Omelia nella S. Messa per la festa della Beata Vergine delle Grazie 'Madonna dei Molini' (Dolo, 26 aprile 2013)
26-04-2013
Festa della Beata Vergine delle Grazie ‘Madonna dei Molini’
(Dolo, 26 aprile 2013)
Omelia del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia
 
Carissimi confratelli nel sacerdozio, consacrati e consacrate, fedeli laici, autorità e gentile Sindaco,
gli anniversari che richiamano date particolari o fatti che hanno plasmato la fede di una comunità sono, per quella comunità, delle pietre miliari: eventi che vanno ricordati e riproposti perché la memoria non venga meno. Tali ricorrenze e anniversari, se celebrati in modo opportuno, sono, già di per se stessi, opera di nuova evangelizzazione. Di ciò dobbiamo tener conto in quest’Anno della Fede in cui si programmano molti eventi culturali (convegni, conferenze, mostre, visite guidate); la religiosità popolare, però, non deve essere sottovaluta perché è una grande risorsa in ordine alla testimonianza della fede.
 La fede – espressa nelle feste popolari e nelle celebrazioni così care al nostro popolo e così profondamente radicate in esso – sono una ricchezza che spesso non cogliamo come opportunità pastorale. Si tratta, ovviamente, di rivestirle di una reale dimensione di fede perché i canti, le musiche, le omelie e le catechesi siano vera testimonianza di fede. Così, in questa celebrazione in onore della Beata Vergine Maria, si manifesta in modo concreto e popolare la fede della Chiesa, ‘il suo animo profondo’.
Perciò intendiamo ricordare e ringraziare il Signore per il fatto prodigioso verificatosi qui, a Dolo, duecento anni fa, il 17 aprile 1813.  Un evento che ha plasmato e accresciuto la fede della comunità di Dolo. Quanti nostri cari vecchi – padri, madri, nonni – si sono recati innanzi a questa veneranda immagine della Beata Vergine Maria delle Grazie per chiedere conforto, aiuto, grazie. Pensiamo a quanti problemi personali e familiari sono stati portati di fronte a questa, per noi, carissima immagine della Vergine; quante lacrime di dolore e di gioia sono state versate di fronte a Colei che il popolo cristiano da sempre, nella fede, percepisce come la Madre, l’Avvocata, la Soccorritrice, la Mediatrice universale delle grazie. 
In uno scritto della Curia vescovile di Padova, datato 10 aprile 1876, a firma del pro-vicario generale arc. A.M. Munari si legge: ‘Era il sabato 17 aprile del 1813 e Giovanni Candian pregava fervidamente dinanzi a Maria. Ad un tratto si sente rinvigorire, si alza leggero, non ha più bisogno del bastone, che lo sostenga, gli pare di vedere; vede anzi la statua della Madonna, risaluta la luce, il patrio fiume, il bel paese, gli amici – miracolo, egli grida, miracolo e grazia, Vergine santissima, grazie, grazie -. Accorrono mugnai, accorre la sua famiglia, un’onda di popolo si riversa sul luogo: tutti lo vedono, ci vede tutti e ilare espedito ritorna a casa per vivere a testimonianza del prodigioso avvenimento ancora due lustri, poiché morì al 7 giugno 1823 ‘. L’avallo dell’autorità ecclesiastica risulta non solo opportuno ma necessario perché attesta che i fatti – così come si sono svolti – hanno il conforto di parecchi testimoni considerati affidabili.
Come già ricordato, il titolo con cui viene invocata la Madonna – detta ‘dei Molini’ – è ‘Madonna delle Grazie’. Un titolo molto diffuso presso il popolo cristiano e che corrisponde alla vocazione e al compito che la Vergine di Nazareth ha ricevuto da Dio: essere madre e, conseguentemente, esercitare la sua funzione materna non solo verso suo Figlio – l’Unigenito del Padre – ma, anche, nei confronti di coloro ai quali è stata data come Madre, da Gesù in croce. E, in questa bella e gioiosa serata primaverile, desidero richiamare alla vostra considerazione tale aspetto che La caratterizza nell’intimo.
Prima di tutto, quindi, è opportuno ricordare come tale donna sia stata sempre presente nei momenti in cui la storia della salvezza si svolgeva o, meglio, momento dopo momento, stava realmente realizzandosi. Così, Maria di Nazareth è presente nel momento in cui – come ricorda Paolo nella lettera ai Galati – la storia della salvezza si compie nella persona di Gesù Cristo, il Salvatore (cfr. Gal 4,4). Maria non riveste un ruolo marginale o puramente devozionale; al contrario, la Vergine Madre – insieme a Gesù e sempre in subordine a Lui, come creatura – è presente nei momenti determinanti della storia della salvezza e, addirittura, è Lei che con il suo ‘sì’ li rende possibili.
A Nazareth, a Betlemme, a Gerusalemme al Tempio – la presentazione di Gesù – ma anche all’inizio della vita pubblica, fino alla croce, e poi nel Cenacolo in attesa del compimento della promessa di Gesù – il dono dello Spirito Santo -, Maria, la Madre di Gesù, è presente sempre come collaboratrice al piano della salvezza: Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice (cfr. Lumen gentium n.62). In quest’Anno della Fede tutti – pastori e fedeli – dobbiamo andare alla scuola di Maria, la prima discepola del Signore, Colei che la cugina Elisabetta definisce: ‘beata colei che ha creduto‘ (Lc. 1,45).
Ed è proprio all’interno di questa approfondita comprensione della madre del Signore che dobbiamo coglierne la funzione di mediazione materna in ordine al conseguimento delle nostre richieste di grazie rivolte a Dio. Infatti, dopo che per volere di Dio, attraverso il suo sì, Maria ci ha dato Gesù – la Grazia per eccellenza – ogni altra grazia, sempre per volere divino, transita attraverso la sua materna intercessione.
E questo, dal popolo cristiano, è stato immediatamente compreso, tanto che ovunque il popolo cristiano si è rivolto a Maria domandandone il materno intervento; così fu anche qui a Dolo per Giovanni Candian che, ripetutamente, con vera fede, era solito rivolgersi alla Madre di Dio venerata come dispensatrice di grazie e aiuti e, alla quale, tutti ricorrevano per ottenere soccorso nei travagli e sofferenze di ogni giorno.
Nell’Anno della Fede impegniamoci di più nella preghiera; la preghiera esprime e misura la nostra fede. Credere ci porta, infatti, a vivere non come se tutto dipendesse dal nostro ‘io’ e dal nostro fare ma, piuttosto, dal Signore, e quindi dal nostro battesimo come frutto, appunto, di una vita radicata nella fede e che vede in Maria il suo riferimento creaturale e il suo attuabile modello di vita.    
Questa ricorrenza mariana dice la fede del nostro popolo ed è occasione per rilanciare – anche nelle nostre famiglie – la pratica della preghiera domestica, incominciando a recitare insieme anche solo una piccola parte del rosario. In tal modo sperimenteremo – ne sono certo – una presenza e un aiuto di Maria nella nostra vita che, forse, neppure siamo capaci di immaginare.