Omelia nella solennità dell'Immacolata e della Festa dell'adesione dell'Azione cattolica (Venezia, 8 dicembre 2008)
08-12-2008

Basilica Patriarcale di San Marco Evangelista

 

 

Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine

 

Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-38

 

Venezia, 8 dicembre 2008

 

 

Omelia di S.E.R. Angelo Card. Scola, Patriarca

1. «Dove sei?» «’ho avuto paura». «Hai forse mangiato dell’albero?» «’la donna che tu mi hai posto accanto». «Che hai fatto?» «’il serpente mi ha ingannato». Nel dialogo teso tra Dio e i nostri progenitori riferito dal Libro della Genesi emerge l’amara verità circa il peccato di origine. Il Papa afferma che «è una realtà concreta, visibile, direi tangibile per tutti» (Benedetto XVI, Udienza generale, 3 dicembre 2008). Adamo ed Eva sono consapevoli della loro intima contraddizione davanti a Dio. Di qui la paura che li spinge ad allontanare da sé la colpa per gettarla sull’altro: Adamo scarica la colpa su Eva, Eva la scarica sul serpente, figura della bugiarda forza di seduzione della disobbedienza. Eppure noi, normalmente, censuriamo il peccato originale come se fosse innominabile. Invece il peccato originale spezza il legame costitutivo con Colui che crea l’uomo, e lo avvelena col sospetto. E le conseguenze del peccato originale si possono facilmente riconoscere perché riverberano in tutte le relazioni che ci costituiscono, da quelle più prossime – con il padre e la madre, lo sposo e la sposa, con i figli, con gli amici’ – fino a quelle più lontane. Dalla relazione con se stesso a quella con il creato.

Il mistero mariano dell’Immacolata Concezione che la Chiesa oggi ci invita a meditare ci aiuta a meglio comprendere la dolorosa realtà del peccato di origine.

Anche il dialogo, presentatoci da San Luca, tra l’Angelo Gabriele e Maria – più volte lo abbiamo ricordato – non è privo di tensione e di drammaticità. Quella giovane donna, promessa sposa di Giuseppe, discendente della casa di Davide, ardente di attesa per il Messia, coltivava un progetto ben preciso, certo del tutto coerente con la propria profonda religiosità, ma dai contorni ormai delineati, la cui realizzazione le appariva ragionevolmente vicina. Invece l’intervento di Dio glielo sbaraglia. Anche la libertà di quella giovane donna – non diversamente da quella dei nostri progenitori – è messa alla prova; ma, diversamente da loro, Maria accetta la propria costitutiva dipendenza da Dio e pronuncia il proprio . «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38): Tu sei Dio: io sono la serva. La coscienza di questa sproporzione (Dio ‘ serva) è colmata dalla fede umile ed obbediente della Vergine.

Non a caso la giornata dell’adesione dell’Azione Cattolica coincide con la chiusura del Giubileo del 150° delle apparizioni di Lourdes ove l’Immacolata si è manifestata alla piccola Bernadette. «Questo ‘sì’ limpido e senza riserve si radica nel mistero della libertà di Maria, libertà piena ed integra davanti a Dio, svincolata da ogni complicità col peccato, grazie al privilegio della sua Immacolata Concezione. Questo privilegio concesso a Maria, che la distingue dalla nostra comune condizione, non l’allontana, ma al contrario la avvicina a noi. Mentre il peccato divide, ci allontana gli uni dagli altri, la purezza di Maria la rende infinitamente prossima ai nostri cuori, attenta a ciascuno di noi e desiderosa del nostro vero bene» (Benedetto XVI, Angelus, Lourdes 14 settembre 2008).

In occasione dei 140 anni dell’Azione Cattolica avete voluto tradurre il discorso che Benedetto XVI vi ha rivolto in Piazza San Pietro e il documento assembleare ‘Cittadini degni del Vangelo‘ in precisi Orientamenti per il triennio 2008-2011.

