Omelia nella solennità dell'Epifania (Venezia, 6 gennaio 2008)
06-01-2008

Basilica Patriarcale di San Marco Evangelista

 

Solennità dell’Epifania del Signore

 

Is 60, 1-6; Sal 71; Ef 3, 2-3.5-6; Mt 2, 1-12

 

 

Conferimento del Diaconato al seminarista Piotr Mikulski

 

Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia

 

 

Venezia, 6 gennaio 2008

 

 

 

Carissimo Piotr che stai per ricevere il sacramento del diaconato,

 

Carissimi fratelli in Cristo Gesù, veneziani e visitatori,

 

 

1. Il Vangelo di Matteo ci parla della stella che conduce quanti «in virtù della grazia sono stati chiamati secondo il beneplacito divino, a riconoscere il Verbo incarnato» (San Massimo il Confessore, Centuria 1, 8-13). «Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino» (Vangelo, Mt 2, 9-10). La buona notizia del Natale che gli angeli avevano annunciato agli umili pastori, oggi raggiunge i Magi (i dotti e i sapienti), dopo aver coinvolto il re Erode, le autorità, l’intera Gerusalemme. L’iniziativa salvifica di Cristo Signore ha certamente come primi e privilegiati interlocutori i poveri di Israele, ma è destinata a tutti. Tutti gli uomini sono invitati dalla stella a contemplare adoranti il Bambino Gesù.

 

Tra le due solennità del Natale e dell’Epifania c’è una forte continuità. La parola greca epifania indica la piena manifestazione di Cristo, luce del mondo, ai popoli. Nell’adorazione dei Magi l’umile Bambino rivela tutta la sua gloriosa umanità. E questa è la strada per riconoscere, con l’aiuto divino – la stella -, la Sua divinità. Redenzione e Salvezza, cui tutto il popolo ebraico tendeva da secoli, diventano realtà in quel bimbo concepito «da una donna», «nato sotto la legge». Maria e Giuseppe lo possono abbracciare. Il Vecchio Simeone può dire con tenerezza: ‘Adesso ho visto la salvezza preparata da Te per tutti i popoli‘. L’oro, l’incenso e la mirra donati dai Magi, ci dicono che con il Bambino Gesù, la Salvezza, anche noi possiamo e dobbiamo intrattenere un rapporto diretto, vivo e personale.

 

 

2. La festa di oggi, cioè la gloriosa manifestazione del Bambino salvatore, spiega la vocazione cattolica (universale) della Chiesa. Essa, come nuova Gerusalemme, non cessa di spalancare le sue braccia ad accogliere i «figli che vengono da lontano» (Is 60, 4, Prima Lettura). Nel suo annuncio di salvezza la Chiesa non può e non vuole darsi limiti né geografici, né etnici, né sociali, né culturali, né religiosi. Nella manifestazione di Gesù Cristo, l’unico ed universale disegno (ordine) della storia preparato dal Padre per noi, ogni diversità e perfino ogni frattura scompare. Non c’è più diversità tra ebrei e gentili, non c’è più contrapposizione, ma tutte le genti in Cristo Gesù «sono chiamate a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo, a partecipare alla stessa promessa» (Ef 3,6). Comunicando instancabilmente questo suo tesoro la Chiesa, nel suo imprescindibile dinamismo di evangelizzazione e di inculturazione, valorizza universalmente la libertà di tutti gli uomini e di tutti i popoli.

 

 

3. Attraverso l’ininterrotta catena delle generazioni, anche noi genti venete siamo stati resi partecipi di questo splendido mistero di grazia di cui parla San Paolo (Seconda Lettura). Possiamo comprendere allora perché la solenne Festa di oggi ci richiami con forza alla responsabilità missionaria, gloriosa tradizione delle nostre Chiese.

 

Infatti direttamente proporzionale alla consapevolezza del dono ricevuto è l’urgenza di comunicarlo: l’indomabile passione missionaria del cristiano nasce dalla sovrabbondante convenienza della fede in Cristo che egli sperimenta nella sua vita, nei suoi affetti e nel suo lavoro. Prima che un dovere, l’urgenza evangelizzatrice di una comunità ecclesiale è lo sgorgare spontaneo dell’esperienza di fede che in essa vive. Come ci andiamo da qualche anno ripetendo nella Visita Pastorale dall’apertura a tutte le dimensioni del mondo ogni comunità cristiana è chiamata a verificare la sua autenticità.

