Omelia nella S. Messa solenne nella Basilica della Madonna delle Lacrime (Siracusa, 14 dicembre 2014)
14-12-2014
S. Messa solenne nella Basilica della Madonna delle Lacrime
(Siracusa, 14 dicembre 2014)
Omelia del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia
Eccellenze, autorità religiose, civili e militari, carissimi fedeli,
il nostro grazie va innanzitutto a santa Lucia che ci dà la possibilità di vivere questo momento d’intensa fede in questa splendida Basilica che è il Santuario della Madonna delle Lacrime.
Lucia appartiene alla schiera dei martiri, ossia alle prime persone a cui la Chiesa ha riconosciuto il titolo di santi. E il giudizio della Chiesa si basa sulla loro manifesta ed esplicita testimonianza di fede, vissuta fino alla fine, fino al dono totale di sé.
Essi sono rimasti fedeli alle promesse battesimali, con le quali avevano dichiarato la loro appartenenza a Cristo; fedeli a prezzo della vita. Chiamati a scegliere tra sé e Gesù, hanno preferito Gesù. Gesù prima di tutto: questa è la scelta di Lucia e qui sta l’attualità perenne di Lucia e di tutti i martiri che non costituiscono una pagina di storia della Chiesa antica ma – come ha ricordato Papa Francesco – oggi sono tornati di drammatica attualità, più numerosi che nel passato. In non poche aree del mondo sono la realtà della Chiesa.
Lucia è uno di quei personaggi “universali”, divenuti noti anche a grande distanza dalla sua tomba e dalla sua terra d’origine, la Sicilia. Si racconta che la più antica testimonianza su Lucia sia venuta alla luce nel 1894, proprio in una catacomba siracusana, attraverso una piccola piastra di marmo (22 x 24 cm) che faceva parte di una tomba violata; si tratta della testimonianza di un cristiano che ricordava la moglie defunta e richiamava la patrona Lucia di cui era devotissimo.
Di lei abbiamo notizie sin dal IV secolo; Lucia, poi, è menzionata nella preghiera del canone romano (e siamo attorno al V/VI secolo). A partire dal VI secolo, in particolare, Lucia ha una festa liturgica propria nella città di Roma. Lucia, quindi, ha un riconoscimento non solo a Siracusa ma anche nella chiesa di Roma, madre di tutte le chiese e che – come dice san Clemente papa – presiede alle comunità universali.
Molte volte, proprio le scarse notizie storiche che accompagnano talora la vita di un martire e il suo martirio spingono i fedeli a volerne sapere di più. Nel culto dei martiri bisogna, quindi, distinguere il vero, lo storico e il documentato da ciò che non lo è. Non si deve, infatti, assumere ciò che non è storicamente fondato ma, nello stesso tempo, non si deve negare a priori un nucleo storico che può trasparire anche attraverso le devozioni.
Si dà, comunque, un modo per stabilire la verità di un martirio, seppur di fronte alla carenza di antiche testimonianze scritte. Il riferimento è l’esistenza di un culto liturgico originario; in tal caso, quella figura non può non esser considerata come storica.
Nell’antichità, infatti, il culto dei martiri è connesso in modo stretto ed esclusivo al luogo della sepoltura. E l’archeologia ci ha svelato che – per il modo in cui l’antichità considerava e trattava i luoghi di sepoltura – era, di fatto, impossibile un errore intenzionale.
Una tomba poteva essere dimenticata, poteva essere disattesa, poteva essere non più frequentata ma era molto difficile che un’epoca successiva presentasse come tomba di un martire un luogo che non era stato tale.
Sono così testimonianze fondate anche quelle che riguardano martiri dei quali non possediamo notizie attraverso scrittori contemporanei.
Questo metodo consente di determinare il fatto del martirio, il nome del martire e il giorno della sua morte poiché tutto risultava accuratamente presente nel culto liturgico. Ora – anche di fronte a scarse testimonianze – non si può rimanere dubbiosi, perché ogni cosa va compresa e inquadrata nel contesto storico descritto.
Di Lucia abbiamo una passione greca e una latina. La sua deposizione viene attestata al 13 dicembre e ricordata fin dal IV secolo mentre il suo nome – l’abbiamo già detto – è inserito nel canone romano; vi è poi la festa celebrata a Roma.
Lucia, quindi, ci viene incontro con il suo culto antichissimo ed è – come già detto – uno di quei personaggi “universali”.
Anche oggi ci raggiunge con il suo messaggio: la santità cristiana, ossia l’adesione totale a Cristo, amato più e al di sopra di tutto e prima di tutti. Santa Lucia, in quest’epoca di diffusa secolarizzazione, risulta perciò particolarmente attuale.
La vicenda di Lucia – come è noto – si lega poi a quella di sant’Agata; Lucia si reca in pellegrinaggio a Catania al sepolcro della martire Agata per chiedere la guarigione della madre e, dopo una preghiera intensa, la ottiene.
