Omelia nella solenne concelebrazione eucaristica in occasione della XXXI convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito (Rimini, 1° maggio 2008)
01-05-2008

XXXI CONVOCAZIONE NAZIONALE

 

dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito

 

«Rigenerati dalla Parola di Dio» (1Pt 1, 23)

 

Rimini, 1 ‘ 4 maggio 2008

 

 

Solenne Concelebrazione eucaristica

 

Rimini, 1 maggio 2008

 

Memoria di San Giuseppe lavoratore

 

Gn 1, 26-2,3;Salmo 89, 2-4.12-14.16; Mt 13, 54-58.

 

Omelia del Patriarca di Venezia, Card. Angelo Scola

 

1. «Saziaci al mattino con la tua grazia: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni» (Sal 89).

Fratelli carissimi, esultanza e gioia sono un fatto ben visibile in questa nostra azione eucaristica. Avete aderito a questa Convocazione – che si celebra all’inizio della novena della Pentecoste – proprio perché volete gustare più profondamente quella vita nuova in Cristo di cui lo Spirito vi ha fatto dono. Allora siamo qui, come Maria ed i Suoi nel Cenacolo, a pregare ed invocare lo Spirito per poter essere rigenerati dalla Parola di Dio. Questa alla fine è il Cristo eucaristico, vivo in mezzo a noi per la potenza dello Spirito. Chiediamo perciò, con forza, allo Spirito di essere rinnovati.

 

2. Nell’eterno scambio di Amore che avviene nella Trinità, il Padre dona tutto Se stesso al Figlio generandolo e il Figlio, simultaneamente, ridona completamente Se stesso al Padre. Lo Spirito, legame (nexus) tra il Padre e il Figlio e frutto della loro reciproca donazione, è la Persona-Amore, la Persona-Dono ‘ come dice Giovanni Paolo II al n. 10 di Dominum et vivificantem. è questo Spirito dell’amore tra Padre e Figlio che, comunicandosi ora a noi, in questa Santa Eucaristia, ci fa partecipare del bell’Amore trinitario. Così impariamo un poco cos’è l’amore.

 

La Prima Lettura, tratta dal Libro della Genesi, mostra che la fecondità amorosa dello Spirito Santo inizia a manifestarsi nella grande opera della creazione, a cui l’uomo, nel sesto giorno, è chiamato a collaborare con il suo lavoro. Oggi celebriamo un testimone insigne del valore del lavoro, San Giuseppe. Egli iniziò Gesù stesso all’esperienza del lavoro vissuta nell’amore alla Santa Famiglia. La fecondità dello Spirito giunge poi alla sua pienezza di amore nell’opera (lavoro) della nuova creazione realizzata da Cristo morto e risorto. In quest’opera di salvezza sta il senso di tutto il nostro amare e di tutto il nostro lavorare.

 

3. Ognuno di noi, carissimi, se è giunto fin qui, si aspetta molto dallo Spirito Santo. Lo Spirito Santo scende tra noi e prende dimora in noi come un fuoco che brucia le scorie e riporta alla lucentezza della prima origine quanto in noi uomini si è deteriorato. Questa Sua azione purificatrice si sviluppa, in noi e dentro di noi, soprattutto col Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia. Rivive con il sacramento della Penitenza e attraverso ogni atto sincero di ravvedimento e conversione. Lo Spirito non resta in superficie. Come il fuoco che rende il ferro incandescente, raggiunge le più profonde fibre del nostro essere.

Lo Spirito cura le nostre ferite e guarisce le infermità del nostro io confuso ed esposto al peccato, incapace di amare. «Lava ciò che è sordido, irrìga quanto è arido, sana ciò che sanguina; piega ciò che è rigido, scalda quanto è freddo, sostieni chi tende a sbandare» (dalla Sequenza Veni Sancte Spiritus).

Nella Chiesa Santa di Dio, Gesù Cristo, misericordia vivente, continua, attraverso il Suo Spirito, una potente opera medicinale. Come amavano dire i Santi Padri Gesù è il medico dei corpi e delle anime. Per questo nella Santa Chiesa non sono mai mancati e non mancano carismi di intercessione, di guarigione, di liberazione.

Anche mediante questi straordinari aiuti lo Spirito trasfigura l’uomo fino a dargli un’altra dignità, quasi un’altra natura. Senza privarlo della sua identità, lo rende un essere nuovo. Lo vediamo bene in San Giuseppe, nella sua paternità, frutto della sua casta nuzialità. La tradizione della Chiesa riassume nella parola santità la pienezza dei beni di cui lo Spirito di Gesù risorto ci sazia. San Giuseppe, come ogni santo, è l’uomo riuscito. La persona del santo, come la luce splendente, inonda chiunque lo avvicina. Lo ‘contagia’. È il fascino insostituibile del testimone che, come dice la parola, è il terzo che sta tra i due, è il ponte tra Cristo ed il fratello uomo. Il mondo ne ha bisogno più del pane, come vi ha ricordato il Servo di Dio Giovanni Paolo II nella speciale Udienza riservata ai vostri delegati nel marzo del 2002: «Tutte la vostre attività di evangelizzazione ‘ ha detto il Papa ‘ tendono a promuovere nel Popolo di Dio una crescita costante nella santità. È in effetti la santità la priorità di ogni tempo, e pertanto anche di questa nostra epoca» (Giovanni Paolo II, Udienza alla delegazione del RnS, 14 marzo 2002).

