Omelia del Patriarca nella S. Messa per i funerali di don Liviano Polato (Mestre / Chiesa parrocchiale S. Maria della Pace, 28 luglio 2022)
28-07-2022

S. Messa per i funerali di don Liviano Polato

(Mestre / Chiesa parrocchiale S. Maria della Pace, 28 luglio 2022)

Omelia del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Carissimi,

esprimo la mia vicinanza e quella della Chiesa che è in Venezia a don Mauro, ai parrocchiani di S. Maria della Pace, a quanti sono “segnati” dalla morte del nostro caro don Liviano e, in modo del tutto particolare, al fratello Paolo, alla cognata Dolores, ai nipoti Lucia, Michela, Marco e Matteo.

Sono felice, pur nella circostanza dolorosa del momento, di poter celebrare di persona la messa per don Liviano. La notizia della sua morte mi ha raggiunto mentre iniziavo la visita alla parrocchia di Ol Moran in Kenya.  Ringrazio, quindi, il Signore di poter presiedere questa Eucaristia.

Per don Liviano l’Eucaristia era momento essenziale e qualificante la sua vita e quella della sua comunità. E ho saputo, tra l’altro, che il giorno precedente la sua morte don Liviano e don Mauro si erano incontrati – sarebbe stato il loro ultimo incontro – e si erano lasciati con la promessa di celebrare presto insieme una messa, come avevano fatto più volte. Don Liviano aveva detto il suo grazie a don Mauro per l’opportunità.

“Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,20): è un passo della prima lettera ai Corinzi, scelta poiché attesta la certezza che ha sempre accompagnato don Liviano nella sua vita e nel suo sacerdozio. “Cristo è risorto dai morti”, Cristo è vivo ed è il centro della vita del cristiano e della Chiesa.

Chi ha avuto occasione di parlare con lui o di incontrarlo nell’esercizio del ministero sa che don Liviano era un uomo e un sacerdote radicato profondamente in Gesù. Da qui discendeva un’altra sua caratteristica che, qui, mi piace sottolineare: aveva a cuore che le persone camminassero con il Signore Gesù, ossia che vivessero nella fede.

Tutto ciò si traduceva in un’attenzione ed una cura speciale nelle celebrazioni liturgiche, dall’Eucaristia a tutti gli altri sacramenti. Non voleva le celebrazioni “improvvisate” perché riteneva, giustamente, che ogni azione liturgica dovesse essere valorizzata per esprimere in modo pieno il suo significato: condurre realmente al Signore. È Cristo che salva nel battesimo, è Cristo che perdona nella riconciliazione, è Cristo che rende testimoni nella cresima, è Cristo che si offre con noi al Padre – per la salvezza della moltitudine – nel sacrificio eucaristico.

Don Liviano era determinato, ma misurato nel tratto, pacato e rispettoso delle persone. Amava il sacerdozio ed “essere prete” era il suo modo di vivere. Ricordo alcuni colloqui, soprattutto negli ultimi mesi per lui così difficili e che iniziarono con l’Avvento scorso. Questi ultimi otto mesi lo hanno portato a vivere il suo sacerdozio in una dimensione particolarissima, una continua offerta nella sofferenza di ogni giorno.

Il sacerdote non è tale solo quando è nel pieno delle sue forze e del servizio pastorale, esercitando uffici faticosi ma anche gratificanti. Il sacerdote è tale prima d’essere parroco o docente in Seminario o direttore di un ufficio di Curia e lo rimane anche dopo esserlo stato. Il sacerdozio ministeriale, come quello battesimale, rimane per sempre scritto nell’intimo della persona.

Ricordo che quando proposi a don Liviano di affiancargli un giovane sacerdote – don Mauro – per la conduzione pastorale della parrocchia, le prime parole, che don Liviano disse a don Mauro, furono: “Il primo servizio che noi dobbiamo rendere ai nostri parrocchiani è andare d’accordo tra di noi”.

Desidero ringraziare don Mauro perché non solo ha fatto suo, con gioia, questo impegno ma anche perché dopo, insieme ad altre persone – i familiari e gli amici – è stato fedele nel visitarlo regolarmente, tutte le volte che è stato possibile con le restrizioni causate dal Covid.

Mi piace ricordare di don Liviano la fedeltà alla recita quotidiana del Rosario e la frequente lettura del Vangelo, una lettura “credente” e non intellettuale, tanto che anche di notte – quando non riusciva a prendere sonno – rileggeva qualche pagina del Vangelo o recitava il Rosario e ne parlava, poi, con le persone con cui era in confidenza.

È stato un uomo di compagnia, anche arguto, cordiale e delicato; era paziente e pacato, qualità necessarie al prete, certo, insieme ad altre che non devono mancare.

Anche se non ha avuto confratelli come collaboratori stabili in parrocchia (se non negli ultimi anni), non era un prete “isolato” ed amava l’incontro. Pur con le note limitazioni, legate alla salute, amava molto stare insieme alle persone – lo ricordo a San Vito con un gruppo parrocchiale – e nei momenti informali sapeva sfoderare – l’ho constatato ad un pranzo con i sacerdoti di zona – simpatia e humour che si traducevano anche in qualche intelligente battuta.

Il salmo 22 – “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla” -, che abbiamo appena ascoltato, esprime bene la fiducia nell’aiuto del Signore che ha sostenuto don Liviano, soprattutto nell’ultimo tratto della sua vita, costretto all’immobilità e a ricoveri molteplici: (Il Signore)… mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (vv. 3-4). Don Liviano ha sperimentato personalmente la verità di queste parole.

E, ripensando sempre agli ultimi tempi e a conversazioni avute con lui, ho scelto il Vangelo che è stato appena proclamato: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30). Una prova davvero faticosa l’ha oppresso ma mai vinto; don Liviano ha sempre camminato col Signore, certo del suo aiuto.

Caro don Liviano, ora hai trovato ristoro e spero che tu sia, già, nella gioia piena dell’incontro con Dio e sarai contento di vederci così numerosi e riuniti, qui, nella “tua” chiesa – S. Maria della Pace – con la tua amata comunità per cui hai tanto pregato e offerto negli ultimi tempi; per questa intenzione offriamo la celebrazione eucaristica a te così cara, sicuri nella fede di rincontrarti ancora in Gesù, il Signore risorto che vince sempre la morte.