Omelia nella solennità dell'Immacolata Concezione (Basilica di San Marco - 8 dicembre 2004)
08-12-2004

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO EVANGELISTA

SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE
Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-38

Venezia, 8 dicembre 2004

OMELIA DI S.E.R. ANGELO CARD. SCOLA, PATRIARCA

1. «Veni, veni dilecte mi»: Vieni, vieni mio diletto. Questa incomparabile invocazione d’amore, tra le più famose di tutti i tempi, sarà cantata alla fine della nostra solenne liturgia dalla Cappella Marciana. È l’inno di Maria, la Sposa del Cantico dei Cantici, al suo Gesù. Sgorga dal cuore purissimo della Vergine Immacolata, la figlia di Sion che viveva aspettando, con vigilante fedeltà, l’Atteso dalle genti, il Messia. Essa incarna così la nostra attesa, l’attesa di tutta l’umanità. Come Maria, anche noi dobbiamo attendere, in fecondo silenzio di cuore, il grande evento del Natale di Cristo.

2. Maria è stata preparata da Dio nella notte dei tempi: come dice Dante, «termine fisso d’eterno consiglio» (Dante, XXXIII del Paradiso), scelta cioè dal giudizio e dalla decisione efficace, universale ed infallibile di Dio. Il prestabilito disegno del Padre che Maria fosse redenta in anticipo dal sangue del Suo Figlio, dice il contenuto proprio della Sua immacolata concezione.
Oggi, a 150 anni dalla sua proclamazione, questo dogma luminoso sostiene più che mai con la sua verità che dà certezza la nostra barcollante libertà. In questo modo si è avverata la prospettiva di liberazione dal Maligno la cui azione fu devastante, come efficacemente narra la Prima Lettura. Il peccato d’origine sconvolge Adamo, Eva e tutta l’umanità negli affetti («moltiplicherò i tuoi dolori’; verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà») e nel lavoro («con dolore trarrai il cibo’; con il sudore del tuo volto mangerai il pane») (cfr. Gn 3, 16-19).

3. «O Dio, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio’» così ci ha fatto pregare l’Orazione di Colletta.
Il grembo immacolato di Maria, la prima dimora dell’Emmanuele, diventa in concreto la primizia della Chiesa, Ecclesia immaculata, come ci ricorderà tra poco anche il Prefazio: «Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre di tuo Figlio. In lei hai segnato l’inizio della Chiesa’». La Chiesa è il mondo salvato. Perché? È il grembo fecondo dell’umanità nuova. Ma la Chiesa dono di comunione, generata da Cristo nell’Eucaristia, ove è incastonato il Golgota che passa attraverso il Fiat di Maria, deve ora accadere in me, in te, in noi cristiani. In questo modo, come avvenne per Santa Elisabetta, la Chiesa porta frutti di una fecondità insperata: «Anche Elisabetta, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile» (Vangelo).

4. «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Vangelo). Nel fiat della Vergine, nella sua adesione critica e consapevole alla vocazione che il Padre le affida, c’è tutto il senso dell’essere presi a servizio. Oggi i nostri Mario (parrocchia di Mira Porte) e Michele (parrocchia di San Silvestro), venendo scelti come accoliti per la nostra Chiesa, si apprestano a testimoniarlo.
«Eccomi, sono la serva del Signore…». Queste parole della Vergine, che stanno all’inizio della storia dell’incarnazione, sono compiutamente illuminate dalle parole del Figlio, al termine della sua vita terrena, quando durante l’Ultima Cena nel gesto della Lavanda dei piedi svelerà ai Suoi il segreto dell’amore: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22, 27b). La parola servire è un altro modo, semplice concreto umilissimo, per tradurre la parola amare. Per questo non bisogna confondere il servizio del cristiano con l’umana generosità. Come diceva, esprimendo l’autentica gerarchia delle cose, la Beata Teresa di Calcutta: «Il frutto della fede è l’amore, il frutto dell’amore è il servizio, il frutto del servizio è la pace».

5. Chiediamo per i nostri fratelli che saranno ammessi al prezioso ministero dell’accolitato di vivere questo servizio oggettivo dell’amore onorando quotidianamente l’Eucaristia, soprattutto portandola, quando saranno richiesti, con solerzia agli ammalati ed agli anziani.
Il fiat dell’Immacolata si contrappone al «non servirò!» dell’Ingannatore, dal quale i progenitori si sono lasciati tentare trascinandoci nella colpa originale. Il peccato, e con il peccato la morte e tutti i suoi dolorosi anticipi, sono così entrati nella storia dell’uomo. Ne vediamo le terribili conseguenze nella nostra vita personale e sociale. Ma la Solennità di oggi ci apre alla speranza certa del riscatto. La piena riuscita di Maria dice che anche noi siamo stati destinati al compimento dal Padre «prima della creazione del mondo». Come Maria, infatti, anche noi siamo stati «scelti per essere santi e immacolati» come ci ricorda San Paolo nella Seconda Lettura.
Quindi ora davanti alla Vergine immacolata assumiamo formalmente un impegno. Dobbiamo dire con Maria il nostro fiat ogni giorno, in ogni circostanza felice od avversa, favorevole o meno. Dobbiamo rinnovare questo sì in ogni rapporto facile o difficile. Infatti, come dice Sant’Anselmo, nella festa dell’Immacolata «ogni creatura rinverdisce» (Ufficio di Lettura, 8 dicembre). Comunione solerte ed obbedienza vigile: così ci prepariamo al Santo Natale.

6. Affidiamo alla Vergine Immacolata le persone dei nostri Accoliti, le nostre persone, tutta la nostra Chiesa veneziana, la società di oggi con i suoi travagli e tutti i nostri fratelli uomini. Lo facciamo con le parole delicate del grande poeta gesuita inglese Hopkins che paragona Maria all’aria selvaggia: «Aria selvaggia, aria che è al mondo madre/che m’abbraccia da ogni dove/’/Maria Immacolata,/’/il cui compito è uno:/filtrare la gloria di Dio,/quella gloria di Dio che attraverso di lei/passa /Dico che di misericordia siamo rivestiti/tutt’intorno, come d’aria: lo stesso/è di Maria’/ammanta il globo in colpa,/è lei stessa dolce elemosina/e gli uomini hanno parte della sua vita/ (da: The blessed Virgin compared to the air we breathe di Gerald Manley Hopkins). Amen