – come successe a Paolo duemila anni fa con l’invito a venire in Europa – parla anche a noi oggi attraverso i segni, le persone, le situazioni, le richieste. Il sì disponibile di Maria, al di là dei suoi progetti, è frutto di un cuore che appartiene totalmente a Dio, da sempre a Dio; invece in noi il sì è il risultato di un incontro di conversione o liberazione da noi stessi.
La figura di Maria ci sia, allora, di aiuto nei confronti della tentazione di non renderci disponibili al progetto di Dio. Maria ci liberi da ogni radicamento su noi stessi e ci apra a ciò che Dio ha pensato e deciso per noi. Risuoni anche per noi la beatitudine proclamata da Elisabetta: ‘E beata colei che ha creduto nell’adempimento che ciò che il Signore ha detto’ (Lc 1, 45).
La nostra amarezza e il nostro scontento – che talvolta facilmente attribuiamo agli altri e alle incomprensioni – sono in realtà segno di una ancora troppo forte appartenenza viscerale al nostro io. La serenità e la gioia, invece, sono segni di appartenenza a Dio; esprimono il desiderio di far chiarezza dentro di noi, rivelano l’umiltà di lasciarci condurre da Dio, cosa che fa ordinariamente  attraverso gli uomini e le vicende quotidiane.
Maria, la prima discepola. Maria, la madre. Maria ci aiuti a scegliere l’appartenenza a Colui che, solo, può donarci la vera gioia del cuore.
 
 
 
 
Al termine della S. Messa, poco prima della benedizione finale, il Patriarca ha infine aggiunto:
Oggi per noi questo è il pellegrinaggio del primo sabato del mese, in questo primo sabato del mese di settembre e all’interno del grande pellegrinaggio dell’Anno della Fede. Meditiamo bene le parole che reciteremo tra poco nella preghiera di affidamento e affidiamo veramente tutto il nostro essere, la nostra vita, la nostra morte, la nostra eternità a Maria. Chiediamo a Lei di chiarirci – momento dopo momento – il mistero della nostra vita e della nostra vocazione. Chiediamo di essere capaci di piacere a Dio, in semplicità, come Lei è stata capace di fare.