Omelia nella solennità di San Marco (Venezia - 25 aprile 2005)
25-04-2005

FESTA DI SAN MARCO EVANGELISTA
(At 13, 26-33; 1Pt 5, 5-14; Mc 16, 15-20)
(Basilica Cattedrale di San Marco 25 aprile 2005)

Venerato e caro Patriarca,
Signor Sindaco e gentili Autorità,
fratelli e sorelle nel Signore,

1. la Pasqua è il cuore della vita cristiana; per questo la Chiesa la celebra per cinquanta giorni, svolgendone l’inesauribile ricchezza di grazia e di speranza.
‘Cantate al Signore un canto nuovo’ (Salmo 149,1) proclama la Liturgia. Un canto ‘nuovo’, perché ogni anno e ogni giorno è sempre nuova la grazia pasquale.
Anche la nostra festa di san Marco è un inno alla Pasqua: i santi infatti crescono come germogli sulla Croce gloriosa di Gesù e ne testimoniano l’efficacia e la fecondità. Tutta la santità viene dalla Pasqua e i santi ne sono i testimoni.
In questi ultimi tempi abbiamo vissuto momenti gravi e solenni nella morte ‘gloriosa’ dell’amato Papa Giovanni Paolo II ‘ un evento che ha mirabilmente unito il mondo! – e poi abbiamo, con immediata sequenza, ricevuto da Dio il dono del nuovo Papa, Benedetto XVI, il cui nome evoca un impegno di pace e di riconciliazione dopo un secolo terribile di ‘inutili stragi’ (per usare un’espressione con cui Benedetto XV qualificò la cosiddetta ‘grande guerra’ del 1915-18). E anche tutto questo è segno della Pasqua presente e attiva nella storia.
Oggi, onorando il nostro san Marco, noi ci siamo raccolti in preghiera per il nostro Paese, nel LX° anniversario della ‘Liberazione’, e per la nostra città e il suo territorio: il Signore li benedica con la grazia della Pasqua, perché progrediscano nella prosperità e nella pace.

2. A partire da questa evidente presenza, unica e totale, dell’evento pasquale nel mistero cristiano, potremmo chiederci perché la Chiesa, quando fa memoria dei passaggi più importanti della sua storia o vuole onorare i suoi Santi, celebra l’Eucaristia.
Lo fa perché l’Eucaristia è la stessa Pasqua di Gesù, resa presente oggi, qui, nei segni sacramentali del pane e del vino.
Gesù ha voluto che la sua Pasqua ‘ il dono che Lui ci ha fatto di sé sulla croce e che il Padre ha glorificato con la Risurrezione ‘ rimanesse sempre nella nostra storia come ‘salvezza attualmente offerta’, sorgente d’acqua viva che ogni giorno ci recupera dal peccato e dal male e ci dà la forza di testimoniare nella vita la grazia pasquale, cioè la vittoria sul male e sulla morte.
Gesù ha voluto che noi, mangiando il pane ‘che è il suo corpo’ e bevendo il vino ‘che è il suo sangue’, partecipassimo alla Pasqua, cioè al suo amore per Dio e per l’uomo e così iniziassimo una storia nuova che sia principio del Regno.

3. L’Eucaristia è quindi un richiamo alla responsabilità personale e comunitaria di fronte alla croce e risurrezione di Cristo. Tale richiamo è risuonato con forza nelle parole dell’apostolo Paolo davanti ai Giudei, come abbiamo udito nella prima lettura.
Gesù, dice l’apostolo, è dono di salvezza. Gli abitanti di Gerusalemme lo hanno rifiutato e l’hanno consegnato a Pilato perché fosse ucciso. Dio Padre però lo ha approvato risuscitandolo dai morti. E noi da che parte stiamo?
La celebrazione dell’Eucaristia ‘ la Pasqua di Gesù dentro la storia di oggi ‘ è la provocazione più forte a una presa di posizione: siamo noi, cristiani che partecipiamo all’Eucaristia, testimoni della Pasqua di Gesù nella storia di ‘oggi’ col nostro amore, la nostra operosa solidarietà, con la nostra vita buona?
Il Vangelo, che abbiamo ascoltato, ha proclamato le ultime parole del Risorto prima di salire in cielo da dove era disceso; parole dette agli undici apostoli e a tutti noi credenti: ‘Andate in tutto il mondo e annunziate la lieta notizia della salvezza ad ogni creatura: agli uomini e a tutte le realtà create; alla vita e alla morte, al lavoro e al riposo, agli affetti, alla politica e alla ricerca scientifica’.
Si, c’è speranza anche per il mondo, per tutte le realtà create che, a causa del peccato dell’uomo, ‘gemono’ e nutrono la speranza di essere pur esse liberate dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (rm 8, 19-21).
‘Dite a tutti, ci comanda Gesù, che io, soffrendo e morendo ‘ cioè ‘amando’, perché ho sofferto e sono morto per obbedienza al Padre e per amore vostro ‘ ho vinto il male e ho sconfitto la morte per voi, e ho acquistato per tutti la libertà di vivere la Verità, realizzando così pienamente il progetto di Dio su ciascuno di noi, uomini e figli di Dio finalmente riusciti.

