Pasqua: omelia del giorno (23 aprile 2000)
Basilica di S. Marco, 23 aprile 2000
23-04-2000

PASQUA DI RISURREZIONE
Omelia alla Messa del giorno
Basilica di S. Marco, 23 aprile 2000

Carissimi, Buona Pasqua! Cristo risorto doni a tutti grazia e pace. Un augurio affettuoso rivolgo anche a quanti sono uniti a noi mediante Radiocarpini San Marco, in particolare agli ammalati e agli anziani.

1. Il Vangelo che abbiano ascoltato – dall’apprensione delle donne quando si accorgono che è stata ribaltata la pietra dal sepolcro, al correre affannato di Giovanni e di Pietro che trovano il sepolcro vuoto – afferma lo stupore sconvolgente che ha attraversato tutta la giornata della risurrezione di Gesù.

Nel Vangelo di Marco abbiamo una narrazione dei fatti che ci aiuta a capire qualcosa di ciò che è accaduto. Le donne, comprati gli oli aromatici, di buon mattino vanno al sepolcro, al levar del sole. La loro preoccupazione è il masso che ostruiva l’ingresso al sepolcro; ma s’accorsero che esso era già stato rotolato via. Allora entrarono e videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura.
Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura” (Mc 16, 1-8).

Capiranno poi, insieme agli apostoli, che Gesù tutto questo l’aveva predetto. Ma loro non avevano né capito, né creduto.
Ora si aprono i loro occhi e le loro menti rimangono sconvolte: ciò che è accaduto è inaudito!

Se Gesù è risorto, come aveva predetto, la morte è vinta, il peccato e il male non sono più i signori del mondo, la croce – la croce maledetta – non è più un obbrobrio e una sconfitta. Se Gesù è risorto, la croce è gloria.

2. L’evento di Pasqua cambia tutto.
La risurrezione non tocca solo l’umanità di Gesù, tocca tutti gli uomini, tutto il mondo, come tutti e tutto sono toccati dal peccato, dal male e dalla morte.
Il male è, ormai, un esercito in fuga, non ha più alcun potere se uno non gli spalanca le porte. L’uomo non è più invincibilmente schiavo del peccato: è libero.

3. Non solo, ma dal sepolcro vuoto nasce qualche cosa di assolutamente nuovo. Le donne, gli apostoli corrono ad annunziare che Gesù li attende in Galilea: è l’annunzio della Chiesa, cioè della storia dei salvati dall’amore a Dio; un annunzio che deve essere portato ai Giudei e ai pagani, a partire da Gerusalemme.

4. Ma cosa vuol dire questo fatto sconvolgente, la risurrezione, che supera la nostra capacità di immaginazione; un fatto per il quale non abbiamo neanche le parole per poterlo esprimere, se non quelle che Gesù stesso ha usato quando ha predetto: “Il terzo giorno “risusciterò”?
Ma cos’è la Risurrezione? E’ la vita divina che invade l’umanità di Gesù, è il sigillo del Padre su di lui, è la glorificazione del crocifisso. Le piaghe di Gesù, i segni della passione non sono delle vergogne da cancellare, sono l’espressione più alta dell’amore al Padre e per gli uomini. Con la risurrezione le piaghe diventano luoghi di glorificazione di Gesù, sorgenti inesauribili di salvezza per tutta la storia degli uomini.

La croce non viene cancellata, perché la croce è gloria: Gesù stesso parlava di “innalzamento” sulla croce.
In tal modo, quello che a Gesù era stato inflitto come obbrobrio, il Padre lo rende gloria, e così mette il suo sigillo alla proclamazione di Gesù come Figlio di Dio, alla verità di tutti i suoi insegnamenti e al valore redentivo di tutti i suoi gesti.

In una parola la risurrezione è la proclamazione ad opera del Padre che Gesù è il Signore e l’amico Salvatore.
“Gloria a te, Cristo Gesù!”, prima di cantarlo a noi, lo proclama Dio Padre.
E questa è la felicità di Dio.
La Pasqua è la festa di Dio Padre, perché è la glorificazione del Figlio in cui il Padre ripone ogni compiacimento.

5. La Pasqua è anche, l’abbiamo detto, l’unica nostra salvezza. A condizione però che noi mettiamo in atto tutta la nostra libertà “liberata”.
Liberati dalla Pasqua di Cristo, fatti figli di Dio, noi possiamo e, quindi, dobbiamo lottare fiduciosamente contro il peccato.
Dobbiamo aprire il cuore all’amore che scende dalla croce di Cristo e, con esso, trasformare la storia. Dalla Pasqua deve nascere un mondo nuovo, un mondo che rispecchi il piano di Dio; un mondo in cui l’uomo sia, da figlio di Dio com’è, il signore del cosmo: ma questo nel rispetto del progetto di Dio su di lui. I dieci comandamenti non sono una costrizione estrinseca, ma sono il progetto di Dio sull’uomo e quindi “realizzano” l’uomo.
A Pasqua deve nascere un mondo nuovo nel segno della fraternità, della solidarietà, della condivisione dei beni e non dell’esclusione di alcune categorie di uomini e donne; un mondo nel segno della pace e dell’amore.
I viaggi del papa sul Sinai e nella Terra di Gesù, fra Ebrei e Palestinesi, prefigurano come in una icona, questo mondo nella pace e nella solidarietà dell’amore.

6. Ovviamente qui si gioca tutta la nostra fede.
La fede nella Pasqua è la sfida cristiana: in un mondo che si comporta come se Dio non ci fosse, che crede soltanto nel denaro e nella potenza della scienza, senza limiti, che tende ad emarginare i più deboli, a svuotare di senso la solidarietà che, invece, secondo il Risorto, è la somiglianza del Padre sul volto dell’uomo.

Questa è la sfida.
Noi credenti dobbiamo accoglierla, perché la Pasqua è la grande liberazione e, quindi, sorgente di speranza per il mondo. Se noi ci riflettiamo, nel fondo del nostro benessere, c’è una profonda infelicità: essa non si svela come tale, ma i suoi frutti sono sotto i nostri occhi.

Gesù risorto ci viene donato come Salvatore del mondo, la porta varcando la quale ci incontriamo con il Padre e possiamo godere la nostra realtà di Figli di Dio, nella comunione con tutti i fratelli.
Auguro a tutti una buona Pasqua di pace, di felicità e di speranza.
Marco Cè, Patriarca