Omelia nella solennità del Natale / Messa del giorno (Venezia, 25 dicembre 2008)

25-12-2008

Basilica Patriarcale di San Marco

 

Solennità del Natale del Signore

 

 

Santa Messa nel giorno della Natività del Signore

 

Is 52, 7-10; dal Salmo 97; Eb 1,1-6; Gv 1, 1-18

 

 

Omelia del Patriarca S. E. R. Card. Angelo Scola

 

Venezia, 25 dicembre 2008

 

1. «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza» (Is 52,7). Siamo venuti tutti, convocati dal desiderio o almeno dalla nostalgia di questo annuncio di salvezza. Ed in questa azione eucaristica abbiamo cantato: «Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio» (Sal 97, 3). In un momento travagliato e denso d’incertezza come quello che stiamo vivendo – e più di noi lo subiscono i popoli del Sud del pianeta – sentiamo il bisogno della compagnia fedele di questo Dio-bambino. Ci rendiamo conto che non bastiamo a noi stessi, ma è venuto il Salvatore, la nostra libertà è liberata. Possiamo camminare spediti, anche attraverso le contraddizioni interiori ed esteriori che ci toccano inevitabilmente affrontare.

2. «Il Verbo era presso Dio, e il Verbo era DioE il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 1). Dio si è compromesso con la storia. La storia ha una destinazione.

Nel potente prologo di Giovanni si distende davanti a noi tutta la pienezza del divino piano di salvezza. Il Natale non è un evento circoscritto nella storia, ma l’irrompere dell’eternità nel tempo. «Oggi io ti ho generato» (Eb 1,5). Ed il contenuto di questo mirabile disegno è il dono del Figlio divino «che [il Padre] ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (Eb 1, 2). Il Signore non si allontana mai (mistero della Presenza eucaristica), è lo Sposo fedele della Chiesa a vantaggio di tutta l’umanità ed irromperà glorioso nella storia alla fine dei tempi.

3. «Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1,3). Cristo è il senso dell’esistenza. Non è una favola, non è un mito riservato ai ‘rudi’, di cui i dotti possono fare a meno. La riprova sta nel fatto che Egli non ci propone un’evasione dal mondo, ma la trasfigurazione di tutta la realtà che inizia già qui ed ora. Infatti quando viene meno Dio come senso della vita, lo vediamo ogni giorno, giustizia e pace restano irraggiungibili utopie. Guerre, lotte intestine di ogni genere, miseria ed emarginazione contristano uomini e popoli.

4. Natale non è solo la Sua nascita, deve anche essere la nostra nascita con Lui da Dio. Nella tensione tra il già del Suo farsi compagno alla nostra vita e il non ancora del Suo ritorno finale sta la sorgente dell’azione morale del cristiano. Per null’affatto quindi l’acquiescente passività di chi si sa in balìa di un Padrone assoluto, né la presunzione di salvarsi con le proprie opere, ma l’indomabile ripresa di chi, grazie a questo Bambino, si riconosce in un rapporto indefettibile con un Padre amante. «La legge fu data per mezzo di Mosé, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17). Da questa nascita sorge la speranza: cambia il rapporto dell’io con se stesso, con gli altri, con Dio.

5. «In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1, 4-5). Nella manifestazione di Cristo non c’è nulla di nascosto e, soprattutto, essa è destinata a tutti gli uomini, nessuno escluso. Che dalla salvezza (cioè la compiuta realizzazione di tutto l’uomo nel suo essere uno di anima e di corpo) non resti escluso nessuno è la passione di Cristo e di tutti i suoi testimoni. Per questo nel frangente epocale che stiamo attraversando tutti, a partire da chi ha responsabilità di governo ad ogni livello, dobbiamo farci carico di chi è in particolare stato di bisogno, di chi perde lavoro, spesso senza ammortizzatori sociali, dei cassaintegrati, dei precari, degli emarginati di ogni genere.

 

La grazia già manifestata – questo Bambino – ci educa a vivere con verità il nostro rapporto con Dio (con pietà), con gli altri (con giustizia) e con le cose (con sobrietà), in attesa del ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi.

 

The grace already revealed ‘ this Child ‘ educates us to live in a true way our relationship with God (with piety), with others (justly) and with things (with sobriety), while awaiting the glorious return of the Lord at the end of times. Happy Christmas!

 

 

La grâce déjà manifestée ‘ cet Enfant ‘ nous éduque à vivre dans la vérité notre rapport avec Dieu (en hommes religieux), avec les autres (en hommes justes) et avec les choses (en hommes raisonnables), dans l’attente du retour glorieux du Seigneur à la fin des temps. Joyeux Noël!

 

 

La gracia manifestada ‘ el Niño Dios ‘ nos educa a vivir con verdad nuestra relación con Dios (vida religiosa), con los otros (vida justa), y con las cosas (vida sobria), en la espera del retorno glorioso del Señor al final de los tiempos. ¡Feliz Navidad!

 

 

Die schon erschienene Gnade ‘ dieses Kind ‘ lehrt uns, unsere Beziehungen wahrhaft zu leben: unser Verhältnis zu Gott (fromm), zu den anderen (gerecht) und zu den Dingen (besonnen), in Erwartung der glorreichen Wiederkunft des Herrn am Ende der Zeiten. Frohe Weihnachten !

 

 

6. Contemplando con occhi semplici il Bambinello e Sua madre ci accompagna la profonda meditazione natalizia di un abate medioevale: «Dolce Signore, Dolce Signora, poiché lui è mio Signore, mia misericordia,  questa mia Signora è la porta della misericordia. Ci conduca la Madre al Figlio, il Figlio al Padre, la sposa allo sposo, poiché è Dio benedetto nei secoli» (Dom Nicola di Chiaravalle, sec XII). Buon Natale!

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