Omelia nella solennità del Corpus Domini (Venezia, 10 giugno 2007)
10-06-2007

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO EVANGELISTA

SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI
Gen 14, 18-20; Sal 109; 1Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17

Venezia, 10 giugno 2007

OMELIA S.E.R. ANGELO CARD. SCOLA, PATRIARCA DI VENEZIA

1. «Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli» (Vangelo). Giunta al suo apice la narrazione del Vangelo che abbiamo appena sentito proclamare diviene trasparente. San Luca, per descrivere il miracolo della moltiplicazione dei pani, riprende i gesti propri del banchetto eucaristico. Rispecchiano il racconto dell’ultima cena di Gesù prima della sua passione e individuano, nello stesso tempo, l’azione (eucaristica) che noi ora stiamo compiendo.
La moltiplicazione dei pani, infatti, non è un incantesimo di Gesù; per realizzarla egli alza gli occhi verso il Padre suo, in preghiera ed in ringraziamento (eucaristia), poiché la sua prodigalità nello sfamare la folla con il pane è un segno dell’amore del Padre che dona Suo Figlio al mondo. Poi Egli benedice il pane – perché il Padre ha lasciato tutto al Figlio, anche la facoltà di distribuire la benedizione del cielo – e lo spezza. Questo gesto allude anzitutto alle Sue ossa spezzate nella passione e morte in nostro favore. Nello stesso tempo lo spezzare del pane indica che il dono del Suo corpo e del Suo sangue si moltiplica indefinitamente, per la potenza dello Spirito in tutte le celebrazioni eucaristiche. Ma Gesù resta intero ed intatto in tutte le ostie sante. Veramente nel sacramento dell’Eucaristia l’amore del Dio Uno e Trino si rende presente.

2. Il contesto dell’azione eucaristica di Gesù è ben chiarito dalla Seconda Lettura: «nella notte in cui egli venne consegnato» (tradito). In ultima analisi è il Padre che lo consegna, sulla croce, per gli uomini, e nell’Eucaristia, per la potenza dello Spirito, continua a consegnarlo a tutti noi.
«Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del signore finché egli venga» (Seconda Lettura): l’affermazione di Paolo si farà fra poco nostra preghiera corale a suggello del momento centrale della Messa: ‘Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta’. La memoria della Sua amata persona è annuncio a tutti e domanda che invoca il Suo ritorno definitivo.

3. Nel comando, che a prima vista suona come assurdo, impartito da Gesù ai suoi: «Dategli voi stessi da mangiare», Egli, in un certo senso, mette nelle nostre mani la sua stessa missione. È come se ci dicesse: se fate veramente memoria di Me potete saziare voi il bisogno dell’uomo, sia materiale che spirituale. La fame dell’uomo è davanti a noi anche oggi in tutta la sua crudezza. Fame di pane e fame di verità.
Ebbene, ogni Eucaristia, se trapassa nella nostra vita (forma eucaristica) per instaurare una condivisione di beni materiali e di beni spirituali, è un’offerta di pane e un’offerta di verità. Non è un gesto pietistico. Non configura un rapporto privato con Dio al termine del quale uno resta chiuso nel suo individualismo, come prima. L’Eucaristia è il principio di una comunione concreta, ad un tempo materiale e spirituale.
Nell’Eucaristia il tempo e lo spazio si rivelano come gli assi unificanti della storia. Nell’azione eucaristica infatti c’è il punto focale, che congiunge la linea del tempo, il passato e il futuro. Lo vediamo nei gesti di Melchisedech, il misterioso re-sacerdote di Salem (la futura Gerusalemme). Offrì pane e vino e benedisse Abram. Questi gesti prefigurano quelli di Gesù stesso nell’ultima cena, e quelli di ogni eucaristia, anche quella che stiamo celebrando questa sera.
Il sacrificio eucaristico è pure il punto di unità della comunità umana nello spazio, come ci farà dire tra poco il Prefazio: «In questo grande mistero tu, o Dio, nutri e santifichi i tuoi fedeli perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra».

4. La Solennità del Corpus Domini si collega al Giovedì Santo perché l’Adorazione eucaristica ci fa partecipare pienamente all’Istituzione eucaristica. Infatti l’adorazione esprime la natura profonda dell’amore: non afferrare per possedere, ma ricevere, accogliere mediante il dono totale, perciò fedele, di sé. Per questo, nella Deus caritas est, il Santo Padre parla della purificazione dell’eros nell’agape.
Se l’Eucaristia è, nella sua essenza, la risposta al problema della morte, l’affermazione che l’amore è più forte della morte, allora il Corpus Domini, una volta all’anno, ci fa porre al centro della vita personale e sociale la gioia per questa vittoria. Accompagniamo il Vincitore nel corteo trionfale attraverso le vie della città terrena. Questo è il senso della processione che faremo, fra poco: un’adorazione pubblica del Santissimo Sacramento, cioè una professione pubblica della nostra fede, consapevoli della portata di bene che tale gesto ha non solo per noi, ma per tutti i nostri fratelli uomini, veneziani ed ospiti. Con la processione eucaristica in Piazza San Marco, simbolo universale della nostra amata Venezia, porteremo Gesù, il Pane di vita che toglie la fame e spegne la sete materiale e spirituale, dentro il tessuto quotidiano della nostra città. Venezia, città dell’umanità, dirà così al mondo intero l’amore cosmico di Gesù Cristo. La processione è segno del nostro povero amore per Colui che ci ha amati per primo. Egli non guarda alla nostra ed altrui distrazione, né teme la contraddizione, non si ferma di fronte al male e alla sua camaleontica capacità di riprodursi in mille abbaglianti figure. Gesù limita il male da ogni parte e lo vince col Suo amore. Abbraccia ogni libertà e la chiama, con forte tenerezza, alla responsabilità di una vita personale e sociale ben spesa. Ad una vita buona.
«Tu, qui cuncta scis et vales:/ qui nos pascis hic mortales:/ tuos ibi commensales,/ coheredes et sodales/ fac sanctorum civium»: Tu che tutto sai e puoi,/ che ci nutri sulla terra,/ conduci i tuoi fratelli/alla tavola del cielo/nella gioia dei tuoi santi.
In questo splendido vespero veneziano chiediamo alla Vergine Nicopeja di saper gustare la dolce presenza di Gesù sacramentato. Amen