 

 

4. «Si manifesti ai tuoi servi la tua opera e la tua gloria ai loro figli» (Sal 89) abbiamo ancora pregato con il Salmo responsoriale. Il Rinnovamento nello Spirito è stato suscitato nella Chiesa per questo compito. Come dovete attuare questa esaltante missione?

 

«Lo Spirito Santo»- ci ha ricordato Papa Benedetto nella grande Veglia di Pentecoste in cui ha radunato a Roma tutti i movimenti – «opera corporalmente; non opera soltanto soggettivamente, ‘spiritualmente’ (‘) Il Cristo risorto è rimasto l’Incarnato ‘ è risorto colui che ha assunto la nostra carne ‘ e continua ad edificare il suo Corpo, fa di noi il suo corpo» (Benedetto XVI, Veglia di Pentecoste 2006).

 

Il Papa ci richiama con forza al fatto che l’opera dello Spirito di Cristo è ben identificabile anche oggi perché lo Spirito Santo è lo Spirito del Dio incarnato. Opera corporalmente. In Gesù Dio ha preso corpo. E la sua opera in noi si realizza proprio attraverso l’incorporazione sacramentale. È un’opera concreta, tangibile, che a partire dai sacramenti, illuminati dalla Parola di Dio, investe tutto il nostro quotidiano: gli affetti, il lavoro, il riposo. È il modo attraverso il quale la nostra libertà è chiamata a prendere parte del corpo glorioso di Cristo. Nasce e cresce in tal modo la Chiesa che i Padri chiamavano forma mundi: mondo redento. È la strada attraverso la quale ogni uomo, se non si oppone ostinatamente, è chiamato alla gloria, cioè a realizzarsi pienamente.

 

 

5. «Lo Spirito» – ha aggiunto il Santo Padre – «soffia dove vuole e la sua volontà è l’unità fatta corpo, l’unità che incontra il mondo e lo trasforma» (Benedetto XVI, Veglia di Pentecoste 2006). Grazie all’azione dello Spirito la legge della comunione, che vive nella Trinità, diventa accessibile agli uomini. Quindi la sorgente perenne della pluriforme unità della Chiesa si trova nel eterno che il Figlio dice al Padre nello Spirito Santo. Di questo eterno noi cristiani dobbiamo essere la eco.

Il vostro movimento continua a dar speranza a tanta gente delusa dallo spirito del mondo. Sempre più attento ad una formazione compiuta, richiama a tutti i cristiani che la Chiesa è perennemente in ‘stato di Pentecoste‘. Infatti Gesù – il Crocifisso glorificato che vive e regna alla destra del Padre – non cessa mai di mandare il Suo Spirito a radunare in un unico, vitale Cenacolo quanti si aprono al Suo Vangelo e aderiscono a Lui. Non cessate di testimoniare a chi non ha gli occhi illuminati dalla fede che la Chiesa nella sua realtà profonda (così come Dio la percepisce) si mantiene sempre giovane e feconda. «La Chiesa è viva ed è giovane» (Benedetto XVI, Omelia d’inizio pontificato).

«Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità» (Mt 13, 58). La vostra fede intensa procuri, anche ai cristiani di oggi, la grazia medicinale del miracolo. Per questo dovete sempre cercare l’abbraccio paterno dei Pastori. Al servizio della comunione ecclesiale, che è riverbero della Vita trinitaria, il Signore Gesù ha voluto nella Sua Chiesa il ministero di Pietro e del Collegio apostolico. Per singolare dono dello Spirito, attraverso il sacramento dell’Ordine, i Vescovi in comunione con il Papa sono la garanzia dell’unità della Chiesa. Nel distribuire generosamente i Suoi doni e carismi tra i fedeli lo Spirito li conferma attraverso la loro obbediente unità con i pastori.

 

6. «Nel nostro tempo avido di speranza fate conoscere ed amare lo Spirito Santo». Questo compito affidava Giovanni Paolo II alla Delegazione del Rinnovamento nello Spirito, nell’Udienza del 14 marzo 2002). Quale maggior conforto ed incoraggiamento può venire al cammino che vi attende? È l’invito che, con forza e gratitudine, questa sera la Chiesa vi ripropone.

Rigenerati dalla Parola di Dio, affidatevi alla Vergine dalle mani alzate, perché vi mantenga fedeli fino alla fine e implori per Voi la benedizione della Trinità. Amen.