Omelia nella solennità di Pentecoste (Basilica S. Marco - 15 maggio 2005)
15-05-2005

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO
SOLENNITÀ DI PENTECOSTE
At 2, 1-11; dal Salmo 103; 1 Cor 12, 3b-7. 12-13; Gv 20, 19-23

OMELIA DEL PATRIARCA DI VENEZIA, CARD. ANGELO SCOLA
Venezia, 15 maggio 2005

1. «Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra» abbiamo appena pregato con il Salmo Responsoriale.
Chi è lo Spirito? Oggi il Padre di Gesù Cristo ci apre la Sua casa. Ci invita ad entrare nel mistero della Sua vita intima. Lo Spirito infatti «procedendo dal Padre e dal Figlio, è in Dio stesso la fusione di ciò che di più intimo e personale vi è nel Padre e nel Figlio. Essi donano l’uno all’altro ciò che hanno di più proprio. ‘ Ed ecco qui: lo spirito dell’Uno e dell’Altro è un unico Spirito; tutto è donare, tutto è ricevere; tutto è il medesimo amore». Come il frutto dell’amore tra il Padre e il Figlio è lo Spirito, così il frutto dell’amore tra l’uomo e la donna è il figlio. Il figlio è sempre in qualche modo inscritto fin dall’inizio nell’unione (una caro) dell’uomo e della donna. La ‘Trinità maiuscola’ rimanda alla ‘trinità minuscola’ e questo ci permette nella fede di balbettare qualche cosa di Quella.

2. Questa forza unitiva, questa fecondità trinitaria si dimostra nel miracolo della Chiesa. Dio, come ci ha fatto pregare l’Orazione di Colletta, «nel mistero della Pentecoste santifica la sua Chiesa in ogni popolo e nazione». Così gli uomini più diversi e lontani diventano vicini e sperimentano una straordinaria possibilità di unità. «Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia ‘ dell’Egitto’, Ebrei e proseliti, cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». La presenza tra noi qui, ora, di numerosi e graditi ospiti, uniti nell’invocazione dello Spirito, è una espressione attuale di questa cattolicità che prosegue nella storia.
E abbiamo ancora gli occhi pieni dello spettacolo di questa unità, ricordando la straordinaria mobilitazione di folle di ogni lingua e nazione in occasione della morte di Giovanni Paolo II e dell’elezione di Benedetto XVI.
Come ci ha ricordato Benedetto XVI, oggi più che mai la Chiesa è viva. E, come già all’inizio, lo mostra con l’inesauribile ricchezza dei doni dello Spirito.
«Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (Seconda Lettura). La molteplicità delle grazie, dei carismi, dei ministeri che Dio unitrino distribuisce deriva dalla sua unità e di tale unità è in funzione. A ciò serve l’immagine dell’unico corpo che solo in forza della sua interna vitalità ha molte membra. «E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo» (Seconda Lettura).
Il dono della confermazione che tra poco il Patriarca invocherà per quindici ragazzi e sette giovani è il segno di questa vita nuova che continua nella nostra Chiesa patriarcale.

3. L’origine permanente della pluriforme unità della Chiesa si trova nel sì eterno del Figlio al Padre nello Spirito. Nel suo lasciarsi mandare, nella sua consegna amorosa fino alla morte e alla morte di croce. I segni della sua passione – «mostrò loro le mani e il costato» (Vangelo) ‘ sono i segni del riconoscimento della sua signoria sulla realtà intera – «E i discepoli gioirono al vedere il Signore» (Vangelo).
Considerando con attenzione i testi sacri, riscontriamo una singolare corrispondenza linguistica tra il «Prendete e mangiate» del sacrificio eucaristico, che in qualche modo anticipa il «consegnò lo spirito» sulla croce, e il «Ricevete lo Spirito Santo» del Vangelo di oggi.
Dalla totale consegna di sé al Padre, dal suo lasciarsi mandare da Lui, ha origine il potere che Cristo affida, alle stesse condizioni, ai suoi discepoli: «Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi’ Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Il più grande potere, infatti, si chiama misericordia. Per questo accostarsi con regolarità al Sacramento della Penitenza è uno dei più grandi mezzi per far crescere la nostra libertà.

4. «Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano» dice il Vangelo di Giovanni. Analogo è il luogo (cenacolo) in cui si svolge la scena narrata dagli Atti: «Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. ‘ Venuto quel fragore la folla si radunò’». Se fosse stato per loro, i discepoli sarebbero rimasti al chiuso, ben riparati; ma il dono dello Spirito li mette all’aperto. «Nella tempesta e nel fuoco udibile e visibile a tutti, davanti alla pubblicità del mondo e per essa» annota Balthasar. Nei discepoli avviene un’evidente trasformazione, ma non si tratta solo di un cambiamento di tipo psicologico (da pavidi a coraggiosi). È un vero e proprio ‘salto di qualità’. Il cambiamento è ontologico: un nuovo modo di pensare («noi abbiamo il pensiero di Cristo», 1Cor 12,16) e di un nuovo modo di amare («L’amore di Dio si è riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito», Antifona d’Ingresso). Per dirlo con il Papa la loro è una fede matura. A questa fede sono chiamati i nostri cresimandi e noi con loro.

5. Tra poco così pregheremo con il Prefazio: «’ lo Spirito Santo agli albori della Chiesa nascente ha rivelato a tutti i popoli il mistero nascosto nei secoli e ha riunito i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede». La Chiesa è, sulla terra, questa incessante apertura di Dio all’uomo. Come già fece con i primi discepoli nel cenacolo, la Vergine Nicopeja custodisca ognuno di noi come umile tramite di questo Suo amore per ogni nostro fratello uomo. Fino ai confini della terra.

Tu nos purges a peccatis,
Auctor ipse pietatis,
Et in Christo renovatis
Da perfectae novitatis
Plena nobis gaudia.

Tu ci liberi dai peccati
Tu che sei l’autore del nostro culto
Donaci la gioia piena di una novità perfetta
Dal momento che ora ci rinnovi in Cristo. Amen.

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Alla fine della celebrazione, il Patriarca, prima della Benedizione finale, ha rivolto il suo saluto ai numerosi fedeli stranieri:

The deadly fear that assails every person in every age has been conquered for good in Jesus. The Father and Son in the Holy Spirit have made God’s home. in ourselves. This is what every Christian witnesses. How? By showing every man and woman, in everyday life, that the Church is their home. Amen

L’angoisse mortelle à laquelle tout homme de tout temps est exposé, est définitivement vaincue en Jésus mort et ressuscité. Le Père et le Fils dans l’Esprit ont fait de nos personnes la demeure de Dieu. C’est de cela que les chrétiens sont témoins aujourd’hui. Comment? En montrant à tous les hommes et à toutes les femmes, dans l’existence quotidienne, que l’Eglise est leur maison. Amen