Omelia nella solennità dell'Immacolata Concezione con conferimento dell'accolitato a tre studenti del Seminario (Venezia, 8 dicembre 2007)
08-12-2007

Basilica Patriarcale di San Marco Evangelista

 

 

Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine

 

Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-38

 

 

Conferimento del ministero dell’Accolitato a Valentino, Joaquin e Paulo

 

 

Venezia, 8 dicembre 2007

 

 

Omelia di S.E.R. Angelo Card. Scola, Patriarca

 

 

1) Carissimi Valentino, Joaquin e Paulo, state per ricevere il ministero dell’accolitato. Si tratta di un passo significativo in vista del sacerdozio ordinato. «Assidui nel servizio dell’altare» distribuirete «fedelmente il pane di vita ai fratelli» (Preghiera di benedizione per l’accolitato). Con voi e per voi oggi vogliamo implorare dalla Vergine Immacolata la grazia di un intero cioè serio, pronunciato nella fede, nella speranza e nella carità. Un sì senza riserve mediante il quale la vostra libertà sia tutta coinvolta nella verifica della proposta che Dio vi ha fatto chiamandovi al sacerdozio.

 

 

2) «Dove sei?». Quella di Dio ad Adamo è la domanda di un Padre che va alla ricerca del figlio che ha sbagliamo. La risposta di Adamo: «Ho avuto paura e mi sono nascosto» (Prima Lettura) è la figura dell’uomo di oggi, spesso diffidente od ostile perché è ingannato e si inganna circa l’identità di Dio. Alla necessaria e gratuita amicizia con Dio Adamo ha opposto la presunzione di bastare a se stesso, di salvarsi da solo, di essere come Dio. «Io porrò inimicizia fra te e la donna‘». Il dono dell’Immacolata Concezione mostra la misericordia di Dio che preserva Maria dal peccato fin dal suo concepimento. Lo fa in vista della vittoria crocifissa di Cristo sul peccato stesso. Questa straordinaria vittoria noi dobbiamo annunciare oggi a tutti gli uomini, ad un tempo carichi di paure e spesso non privo di tracotante presunzione verso Dio. Siamo mandati per testimoniare che ogni uomo è conosciuto e amato, perdonato ed atteso dal Padre celeste (cfr. Benedetto XVI, Spe salvi, 3). Di questa conoscenza ed amore di Dio fece una intensa esperienza Santa Giuseppina Bakhita, una giovane donna del Darfur, cinque volte schiava ma poi liberata dal battesimo ricevuto proprio nella nostra Venezia dal Patriarca nel 1890 per la missione nelle nostre terre.

 

3) «In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati» (Seconda Lettura). Nella Beata Vergine Maria brilla oggi per noi l’amore di Dio che compie meraviglie ed attua il desiderio di infinito proprio del nostro cuore. Maria ci sta davanti senza colpa originale, tutta bella. Ci aiuta a riconoscere le brutture del presente e accende il desiderio di essere santi e immacolati. Abbiamo sete di quell’innocenza perduta che vive nel cuore di ogni uomo come perenne nostalgia.

Tutta la Liturgia dell’Avvento è percorsa dall’attesa del Salvatore. Scriveva in proposito un poeta disincantato come Alfred de Musset «une immense espérance a traversé la terre». Un’immensa speranza ha cominciato a percorrere la terra. Proprio per questo, egli aggiungeva, «malgré moi l’infini me tormente» (anche se non voglio, ormai il pensiero dell’infinito mi punge) (A. De Musset, Poésies, Paris, Hachette, p. 225-227).

4) «O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito» così ci ha fatto pregare l’Orazione di Colletta.

Pensando a quei vertici inaccessibili che oggi contempliamo in Maria Immacolata, ricordiamo le parole di Kierkegaard: «Non è la strada che è impossibile, ma è l’impossibile a essere la nostra strada». Il cristiano è colui che vive nella percezione immediata del permanente miracolo del proprio quotidiano cambiamento. Per sua intercessione. L’Immacolata è la nostra avvocata.

Per questo all’inizio di questa nostra Eucaristia abbiamo cantato «Quidquid optamus per te speramus» (‘Qualunque cosa noi desideriamo la speriamo per mezzo di te, o dolce Vergine Maria’). Così nel rapporto con Maria che ci conduce a Gesù la speranza cristiana diventa una pratica concreta sommamente ragionevole. Non è affatto meglio – come sostengono alcuni critici della Spe salvi ‘ accontentarsi delle piccole speranze terrene perché «A Dio nulla è impossibile» (Vangelo). Noi desideriamo tutta la speranza. Per questo la chiediamo umilmente a Maria. Siamo molto grati a Benedetto XVI che da oggi fino all’8 dicembre 2008 concede, a precise condizioni, l’indulgenza plenaria ai visitatori di Lourdes. Di questa indulgenza potremo godere anche nel nostro patriarcato dal 2 all’11 febbraio 2008. Sono lieto di poter ufficialmente annunciare oggi lo straordinario pellegrinaggio diocesano a Lourdes, animato dalle UNITALSI, con la presenza del Patriarca, che si svolgerà dall’11 al 17 maggio 2008. Spero che tutte le comunità diocesane vorranno prendervi parte.

5) Carissimi neo-accoliti, a noi come a Maria oggi è chiesto di dire sì al dono di Cristo. «Eccomi, sono la serva del Signore» (Vangelo). Con un linguaggio più vicino a noi si potrebbe tradurre: ‘Io sono tua, o Signore’. In fondo è la formula dell’amore, del dono incondizionato di sé alla Verità vivente e personale che mi chiama. La libertà cerca la verità. «Come Eva fu sedotta dal discorso di un angelo, tanto da fuggire da Dio, trasgredendo la sua parola, anche Maria ricevette la buona novella dalle parole di un angelo, ma, obbedendo alla sua parola, generò Dio dentro di sé’ la disobbedienza di una donna è riparata dall’obbedienza di un’altra donna» (Ireneo, Contro le eresie V, 19,1; PG 7,1175).

6) Chiediamo a Maria Immacolata il dono della speranza per tutti i nostri fratelli uomini. Una vita beata che incomincia quaggiù nell’Eucaristia che investe tutta la nostra esistenza. E lo facciamo con le parole con cui il Santo Padre si rivolge a Lei nella sua ultima enciclica: «Per mezzo tuo, attraverso il tuo , la speranza dei millenni doveva diventare realtà, entrare in questo mondo e nella sua storia. Tu ti sei inchinata davanti alla grandezza di questo compito e hai detto sì [‘] Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te» (Benedetto XVI, Spe salvi, 50). Amen.