Omelia nella S. Messa per la festa di San Matteo apostolo, patrono della Guardia di Finanza (Venezia / S. Polo, 20 settembre 2013)
20-09-2013
S. Messa in occasione della festa di San Matteo apostolo, patrono della Guardia di Finanza (Venezia / S. Polo, 20 settembre 2013)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Il documento pontificio che dichiara san Matteo patrono della Guardia di Finanza porta la data del 10 aprile 1934 ed è firmato dal cardinale segretario di stato Eugenio Pacelli.
Fu, quindi, il papa Pio XI – Achille Ratti – ad accogliere l’istanza avanzata dal Comandante Generale della Guardia di Finanza e sostenuta dall’Ordinario Militare.
Il “Breve Pontificio” auspica che gli appartenenti al Corpo possano, sul suo esempio, unire l’esercizio fedele del dovere verso lo Stato con la fedele sequela di Cristo.
In questa nostra riflessione soffermiamoci, brevemente, su alcuni versetti della lettera ai Romani. Questo testo di Paolo è uno degli scritti più importanti del cristianesimo e, tra le lettere paoline, è quella che risulta meno legata agli eventi concreti della comunità ecclesiale a cui è indirizzata; in essa troviamo un pensiero ampio, a 360°, tanto da potersi considerare la migliore sintesi del pensiero teologico dell’Apostolo.
Nella lettera ai Romani, troviamo un passo che ci riguarda da vicino: «’ è necessario – scrive l’Apostolo – stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse’» (Rm 13,5-7).
In questi tre versetti viene sintetizzato, al meglio, il senso della festa odierna e comprendiamo come il patrocinio, accordato quasi ottant’anni fa al Corpo della Guardia di Finanza, riguardi ambiti delicati e sempre attuali, che hanno a che fare col bene comune e, infatti, si dice ”stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza”. Sì, per ragioni di coscienza, non solo per paura.
E ancora, l’apostolo Paolo precisa: ‘quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le tasse, date le tasse’.
Paolo, in ultima istanza, insegna che quanti a vario titolo sono attori nell’ambito del bene comune – riscuotendo e pagando le tasse – si trovano costantemente sotto lo sguardo di Dio, da Lui sono valutati e giudicati. Sì, essere sotto lo sguardo di Dio aiuta tutti ad essere, pacati, obiettivi, giusti, non prevaricanti, comprensivi, equi.
Il compito esercitato dagli uomini e dalle donne del Corpo della Guardia di Finanza a servizio della collettività non comporta solo lo svolgimento delle funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza – come le altre forze di polizia – ma anche i compiti e i poteri speciali ed esclusivi di polizia tributaria.
Tutto questo dice, una volta di più, quanto importante e delicate siano le mansioni che vi sono state affidate e che esercitate quotidianamente.
L’impegno di contrastare l’evasione in ogni forma è compito necessario a cui lo Stato deve provvedere; non esaurisce, però, il suo sforzo in ordine all’impegno complessivo in vista del bene comune.
La sua azione, infatti, non si riduce unicamente a quella – pur doverosa e necessaria – del contrasto, ma deve essere azione in grado di prevenire tali comportamenti; qui siamo posti di fronte ad una questione  culturale ed educativa a cui lo Stato e, prima ancora, la società civile devono provvedere per formare la coscienza dei cittadini, vera ricchezza di un popolo. Ed è proprio dalla coscienza del popolo – di tutti i cittadini – che i comportamenti prendono forma ed espressione.  
Se, infatti, i processi educativi a cui attingono i cittadini, iniziando dai nostri giovani, sono continuamente modellati a partire da una visione individualista della persona e, conseguentemente, della società e dello Stato, sarà impossibile superare reati che affliggono la convivenza civile come, appunto, quello dell’evasione fiscale in tutte le sue forme.
Certamente lo Stato deve porsi la questione di una equa pressione fiscale e di corrispondenti servizi offerti ai cittadini (welfare), ad iniziare dall’efficacia del funzionamento della macchina dello Stato nelle sue varie articolazioni.
Ora, nell’ambito più strettamente legato al diritto, se si continuerà ad ispirarsi a ordinamenti giuridici basati sulla coincidenza del diritto con i ‘desideri’ delle singole persone fatti passare come diritti, se si continuerà ad erodere l’idea della legge che, fino a un recente passato, è stata la struttura di sostegno dei nostri ordinamenti giuridici, allora sarà più difficile garantire il bene comune di una società.
Non è possibile, infatti, consegnare tutto alla sola – anche se sempre doverosa – azione di contrasto del crimine.
Ritengo utile, a tal proposito, citare quanto dice la nostra Costituzione Repubblicana all’articolo 29 in cui si dichiara il matrimonio fondamento della famiglia: ‘La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio‘ (art. 29).
La famiglia, ad esempio, è realtà non arbitraria o soggettiva che, di volta in volta, si può costruire o decostruire a piacimento, ma una realtà obiettiva, capace di garantire il futuro della società e dello Stato, attraverso il ricambio delle generazioni, proprio per i suoi caratteri obiettivi di apertura alla vita e, per la sua stabilità, di possibile e reale educazione dei figli.
Isidoro di Siviglia che è un santo attualissimo perché, anche se pochi lo sanno, è dal 2002 patrono di Internet e di chi vi lavora, insegnava già –  tra la fine del settimo e l’inizio dell’ottavo secolo – nel suo capolavoro (i venti libri delle Etymologiae)che le leggi non sono promulgate ” per nessun bene privato ma per l’utilità comune dei cittadini” (Isidoro di Siviglia, Libro delle Etimologie 21; PL 82,203).
Alla luce di tali riflessioni che auspico oggetto di approfondimento anche personale, ribadisco quanto sia fondamentale – quando è condotto secondo scienza e coscienza, per il bene della società e di tutti – il compito a voi affidato, uomini e donne del Corpo della Guardia di Finanza, a cui va il mio augurio più sincero in occasione della Festa del patrono san Matteo.