Omelia nella S. Messa per i funerali di don Piero Lucchetta (Chiesa parrocchiale S. Giovanni Bosco - Ponte Crepaldo, 16 giugno 2014)
16-06-2014
S. Messa per i funerali di don Piero Lucchetta
(Chiesa parrocchiale S. Giovanni Bosco – Ponte Crepaldo, 16/6/ 2014)
Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia
Carissimi fedeli delle parrocchie di Ponte Crepaldo e Valcasoni,
il Patriarca e tutta la Chiesa di Venezia vi sono vicini nel triste momento della morte del vostro parroco don Piero.
Don Angelo Munaretto, vicario di zona, ha delineato al meglio – come può fare un amico – i momenti salienti della vita di don Piero.
Ricordo benissimo, come fosse oggi, il mio primo incontro con don Piero, nella basilica di San Marco; l’occasione era una celebrazione con i familiari del clero. In quella circostanza mi colpì molto il suo impegno a servizio di questo delicato ambito pastorale che tocca la vita dei presbiteri.
Desidero iniziare questo momento di riflessione con le parole che don Piero disse in occasione del suo quarantesimo anniversario di sacerdozio: ‘In tutti questi anni di sacerdozio Dio Amore è stato la mia certezza, la mia roccia; a Lui mi sono attaccato, anche quando vedevo qualche mio compagno abbandonare il sacerdozio. Gesù Crocifisso è stato il mio sostegno nei momenti di fallimento; non ho mai perso  l’entusiasmo, non ho mai avuto dubbi nella mia missione. Se ho trovato difficoltà, ho avuto anche tante gioie profonde e se ritornassi indietro rifarei la stessa strada. Anche persone che avevano opinioni diverse mi hanno aiutato a crescere e ad accettare tutti‘ (Don Piero Lucchetta, Omelia per il 40° di sacerdozio).
Un momento decisivo e importante della sua vita fu il grave incidente automobilistico, dal quale don Piero ricavò una più radicale scelta di Dio. Se sappiamo leggere gli eventi, infatti, Dio ci dà la possibilità di ricavare un bene anche da accadimenti di per sé negativi.
 In quella circostanza – come è già stato ricordato – mentre si trovava presso il santuario di Monte Berico, a Vicenza, si è totalmente affidato alla Madre del Signore e, sempre in quel periodo, ha anche iniziato a frequentare alcuni sacerdoti aderenti al movimento dei Focolari.
L’incontro con Chiara Lubich e l’adesione al movimento dei Focolari segnarono intimamente il prosieguo della sua vita. Da quel momento visse una modalità particolare di declinare l’unico Vangelo, ovvero l’unico Signore.
Possiamo dire che, alla scuola di Chiara, don Piero comprese sempre più intensamente che il primato dell’uomo non è solo ‘etico’ ma, anche, ‘vivo’ e ‘reale’ e che l’uomo è strutturalmente nato per la condivisione.
La spiritualità focolarina, infatti, sottolinea con forza che gli uomini non sono chiamati semplicemente a vivere ‘insieme’, ma piuttosto ad esistere ‘insieme’. Sì, ad esistere ‘insieme’; essi sono, in tal modo, chiamati, nel più intimo del loro essere, a condividere.
Sempre nell’omelia del quarantesimo di sacerdozio, don Piero sintetizza questo momento della sua vita con questa frase: ‘Appena prete ho conosciuto Chiara Lubich che mi ha insegnato a vivere il vangelo, ad amare tutti, perdonando chi mi ha fatto del male’‘ (Don Piero Lucchetta, Omelia per il 40° di sacerdozio).
Questo carisma sembra rivivere anche in un libro scritto da don Piero e intitolato A tu per tu con la mia gente. Desidero, qui, annotare che, secondo la prassi dei Focolari, la parola ricevuta da Chiara si caratterizzava sempre per una dimensione teologico-verticale, piuttosto che antropologico-orizzontale; la frase era tratta dal Cantico dei Cantici Mostrami il tuo volto (Ct 2,14).
Don Piero, nelle sue parrocchie, si è dedicato a risolvere anche questioni riguardanti il vivere sociale; pensiamo, ad esempio, all’educazione e alla salute.
In ambito educativo s’impegnò molto a favore della scuola parrocchiale dell’infanzia, percependo in essa un provvidenziale strumento a servizio della pastorale dell’educazione e puntando al coinvolgimento delle famiglie. In ambito di impegno sociale si adoperò perché la sua gente potesse godere di una migliore assistenza medico-sanitaria, attraverso la presenza di una farmacia.
Anche in questi contesti si nota l’impegno del prete che vuol essere immagine del Buon Pastore in mezzo al gregge che gli è affidato.
Un’ultima occasione per riflettere ci viene offerta dal Signore attraverso don Piero: il Signore, infatti, si serve di noi uomini – servi inutili – per ricordarci il Suo Vangelo. Alludo qui al tema della vigilanza: bisogna essere sempre pronti, perché il Signore può chiamarci a sé quando meno lo pensiamo.
Rileggiamo il testo di Luca che è stato scelto per questa celebrazione eucaristica con cui vogliamo accompagnare il nostro caro don Piero alla casa del Padre: ‘Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo‘ (Lc 12, 35-40).
Caro don Piero, per te, noi vogliamo chiedere al Signore, con questa Eucaristia, che tu possa già essere seduto alla tavola del tuo Signore                                       Gesù, alla mensa eterna del Regno, quel Gesù che tu in questa terra hai desiderato servire ed amare col tuo sacerdozio.
Concludo con le belle parole che tu stesso hai pronunciato, sempre in occasione del quarantesimo del tuo sacerdozio. Per noi e per te, oggi, assumono un valore particolarissimo e dicono quanto tu fossi pronto all’incontro – anche improvviso – col Signore: ‘Vorrei poter dire con S. Paolo: Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ho chiesto il dono della perseveranza’ (Don Piero Lucchetta, Omelia per il 40° di sacerdozio).