Omelia nella S. Messa solenne di ringraziamento per la beatificazione di Giuseppe Toniolo (Pieve di Soligo, 6 giugno 2012)
06-06-2012

Duomo S. Maria Assunta / Pieve di Soligo (Treviso), 6 giugno 2012

 

S. Messa solenne di ringraziamento per la beatificazione di Giuseppe Toniolo

 

Omelia di mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia

 

 

 

Ringrazio mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, per il cortese invito a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica di ringraziamento in onore del Beato Giuseppe Toniolo.

 

Saluto gli eccellentissimi confratelli vescovi, i sacerdoti, i consacrati, le consacrate, tutti i fedeli e, infine, le autorità presenti.

 

Il beato Giuseppe Toniolo fu sale saporoso e luce vera che splende, traducendo in tal modo il Vangelo – nel rispetto di una vera laicità – in un progetto culturale a servizio dell’uomo.

 

Dal primato della persona, dall’attenzione al bene comune perseguito attraverso i principi di solidarietà e sussidiarietà, si spiega il legame fra etica ed economia; legame fortemente promosso e difeso dal beato Giuseppe Toniolo, nato il 7 marzo 1845, in Rivale S. Andrea a Treviso. Tale legame – che per il Toniolo affonda la sua prima origine nella lettura del Vangelo – mostra, nell’attuale situazione di crisi, tutto il suo valore.

 

Il Toniolo ebbe il grande merito d’affermare questa connessione intrinseca tra etica ed economia, richiamando esplicitamente anche nei confronti dell’ambito economico ciò che vale per ogni ambito dell’agire umano, perché tutto quello che concerne le scelte dell’uomo – senza esclusione – ha a che fare con la libera decisione, ossia con la scelta morale: l’etica.

 

In tale premessa è contenuto il cuore del pensiero sociale e l’intera vita di Giuseppe Toniolo, beatificato lo scorso 29 aprile nella Basilica Patriarcale di San Paolo fuori le mura, a Roma.

 

Come la morale cristiana non è costituita solo dall’etica naturale – anche se non ne può fare a meno – così il cristianesimo non è solo etica ma annuncio di Cristo; il Cristo salvatore, infatti, è anche il Logos creatore dal quale provengono tutte le cose. Non è quindi possibile separare l’etica sociale, che si caratterizza a partire dalla legge morale naturale, e la fede cristiana. Ed è appunto da tale connessione che si spiega come Toniolo, a partire dalla sua fede cristiana, abbia potuto pensare un’economia, una società civile, una politica come quelle per le quali si è speso – anche in solitudine – per tutta la vita, nell’ottica del bene comune. 

 

La figura del neo-beato risulta, oggi, attualissima; non sfugge, infatti, quanto il suo pensiero sociale sia, per noi, risposta valida alla difficile e perdurante situazione di crisi economica. E’ proprio tale situazione che ci domanda d’aver coraggio e di ripensare tante cose che, oggi, appunto sono di pertinenza del mondo finanziario ed economico, come anche riguardano il mercato del lavoro e, più in generale, il welfare che sempre più chiede di misurarsi, quotidianamente, con la realtà fortemente pervasiva della globalizzazione.

 

L’anno della fede – che a cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II e a vent’anni dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica – ci ricorda quanto affermava Giovanni Paolo II nella lettera di fondazione del Pontificio Consiglio per la Cultura: ‘Una fede che non diventa cultura, è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta‘ (Giovanni Paolo II, Lettera autografa di fondazione del Pontificio Consiglio della Cultura, 20 maggio 1982, AAS (74) 1982, 683-688).

 

Tale principio fu tradotto dal Toniolo in ambito socio-economico nel modo seguente: una fede che voglia essere pienamente accolta dagli uomini non può, in alcun modo, disattendere o minimizzare gli aspetti e le conseguenze sociali dell’atto di fede.

 

Col beato Giuseppe Toniolo ci troviamo innanzi a un alto pensiero e a una grande coerenza di vita; siamo di fronte a una figura di fedele laico cristiano tra le più importanti di fine Ottocento e dei primi del Novecento.

 

Egli, in realtà, ha lasciato unicamente che il Vangelo diventasse criterio ispiratore della coscienza morale circa l’impegno economico e politico. Troviamo in questo maestro del pensiero sociale cristiano il Vangelo come riferimento etico imprescindibile.