Da qui nasce un legame profondissimo con il Signore Gesù, a cui la giovane donna pensa di consacrarsi totalmente; a partire da tale decisione, Lucia compie scelte non gradite a chi la voleva sposare e, allora, viene denunciata perché “cristiana”.
Chi è, dunque, il martire? Il martire è il “testimone”. Il martire è semplicemente colui – o colei – che arriva a “consegnare” se stesso nella maniera più dirompente; nel martire, il “sì” detto nel battesimo si esprime e manifesta nel modo più radicale. Il martire, così, viene posto innanzi alla scelta più drammatica e radicale di fronte a cui ci si possa trovare: o la propria casa, i propri beni, i propri figli, la sposa, lo sposo, la propria vita o il Signore.
Nel volgere di un breve spazio di tempo, il martire è chiamato alla scelta più grande – o lui o il Signore – arrivando anche a perdere tutto ciò che, umanamente, si può essere o desiderare fino al dono della propria vita. Anche Lucia è stata posta dinanzi a questa alternativa radicale.
Dopo questa scelta, per il cristiano nulla sarà più come prima; sia che abbia scelto il Signore, sia che abbia scelto se stesso. Si tratta, infatti, di una decisione che cambia la vita. Martiri non si nasce, si diventa con la vita.
Il nostro battesimo chiede d’esser onorato a partire dall’esistenza quotidiana. Quanti “sì” detti ai nostri beni e alle nostre pur legittime aspettative sono, in realtà, dei “no” detti al Signore! E, per contro, quanti “no”, anche piccoli, detti a noi stessi sono, in realtà, dei “sì” detti al Signore!
Non dimentichiamo poi che Lucia è giovanissima, non ha ancora “gustato” la vita e già le viene chiesto di donarla avendola appena intravista. Questi martiri giovani per età hanno offerto nel loro “sì” a Cristo qualcosa di più: hanno donato la vita appena intravista e già consegnata per non venir meno al sì detto a Cristo nel loro battesimo.
Lucia è una giovane donna, ma partecipa di una sapienza singolarissima. Il martire, infatti, coglie la vita terrena che passa nella prospettiva dell’eternità e, così, comprende ogni cosa a partire da ciò che rimane. La storia e le ricchezze del mondo passano: Dio, invece, rimane.
Nel Vangelo – come sappiamo – Marta rimprovera la sorella Maria perché non l’aiuta a servire. Ma Gesù le risponde che vi è una «parte migliore, che non sarà tolta». E Maria si è scelta proprio questa (cfr. Lc 10, 38-42).
Il battesimo è, semplicemente, il “sì” che unisce al Signore Gesù. Purtroppo, però, per non pochi cristiani il battesimo è solo un certificato ingiallito o, per altri, un “errore” dei genitori.
Per il cristiano, invece, è il senso pieno della vita, è il significato vero del suo essere, è la sua identità profonda. Le promesse battesimali – “rinuncio”, “prometto”, “credo” – diventano così l’identità nuova di quanti hanno scelto Cristo. Il cristiano è un “rinato” poiché chi appartiene alla comunità cristiana è, letteralmente, “nato di nuovo”, immagine che esprime bene la realtà profonda di chi risale dalle acque del fonte battesimale.
Alla luce della verità del battesimo possiamo, allora, comprendere quel dialogo che la storia – forse arricchita da successive tradizioni – ci offre nel momento del martirio di Lucia; il dialogo è tra la santa e chi si oppone con forza alla sua scelta cristiana. Solamente alla luce del battesimo si possono comprendere le parole pronunciate di fronte a chi le chiede di confessare la sua appartenenza al Signore.
Lucia sceglierà la testimonianza radicale e definitiva ed è proprio tale testimonianza – quella del realismo cristiano – che distingue e onora i martiri facendo arrossire i cristiani abili con le parole ma meno con le scelte di vita.
Concludo col bel pensiero di Papa Francesco sui santi, un pensiero che rende al meglio la testimonianza di Lucia: “I Santi ci danno un messaggio. Ci dicono: fidatevi del Signore, perché il Signore non delude! Non delude mai, è un buon amico sempre al nostro fianco. Con la loro testimonianza i Santi ci incoraggiano a non avere paura di andare controcorrente o di essere incompresi e derisi quando parliamo di Lui e del Vangelo; ci dimostrano con la loro vita che chi rimane fedele a Dio e alla sua Parola sperimenta già su questa terra il conforto del suo amore e poi il “centuplo” nell’eternità”.(Papa Francesco, Preghiera dell’Angelus, 1 novembre 2013).
Eccellenze, autorità religiose, civili e militari, carissimi fedeli, rinnoviamo il nostro affettuoso grazie a Lucia per la forza esemplare della sua testimonianza che ci fa vivere insieme questo momento di fede profondamente ecclesiale.