 

Il primo tra questi è la santità: perché sia formato Cristo in noi. Santi: uomini riusciti come i tanti che la lunga storia dell’Azione Cattolica ha contribuito a generare, la cui immagine avete voluto con voi il 4 maggio scorso. Il Papa li definì: «La magnifica corona dei volti che abbracciano simbolicamente Piazza San Pietro». Comunità di ragazzi, giovani, adulti la cui ragione di vita è Cristo stesso: «Io, non più io» (cfr. Benedetto XVI, IV Convegno nazionale della Chiesa Italiana, Verona 19 ottobre 2006). Questa è l’Azione Cattolica.

2. «In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo» (Ef 1,4). Con la creazione Dio non si limita a porre in essere uomini e cose, ma stabilisce un rapporto permanente con ognuno di noi, con tutta la famiglia umana e con tutto il cosmo. Con il concepimento di ogni uomo, Dio interviene personalmente: è solo l’inizio di un rapporto che non viene mai più meno. La creazione è relazione tra la libertà amorosa e infinita di Dio e la mia libertà finita. E l’onnipotenza di Dio si rivela in questo: Egli ha il potere di attuare questa relazione d’amore con ogni uomo di ogni tempo, di ogni cultura, di ogni luogo. L’uomo riesce così a percepire che la vita stessa è vocazione, perché l’incontro amoroso con Cristo cambia completamente il modo di affrontare l’esistenza. Come dice una Orazione di Avvento che ci fa chiedere il «senso cristiano della vita».

Da qui la seconda dimensione dei vostri orientamenti: la cura educativa per la catena delle generazioni.

3. «Noi che già prima abbiamo sperato» (Ef, 1-12). Perché speriamo? Perché nella Vergine Immacolata Dio assume la natura umana aprendoci la strada sicura della Redenzione dal peccato e predestinandoci ad essere «lode della Sua gloria» (Ef 1, 12): cioè alla resurrezione della carne. È il contenuto profondo dell’attesa natalizia: l’attesa del ritorno glorioso di Colui che per la nostra salvezza è nato, ha patito, è morto ed è risorto. Quando Cristo ritornerà nella gloria Dio sarà tutto in tutti.

Da qui sgorga per i membri dell’Azione Cattolica la terza dimensione degli orientamenti per il triennio 2008-2011: la passione per il bene comune lungo tutto il tempo che va tra la prima e la seconda venuta di Cristo. Il tempo della Chiesa, il tempo finale, il nostro tempo di pellegrini sulla terra. Vi è affidata la missione di evangelizzare tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Essi sono redenti da Cristo ma attendono la manifestazione dei suoi figli, cioè di ognuno di noi. Ne hanno bisogno la nostra amata città, regione, paese e mondo:

·        per questo ragazzi, giovani, adulti di Azione Cattolica sono chiamati ad essere uomini e donne del gratuito;

·        generatori di unità nella nostra Chiesa;

·        attenti in modo speciale al Magistero del Papa, dei Vescovi, del Patriarca;

·        in particolare il Patriarca vi domanda di assumere alla lettera in ogni associazione le 4 finalità della Visita Pastorale. E di coinvolgervi in prima persona con la II Assemblea ecclesiale dell’Ottobre prossimo.

4. Avvento: davvero Lo aspettiamo? Chiediamo un’apertura del cuore e dell’io come quella di Maria:

«Apri, o Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra alla confessione, il grembo al Creatore./ Ecco, il desiderato di tutte le genti è fuori e bussa alla porta./ O se, per il tuo indugiare, dovesse egli passare oltre; dolente, tu cominceresti di nuovo a cercare colui che la tua anima ama!/ Alzati, corri, apri. Alzati per fede; corri per devozione; apri per confessione./ ‘Eccomi’ – rispose ‘ ‘sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola’» (Bernardo di Chiaravalle, Oratio IV de B.M.V., 8 s).