4. Questa è la grazia della Pasqua, offerta a ciascuno di noi. Questo l’Eucaristia vuole operare in noi. L’Eucaristia cambia la vita se ne accogliamo la grazia, perché ci fa ‘uno’ con Cristo; l’Eucaristia è ‘norma di vita’: una vita che diventa obbedienza a Dio e amore. L’obbedienza a Dio, al suo progetto su di noi, ci realizza, non ci mortifica, e l’amore è la fioritura della libertà.
La primitiva comunità cristiana, nata dalla Pasqua di Gesù, è la più bella testimonianza della ‘novità di vita’ generata appunto dalla grazia pasquale. Cito un testo audacissimo degli Atti degli Apostoli: ‘La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza alla risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno’ (At 4, 32-35; cfr 2, 42-48).
Abbiamo qui una fede che diventa testimonianza di vita nei gesti concreti delle relazioni di ogni giorno.
La vicenda del nostro san Marco ‘ discepolo di Pietro, ascoltatore della Parola evangelica, che si fa testimone e fondatore di Chiese col suo annunzio, e poi martire che paga con la vita ‘ va letta in questo contesto.

5. Io sono grato al nostro Patriarca e a tutti voi che, oggi, proprio nella festa di san Marco, mi consentite di cantare il mio ‘canto nuovo’ alla Pasqua e all’Eucaristia, che è la Pasqua con noi.
Prossimo ormai agli ottant’anni, mi volgo a contemplare il dono che il Signore ha fatto alla mia vita, nutrendomi ogni giorno, fin dalla fanciullezza, con l’Eucaristia; chiamandomi al Sacerdozio ministeriale, ormai da 57 anni, (nella Pasqua del 1948), perché celebrassi l’Eucaristia per tutto il Popolo Santo di Dio; e poi, nella Pentecoste del 1970, 35 anni fa, chiamandomi all’Episcopato, perché trasmettessi l’Eucaristia quale l’ho ricevuta dagli Apostoli.
L’Eucaristia, cioè la Pasqua di Gesù, è il filo dell’amore gratuito di Dio che attraversa tutta la mia vita.
Consentitemi allora di cantare il mio canto nuovo: quant’è bella la Messa degli 80 anni!
Certo, le forze non sono più quelle dell’inizio e, come d’autunno, ogni giorno, dai rami cadono le foglie: ma ogni giorno sorge il sole, e il sole è l’Eucaristia.
E se non c’è più l’effervescenza sensibile delle Messe giovanili, la fede è cresciuta nelle prove, nelle fatiche e nelle sofferenze della vita. Nell’Eucaristia, offrendo al Padre il sacrificio d’amore del Figlio, ogni giorno ricordo tutti: la Chiesa, il Papa, il Patriarca, la Città e il suo territorio, i nostri morti, le persone che, nei lunghi anni del ministero di prete e di vescovo, ho incontrato, persone che ho amato, persone che mi hanno chiesto di pregare per loro, persone che soffrono per molti e diversi motivi. E poi l’Eucaristia mi immerge nei problemi del mondo’ Quando celebro il memoriale della Croce di Gesù, entro con Lui nel dramma, nella lotta fra il Bene e il Male. E il cuore entra nel mistero del dolore di Dio per il male del mondo e, nello stesso tempo, si dilata nell’amore sulla misura dell’amore stesso di Gesù. Con Lui che è l’adoratore del Padre, si diventa intercessori e riparatori per tutta l’umanità: per i popoli che sono in guerra, per chi soffre la fame, l’ingiustizia’
E così ogni giorno riprendo il mio cammino, senza più la frenesia del fare ‘ le forze mi richiamano alla realtà ‘ ma nella dolcezza dell’attesa di Colui che deve venire, e viene ogni giorno e, nella fede, sei sicuro che non ti delude.
L’Eucaristia è la più bella compagnia della vita: è la compagnia del Risorto che dona speranza. Io ringrazio Dio d’avermela donata con eccedente generosità. E voi ringraziate con me il Signore. L’amore che a me è stato dato è assolutamente gratuito: io non l’ho meritato. La cosa che mi dà più gioia è l’essere convinto che il Signore mi ha amato ‘prima’; prima di ogni mio merito, di ogni mia bontà. Mi ha amato gratuitamente, per puro amore, perché Lui è buono: Lui è l’Amore.
Ma se è così, questo amore gratuito è offerto a tutti. In tal modo la mia Eucaristia degli 80 anni può diventare speranza per tutti.