Omelia nella solennità dell'Immacolata Concezione e per le candidature al sacerdozio (Basilica S. Marco - 8 dicembre 2006)
08-12-2006

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO EVANGELISTA

SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE
Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-38

Venezia, 8 dicembre 2006

OMELIA DI S.E.R. ANGELO CARD. SCOLA, PATRIARCA

1. «Dio fu con lei dal mattino della vita: l’Altissimo si è preparata una santa dimora» (Antifona Ufficio Letture). Contempliamo oggi l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. È un mistero centrale della nostra fede. Un dogma definito nel 1854 con la Bolla Ineffabilis Deus di Pio IX, dopo un amplissima consultazione che raccolse un dato presente da secoli nella tradizione. La fede ci domanda di credere come decisivo per la nostra vita che Maria fu preservata dal peccato originale in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano. Maria, la madre, è stata redenta ‘in anticipo’ dal suo Figliolo; noi siamo redenti per la fede nel Battesimo. Maria non è sottratta all’esperienza della redenzione, la vive in modo singolare e straordinario. Questo è certamente implicato nel saluto sorprendente che l’Angelo le rivolge, come Luca ci racconta: «Ti saluto, o piena di grazia» (Vangelo).

2. Cosa ci insegna questa straordinaria solennità? Ci insegna la condizione originaria in cui il Creatore aveva posto l’uomo. Egli viveva una relazione di assoluta familiarità con Dio («Javhè scendeva a passeggiare con loro [i nostri progenitori] nella brezza del giorno»; per questo il primo uomo può dire a Javhè: «Ho udito il tuo passo nel giardino»: Prima Lettura), un rapporto di fiducioso abbandono a Lui e, in Lui, con gli altri e con le cose.
La dottrina della Chiesa chiama questo rapporto ‘rapporto di santità e giustizia’. Maria, la Madre, è la Tutta Santa, secondo un’espressione particolarmente cara ai nostri fratelli dell’Oriente. Portatrice di un’umanità che vive in pienezza ogni relazione con Dio con gli altri e con le cose.
È il fascino di un’umanità compiuta, riuscita, un fascino intramontabile, perciò il popolo cristiano, fin dall’antichità, l’ha invocata e lodata come la Tota pulchra, Tutta bella. Questa è la pienezza cui la Trinità in vista della Sua maternità singolare, ha pre-destinato Maria. È la ragione per cui la festa di oggi ci coinvolge nell’esultanza che genera speranza.

3. Esultanza e speranza che, lungi dal trasportarci in sogni utopici, ci immergono nel realistico dolore del nostro peccato. Una triste realtà che tutti noi, inficiati dalla mentalità diffusa, tendiamo a rimuovere. Il maligno trascina la libertà dell’uomo nel suo no al Padre. Il peccato distrugge la familiarità, la santità e giustizia originale: nella relazione con Dio e con gli altri si insinuano la paura, il sospetto e la vergogna («ho avuto paura ‘ e mi sono nascosto»). L’unità si spezza e tutte le relazioni si avvelenano.

4. «Benedetto sia Dio Padre’» (Seconda Lettura): la Sua misericordia è indomabile. Neanche la violenza del peccato riesce ad arrestare il Suo disegno buono di farci figli nel Figlio «In Lui ci ha scelti’ per essere santi e immacolati ‘ predestinandoci ad essere suoi figli adottivi» (Seconda Lettura). Nella lotta serrata tra il bene e il male Dio è a fianco della sua creatura, come Forte vittorioso. Egli nel Figlio suo incarnato si compromette totalmente con noi, condividendo in tutto, fino alla morte, la fragilità della condizione umana. Ci innesta nella nuova creazione inaugurata con la Sua risurrezione, le cui primizie contempliamo oggi nella Vergine Immacolata.
Come dal no di una creatura era stato macchiato il primitivo disegno di bene della creazione, così dal sì di una creatura è instaurata la nuova creazione. «Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola» (Vangelo). E l’abbandono fiducioso dissolve la paura: «Non temere» (idem). La vita da sterile diventa feconda.

5. L’Immacolata Concezione di Maria segna anche l’inizio della Chiesa. Il Prefazio dell’odierna celebrazione parlando dell’Immacolata così recita: «principio ed immagine della Chiesa, Sposa di Cristo, splendente di bellezza». Si può parlare di Chiesa Immacolata. Qui si inserisce il gesto che i nostri amici ‘ Orlando, Valentino, Paulo ‘ compiranno tra poco: domanderanno di essere ammessi in qualità di candidati all’Ordine Sacro.
Il loro è un Sì sulle orme del Sì di Maria. È un’obbedienza. L’Immacolata Concezione ha introdotto nella storia degli uomini la possibilità dell’obbedienza. Essa costituisce la strada per il compimento della nostra umanità quale nuova creatura in Cristo.
Ma noi non siamo innocenti come Maria. Perciò nelle nostre vicende personali la strada dell’obbedienza non possiede normalmente la forma di un abbandono cordiale e fiducioso, ma è attraversata dalla ferita provocata dal peccato. Una sola strada ci resta per giungere alla meta che brilla nell’innocenza della Vergine. Si chiama ascesi. Essa però non è l’esito delle nostre sole forze, quasi che la Trinità fosse una fortezza da espugnare. Non anzitutto gli sforzi della nostra strategia intellettuale, morale o di pietà, ma l’abbandono al ritmo oggettivo della comunione custodita dall’Autorità della Chiesa (obbedienza), che fa vibrare il tempo come sacramento dell’eterno, piega dolcemente la nostra intelligenza e la nostra volontà, compie il desiderio rendendo ilare il sacrificio, educa il nostro volere e fa spazio al dovere. Quel dovere dolce e severo dell’amore che, attraverso la Vergine Madre, Figlia del Suo Figlio, viene riversato su noi redenti. Maria Madre di Cristo, Madre dei redenti.
Non solo i tre candidati, ma tutti noi, ora, dobbiamo ridire, con l’aiuto di Maria, il nostro Sì a Gesù.

6. Potremo allora pregare così: «Sumens illud Ave Gabrielis ore, funda nos in pace mutans Evae nomen» [Ricevendo il saluto dalle labbra di Gabriele, ràdicaci nella pace, cambiando la sorte di Eva] ‘ «Virgo singularis, inter omnes mitis, nos culpis solutos mites fac et castos» [Vergine, sola fra tutte mite, rendici, sciolti dal peccato, miti a nostra volta e puri di cuore]. Amen.