 

Ci viene, quindi, data una strada che anche oggi va percorsa senza timori.                                                                                                                                                                                                         Si tratta di rispondere alle questioni che la modernità ha posto in questi anni e che la contemporaneità sempre più porrà in quelli a venire.

 

A ben vedere, il pensiero del Beato è profondamente in sintonia con quello di papa Benedetto XVI il quale, nella Deus caritas est, esprime all’inizio del pontificato – siamo nel 2005 – il suo magistero sociale. Infatti, al numero 28 dell’enciclica, leggiamo: ‘Il giusto ordine della società e dello stato è compito centrale della politica. Uno stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe a una grande banda di ladri’ La giustizia è lo scopo e quindi anche la misura intrinseca di ogni politica. La politica è più che una semplice tecnica’ lo Stato si trova di fatto inevitabilmente di fronte all’interrogativo: come realizzare la giustizia qui ed ora? (Deus Caritas est, n.28).

 

Ora se tale affermazione di Benedetto XVI – che vale nell’ampio ambito della politica – la confrontiamo col tema della tesi in economia discussa dal Toniolo, il 21 giugno 1867, si coglie facilmente la profonda sintonia tra le due posizioni. La tesi del Toniolo, infatti, ha per titolo: ‘Dell’elemento etico quale fattore intrinseco dell’economia’.

 

Non ancora trentaquattrenne è già professore incaricato a Pisa, una sede universitaria particolarmente difficile per chi non faceva mistero delle sue convinzioni cattoliche; tre anni dopo lo troviamo professore ordinario. L’insegnamento è, per lui, scelta di vita, anzi, di vita cristiana.

 

L’impegno accademico nella ricerca, nella docenza e nello scambio con i colleghi sarà esito di interesse scientifico ma, anche, di progressiva maturazione spirituale.

 

D’altra parte, politica ed economia hanno, fra loro, uno stretto rapporto. La politica economica è sempre frutto di scelte e decisioni non casuali ma mirate; uno degli atti politici più rilevanti per un governo, infatti, è l’approvazione della  Legge Finanziaria.

 

Pochi mesi dopo la discussione della tesi di laurea – siamo nell’autunno del 1867 – il Toniolo trascorre un periodo di riposo a Pieve di Soligo, ospite della famiglia Schiratti. Ebbe, così, modo di consolidare il legame con Maria che undici anni dopo – nel 1878 – sposerà proprio qui a Pieve di Soligo. Dal matrimonio nacquero sette figli di cui tre morirono prematuramente; egli fu sempre, allo stesso tempo, sposo esemplare e padre premuroso.

 

Dopo i già menzionati periodi d’insegnamento a Venezia, a Padova, a Modena, ancora giovanissimo, approda in quella che sarà la sua sede accademica definitiva, l’Università di Pisa.

 

I primi anni della docenza pisana coincidono, anche, con l’inizio del pontificato di Leone XIII; il magistero di questo Papa era tutto rivolto all’incontro col mondo moderno che si era allontanato dalla Chiesa.

 

Il Toniolo fu – per la sua riconosciuta competenza in ambito sociale ed economico –  fra i collaboratori più stretti del Papa nella composizione dell’enciclica Rerum novarum.

 

Nel 1906 Pio X – anche lui, come Toniolo, di origine trevigiana – lo chiamò a organizzare le file del movimento cattolico; si avvertiva, ormai, il bisogno di nuove prospettive dopo che era stato deciso di sciogliere l’Opera dei Congressi.

 

S’impegnò, quindi, per dar vita a un laicato cattolico consapevole e in grado d’esprimersi in ambito sociale a servizio della persona e del bene comune; un’opera decisiva per i successivi anni in cui i cattolici avrebbero dovuto passare dall’ambito sociale a quello politico, attraverso un progressivo coinvolgimento del laicato cattolico a partire dall’esperienza amministrativa.

 

Come prima aveva partecipato con impegno all’Opera nazionale dei Congressi – movimento cattolico in cui confluivano tutte le forze del laicato impegnato in ambito sociale – ora si adopera per dar vita e far muovere i primi passi alle nuove forme di aggregazioni laicali; si tratta dell’Unione Economica, dell’Unione Elettorale, della Gioventù Cattolica Italiana e anche dell’Unione Popolare di cui fu il primo presidente.