 

Molto opportunamente perciò la nostra Chiesa diocesana ora, durante questa celebrazione, si unisce alla preghiera simultanea di tutti i nostri fratelli (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) che operano in terra di missione. In forma del tutto speciale vogliamo pregare oggi per l’amata ‘parrocchia’ di Ol Moran della Diocesi di Nyahururu in Kenya, che sentiamo particolarmente unita a noi in questo momento di grande trepidazione per le sorti di quel Paese.

 

 

4. La Solennità dell’Epifania di Gesù illumina in profondità il gesto sacramentale che compiremo tra poco, quando conferiremo il ministero del Diaconato al nostro carissimo seminarista Piotr. Infatti, ricevendo l’Ordinazione diaconale in vista del ministero presbiterale, egli si impegna a comunicare Cristo in tutti gli ambienti dell’umana esistenza, collaborando anzitutto con il Vescovo e con il suo presbiterio nel «ministero della parola, dell’altare e della carità mettendosi al servizio di tutti i fratelli» (Rito dell’ordinazione del diacono). In vista di questa carità pastorale egli ha scelto il celibato permanente, animato da un amore dal cuore indiviso per Cristo. Egli è chiamato a vivere la dimensione missionaria e universale della Chiesa resa esplicita dalla festa di oggi. Piotr è nato in Polonia ma oggi si impegna pubblicamente a diventare sacerdote nella nostra Chiesa veneziana. Ringrazio di cuore i familiari – sono presenti tra noi i genitori e quattro dei nove fratelli -, il Cammino Neocatecumenale, la parrocchia di San Lorenzo Giustiniani, ma soprattutto la comunità del Seminario che lo hanno accompagnato a questo passo decisivo per la sua vita e per il bene della nostra Chiesa.

 

La sua scelta libera e coraggiosa di legarsi per sempre alla nostra Chiesa è per noi fonte di una gioia grande. Ci compensa un poco del dolore per la perdita di ben cinque sacerdoti in poco più di un mese. Tra questi voglio ricordare oggi, in particolare, Monsignor Lorenzo Rosada, per lunghissimi anni instancabile promotore della missio ad gentes del nostro Patriarcato e Padre Sergio Tonetto che ha speso la sua vita quale missionario in Brasile.

 

La gioia di oggi si aggiunge a quella donataci ieri dalla Provvidenza con la nomina da parte di Benedetto XVI del Vicario Generale Monsignor Beniamino Pizziol a Vescovo Ausiliare del Patriarcato.

 

 

5. La vocazione di Piotr documenta che è il ‘tutto’ a dare senso alla ‘parte’ (la Chiesa particolare vive ad immagine della Chiesa universale), ma che, nello stesso tempo, il ‘particolare’ è la miglior garanzia per vivere ‘l’universale’. Ce lo richiama fortemente Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2008 stabilendo un fecondo nesso tra famiglia e comunità nazionale ed internazionale. Una sana vita familiare è, infatti, il primo ambito in cui ogni uomo impara a fare spazio all’altro (pensiamo alla relazione tra gli sposi e a quella tra genitori e figli). La famiglia è la prima scuola di gratuità, l’ossigeno di cui ogni rapporto umano ha bisogno per vivere e per maturare. Per questo il Santo Padre definisce la famiglia prima agenzia di pace ed afferma che «tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace» (Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2008, n. 5).

 

 

6. Carissimi, oggi diviene manifesto che, in Gesù, Dio si è ‘mosso’ incontro all’uomo, è venuto ed ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Ora anche l’uomo, anche noi, siamo chiamati a muoverci verso di Lui. I Magi, pellegrini dell’Assoluto, sono figura della nostra libertà che tende al suo compimento, senza fermarsi davanti ad ostacoli o fatiche. Neppure la più impegnativa: quella che San Paolo chiama metanoia, cioè la conversione profonda della mente e del cuore [‘per noi questa Nascita fu come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte (da: ‘Il viaggio dei Magi’ di Eliot)].

 

Caro Piotr, ricordati sempre che da questa quotidiana metanoia dipende in modo speciale l’esercizio del ministero ordinato.

 

 

7. Chiediamo alla Vergine Maria, che in questa Basilica Cattedrale veneriamo come Nicopeia, e al suo castissimo sposo Giuseppe, che hanno custodito l’augusto Bambino vincendo a più riprese gli assalti maligni di Erode e di suo figlio, la grazia di saper affrontare le prove della vita per comunicare a tutti i nostri fratelli uomini la Sua misericordia. Amen