Omelia nella solennità del Corpus Domini (San Marco - 29 maggio 2005)
29-05-2005

Fratelli e sorelle carissimi,

1- Oggi, a Bari, con una solenne concelebrazione presieduta dal Papa, si è chiuso il Congresso eucaristico Nazionale: Venezia era presente con lo stesso Patriarca Angelo e una delegazione. Noi ci siamo raccolti questa sera per onorare il ‘Corpus Domini’ cioè ‘il Signore Gesù’, realmente presente in mezzo a noi sotto i segni sacramentali del pane e del vino.
La sera del Giovedì Santo la Chiesa ha fatto memoria della istituzione dell’Eucaristia, ‘nella notte in cui Gesù veniva tradito’: una memoria commossa, com’era commosso Gesù nel donarci il suo corpo e il suo sangue nel corso dell’ultima cena, quasi anticipando gli eventi del giorno dopo, quando morirà appeso a una croce. Quella sera la Chiesa ha unito in un’unica celebrazione la memoria dell’istituzione dell’Eucaristia, della lavanda dei piedi e del ‘mandatum’, il comando del Signore: ‘Amatevi come io vi ho amato’.
L’Eucaristia è certamente il dono più grande che Gesù ci abbia fatto; che Dio Padre, per mezzo di lui, ci abbia fatto: nell’Eucaristia il Padre ci dona Gesù, che per Lui è tutto e, con Gesù, ci dona ogni altra cosa bella e buona.
Sono consapevole della fatica che noi facciamo a piegare la nostra intelligenza di fronte a un mistero che assolutamente ci supera: ‘Mysterium fidei’ lo proclamiamo durante la Messa. Parlandone si possono usare dei termini affettivamente intensi. Di fatto però il nostro assenso si appoggia solo sulla fede: ‘perché Gesù l’ha detto e la Chiesa ce lo insegna’. Lo stesso San Tommaso d’Aquino, che si ritiene sia l’autore della liturgia del ‘Corpus Domini’, nell’inno ‘Adoro te devote’ non fa altro che ammonirci che nell’Eucaristia Gesù si nasconde (‘latet’). ‘Ad firmandum cor sincerum sola fides sufficit’: la fede soltanto placa il cuore che sinceramente cerca.

2 – Questa sera noi sostiamo contemplando il ‘mistero della fede’: l’Eucaristia, cuore della Chiesa e della sua missione di evangelizzazione.
Il Vangelo ha proclamato le parole di Gesù che annunziano il dono del suo corpo e del suo sangue e l’urgenza, per il credente, di nutrirsene per avere parte alla vita stessa di Dio (la vita eterna) e vivere in comunione con lui.
L’apostolo Paolo ha aggiunto che, nutrendoci dello stesso pane, che è il corpo di Cristo, e bevendo allo stesso calice, che è il suo sangue, noi tutti formiamo un solo corpo. In tal modo l’apostolo pone l’Eucaristia nel cuore della comunione ecclesiale, come pane che la nutre e sorgente che costantemente l’alimenta.
La prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio, ci aiuta a cogliere il valore ‘dinamico’ dell’Eucaristia. Essa non è un ‘oggetto’ prezioso da incastonare in non so quale straordinario supporto: l’Eucaristia è la stessa divina persona del Signore Gesù che rimane nella storia degli uomini e la abita, velato sotto i segni sensibili del pane e del vino; realmente e operosamente presente, per essere compagno della nostra vita, per camminare con noi e condividere le nostre gioie, le nostre fatiche e i nostri dolori. E come nel deserto il Signore ha fatto piovere dal cielo la manna per sfamare il popolo che invocava il pane e ha fatto scaturire l’acqua dalla roccia per placarne la sete, così il Risorto è presente in mezzo a noi nell’Eucaristia per sostenerci nel nostro cammino nei deserti della storia, talora molto faticosi..
In tal modo la nostra vicenda umana, con il suo carico di peccato e di sofferenza, non è abbandonata alla deriva come uno spazio ‘maledetto’, ma è una storia che Dio abita e vuole salvare mediante Gesù, il Figlio fatto uomo, che abita in mezzo a noi e cammina con noi..

3 – Certo l’Eucaristia è una grande provocazione per la nostra libertà. La risposta è la fede che diventa affettuosa riconoscenza, ringraziamento e adorazione; ed è l’amore fraterno. L’Eucaristia infatti è dono, anzi è il sacramento dell’amore supremo del Padre che ci dona il Figlio ed è sacramento dell’amore del Figlio che si offre per noi sulla croce. L’amore, per sua natura, tende a dilatarsi. E’ sintomatico che Gesù, proprio nel contesto dell’ultima cena in cui ha istituito l’Eucaristia, abbia lavato i piedi ai suoi apostoli e abbia consegnato loro il comando di far altrettanto, amandosi come lui ci ha amato.

Chi si nutre dell’Eucaristia non può non amare. La Chiesa che nasce dal Battesimo e cresce intorno all’Eucaristia, ha come sua legge costituzionale il comando del Signore. Chi condivide l?Eucaristia (il pane celeste), non può non condividere il pane terreno; non può non solidarizzare, soprattutto con chi è nel bisogno; non può rifiutare il fratello o emarginarlo perché ‘diverso’.

4 – La domenica, ‘il Giorno del Signore’, segnato dalla sua risurrezione, trae il suo valore dalla celebrazione eucaristica. In essa la Chiesa si riconosce come la comunità del Risorto, al punto da poter dire che non c’è Chiesa senza domenica. Spezzando e condividendo lo stesso pane che è il corpo di Cristo e bevendo allo stesso calice, i cristiani si riconoscono fratelli, membra dello stesso corpo che è Cristo. E per questo non possono non amarsi. L’Eucaristia è perciò il culmine della nostra vita di credenti, è la fonte della grazia che ci abilita a vivere come tali, ma è anche ‘la norma che regola’ la nostra vita secondo l’amore di Cristo.
E’ il tema intorno al quale si è svolto il Congresso Eucaristico Nazionale celebrato in questi giorni a Bari. Esso dovrebbe ‘risignificare’ nelle nostre comunità il ‘Giorno del Signore’: esso non è ‘opzionale’ nella vita cristiana, ma è ‘il battito del cuore’ della comunità cristiana credente, che ‘non può essere senza Eucaristia’.

5 – Concludendo, vorrei sottolineare il valore simbolico della nostra uscita dalla basilica di San Marco, per portare processionalmente il SS. Sacramento in piazza, alla fine della Messa. Essa esprime l’impegno di testimoniare serenamente e coraggiosamente la nostra fede nella vita di tutti i giorni e, nello stesso tempo, l’impegno a condividere la vita della nostra città e della nostra Patria, portando responsabilmente la nostra parte di peso, anche se questo ci costa; servendo il bene della comunità degli uomini, sull’esempio di Colui che, prima di darci ‘il comando’ di amarci gli uni gli altri, ce ne ha dato l’esempio, lavando i piedi ai suoi apostoli, lui che era ‘il Signore e il Maestro’.
Così e solo così la comunità cristiana, generata dal Battesimo e cresciuta nutrendosi dell’Eucaristia, diventerà segno di speranza e di festa: ‘pro mundi vita’.