 

Un concetto portante nel pensiero di Toniolo lo troviamo nel termine democrazia che egli declina in tutti gli ambiti del vivere umano proprio perché non abbia a risuonare vuota parola ma, al contrario, ricca di contenuti in ogni ambito dell’umana convivenza e così possa esprimere, in modo reale, vero e concreto, la vita di una comunità che, prima d’appartenere alla politica strettamente intesa, appartiene alla società civile, realtà che precede quella politica.

 

Così – per Toniolo – la democrazia è, essenzialmente, svolgimento sociale e politico delle realtà spirituali che caratterizzano il cristianesimo. Si tratta di una realtà fondante l’intero discorso sociale cristiano, un impegno di vita che nasce dal Vangelo, dalla persona di Cristo, dall’uso della retta ragione.

 

A proposito della democrazia cristiana si deve ribadire come il Toniolo la consideri realizzazione dell’ordine etico e sociale, ispirata al cristianesimo. Egli l’intende come ordinamento giuridico e politico al quale, in realtà, appartengono tutte le classi in rapporto al loro effettivo numero. Anche la classe sociale più fragile, quindi, è riconosciuta nella dignità e rappresentata in tale ordinamento. Per ordinamento s’intende l’insieme delle leggi di una comunità civile in ordine a un fine.

 

Tale idea di democrazia cristiana – che, a scanso d’equivoci, non ha nulla in comune con l’idea di un partito politico – indica piuttosto l’impegno di vita all’interno di una comunità che trae la sua ispirazione dal Vangelo e dalla vita di Cristo.

 

Seppure con un linguaggio e un vocabolario differenti, appare lo stretto legame con l’insegnamento di Deus caritas est – al n. 28 – dove, pur riconoscendo le differenze indicate da Benedetto XVI circa la distinzione, non separazione, tra fede e politica o tra Stato e Chiesa o, ancora, tra Cesare e Dio, si esprime nel seguente modo: ‘Lo Stato si trova di fronte all’interrogativo: come realizzare la giustizia qui e ora? Ma questa domanda presuppone l’altra più radicale: che cosa è la giustizia? In questo punto politica e fede si toccano’ la fede ha la sua specifica natura d’incontro col Dio vivente’ Ma al contempo essa è una forza purificatrice per la ragione stessa’ la libera di suoi accecamenti e perciò l’aiuta ad essere meglio se stessa’ ‘ (n.28).

 

Si percepisce, così, il legame – oltre il differente contesto e linguaggio – tra il pensiero del Toniolo, dove l’economista veneto parla di impegno di vita attuato all’interno della comunità che s’ispira agli insegnamenti del Vangelo e della stessa vita di Cristo.

 

L’attualità del pensiero del Toniolo, in tal modo, non solo non viene meno ma – servatis servandis – rimane ulteriormente affermata; e già questo, pur in un mutato contesto culturale e storico, dice, ancor più la verità della posizione di uno dei massimi maestri del pensiero sociale cattolico moderno. 

 

Cito, in conclusione, uno scritto significativo del beato Giuseppe Toniolo, si tratta della lettera indirizzata al figlio Antonio in data 1 luglio 1904: ‘Non dimenticarlo mai; dentro di te e fuori di te poni a obiettivo della tua esistenza il ‘quaerite primum regunum Dei’ e fa di cercarlo e custodirlo con la pietà; e vedrai come si fa bella tutta la scena di questo mondo” (Lettera al figlio Antonio, 1 luglio 1904) .

 

La lettura integrale di questo scritto al figlio ci dà la fermezza dell’uomo, la premura tenerissima del padre e la profonda fede del cristiano che ama Dio percepito come origine, senso e  fine della vita.

 

Di fronte alla grandezza umana e cristiana del beato Giuseppe Toniolo è motivo di vera gioia e soddisfazione, per gli abitanti di Pieve di Soligo, che egli abbia espresso nelle sue ultime volontà il ‘desiderio d’essere seppellito a Pieve di Soligo, così gli umili verranno a deporre qualche Requiem sulla mia tomba‘.

 

Il beato Toniolo appare, così, uomo di scienza con gli scienziati, uomo ricco di cultura con i colti ma, allo stesso tempo, uomo semplice con i semplici; uomo che amava dare a tutti la possibilità di vivere in una società che ponesse al centro di ogni cosa la persona umana creata e salvata dal Dio amore e verità.